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venerdì, Maggio 3, 2024
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Imprenditore sotto scacco dei Di Lauro, ordinanza annullata per Umberto Lamonica

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Comincia a scricchiolare seriamente l’ultima inchiesta sulle estorsioni che ha portato all’arresto, qualche settimana fa, i vertici del clan Di Lauro. Dopo l’annullamento dei giorni scorsi a carico di Vincenzo Di Lauro il tribunale del Riesame di Napoli (X sezione collegio E presidente Carola) ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Umberto Lamonica, braccio destro e uomo di punta del gruppo del Rione dei fiori. La decisione del tribunale della libertà è scaturita a seguito di istanza presentata dai legali di Lamonica, gli avvocati Francesco Iovine e Simona Lai (dello studio Pecoraro), che hanno dimostrato la non sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico del loro assistito.

ESTORSIONE AD ARZANO

A Lamonica e ad altre tre persone in particolare, veniva contestata un’estorsione in concorso da 100mila euro ai danni del gestore di una sala slot ad Arzano, denaro ottenuto attraverso diverse minacce, implicite ed esplicite. Alla vittima era stato chiesto di cedere la sua sala slot che fruttava ingenti guadagni in cambio di 150mila euro e millantando la protezione dalla vendetta che il compagno della ex moglie aveva in serbo a causa di alcuni attriti.

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PIZZO DA 280MILA EURO

Quando il gestore si era rifiutato di accettare gli era stato chiesto più volte di pagare un pizzo da 280mila euro diventati 100mila durante un summit tenuto il 22 dicembre 2018 a cui presero parte per la Procura lo stesso Di Lauro, Lamonica e un mediatore. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini, l’8 gennaio 2019 versò effettivamente la somma nelle mani di un emissario del clan Di Lauro.

Sul conto di Lamonica hanno riferito diversi collaboratori di giustizia, tra cui Carlo Capasso: “Era stipendiato dal clan Di Lauro. Per quanto mi risulta ‘o squalo aveva la disponibilità, ovvero era in grado di procurare dei fucili mitragliatori del tipo AK 47. A tal riguardo ricordo che una volta mi invitò a casa sua per visionare un fucile AK 47 che lui deteneva sotterrato in una terra. lo rifiutai l’invito perché, essendo ‘o squalo residente in un paese della Provincia di Napoli, temevo che potesse attirarmi in una trappola. Oltre alle armi al clan ha fornito droga, del tipo cocaina”

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