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venerdì, Maggio 3, 2024
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La scomparsa di Michele Di Biase, il pentito. “E’ colpa dei Mazzarella, il clan Mallardo non c’entra…”

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La sua scomparsa nell’ottobre 2010 resta ancora un mistero. Chi e quando abbia ucciso Michele Di Biase, ras del clan Mallardo, è un giallo che non è stato ancora scoperto. Il suo cadavere non è stato mai ritrovato. Nell’ottobre del 2010 Michele Di Biase sparì dalla circolazione: la sua auto fu ritrovata a Napoli nel quartiere Vasto. All’interno evidenti tracce di sangue che già all’epoca fecero supporre, in ragione anche del luogo del ritrovamento (il Vasto è la roccaforte del clan Contini alleato di ferro degli stessi Mallardo) che Di Biase potesse essere rimasto vittima di lupara bianca.

Era il periodo della guerra tra la vecchia guardia del clan Mallardo e l’ala dei Palazzinari, gli Scissionisti guidati da Di Biase, padre e figlio, e Catuogno, i quali decisero di violare l’ordine del boss Ciccio Mallardo di spacciare droga a Giugliano. Ciò scatenò una guerra senza quartiere. Il primo a farne le spese fu proprio Di Biase, che fu fatto fuori all’improvviso.

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Chi sia stato, come e quando non è stato mai scoperto. Non ci sono né mandanti né autori di quello che probabilmente è un omicidio di camorra. Diverse ipotesi sono state fatte.

L’ultima emerge da un racconto fatto dal collaboratore di giustizia Filippo Caracallo (oggi defunto) nel maggio 2018. “La rottura vera e propria con questo gruppo avviene dopo la sparizione di  Di Biase Michele. In merito a tale sparizione, Cecere e Trambarulo provarono a far capire a Di Biase Aniello che della vicenda erano responsabili i Mazzarella. Infatti Cecere e Quaranta mi chièsero di fare un appuntamento con Di Biase Aniello o con Catugno Gennaro. Io andai sia dal Di Biase che dal Catuogno per dire loro questa cosa e loro mi dissero che non avevano alcuna intenzione di incontrarsi. Allora io riuscii a convincere Mele Giuseppe a fare questo appuntamento, garantendo in prima persona e prendendomi tutta la responsabilità che a lui non sarebbe successo niente. Cerqua Carmine mi disse di portare Mele Giuseppe in un piazzale nella zona del Selcione. Io andai a prendere il Mele nelle palazzine e Mele voleva portarsi una pistola ma io gli diedi la sicurezza che loro volevano solo parlare. All’appuntamento c’erano Cecere, Quaranta, Tesone Antonio e Trambarulo Gennaro. Cecere disse a Mele di riferire a Nellino e Catuogno che non erano stati loro ad uccidere Di Biase Michele. Per un paio di giorni Mele si convinse di questa cosa. Poi ci fu un appuntamento a casa della madre del Sarracino. Qui Catuogno e Di Biase Aniello mi chiesero di prendere un appuntamento con Cecere e Quaranta a condizione però che fossero loro ad andare nelle palazzine”.

“Io parlai con il Cecere il quale mi disse di capire se quelli delle palazzine avevano qualche brutta intenzione….Salimmo nell’appartamento.. Io raccolsi tutti i telefoni e li misi in una camera. Cecere cominciò a parlare della sparizione di Di Biase Michele facendogli capire che non erano stati loro ma Catuogno gli disse che lui non ci credeva ed era convinto che ad ammazzare Di Biase Michele erano stati loro, per cui gli disse che da quella sera loro avrebbero fatto un gruppo a parte ed avrebbero venduto la droga senza il placet di nessuno”. 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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