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giovedì, Maggio 2, 2024
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La Sonrisa, pioggia di disdette: sit in dei dipendenti del Castello delle Cerimonie

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Il Grand Hotel “La Sonrisa”, più noto come “Il Castello delle Cerimonie”, dalla omonima trasmissione tv, confiscato e affidato al comune di Sant’Antonio Abate, sta subendo una pioggia di disdette di prenotazioni da parte delle coppie di sposi che da qui all’estate sognavano di festeggiare nel famoso ristorante-hotel le proprie nozze.
Il danno economico è notevole, anche per i clienti che hanno fatto già partire gli inviti verso parenti e amici.

Ma oltre agli sposi promessi – che telefonano con insistenza alla reception – sono soprattutto i circa 150 dipendenti, tra fissi e stagionali, a temere per il proprio futuro anche in considerazione del consistente indotto che ruota intorno alle cerimonie principesche che organizza il “Castello”.
Dalle 8 sono riuniti nell’hotel da cui si sono mossi all’indirizzo del Comune di Sant’Antonio Abate, per chiedere che una loro delegazione venga ricevuta dalla sindaca Ilaria Abagnale alla quale intendono manifestare le proprie preoccupazioni e la richiesta di attivarsi per assicurare all’hotel la continuità lavorativa che rappresenta, per Sant’Antonio Abate, una importante fonte di reddito per circa 300 famiglie.

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Questo castello è diventata molto conosciuto al pubblico perché è stato il luogo in cui si è ambientata la serie del canale Real Time che portava lo stesso nome della location. Il programma verteva sui festeggiamenti per i matrimoni e altre ricorrenze, ovviamente destinati a meravigliare e inorridire contemporaneamente il pubblico per gli eccessi e gli allestimenti volutamente sopra le righe.

Castello delle Cerimonie: perché è arrivata la confisca?
La vicenda giudiziaria della Sonrisa inizia nel lontano 2011. All’epoca le indagini portarono gli inquirenti alla scoperta di una lunga serie di abusi edilizi che avevano avuto inizio addirittura nel 1979 sull’estesa area della proprietà di circa 40mila metri quadrati. La confisca della Corte Suprema coinvolge terreni e immobili su cui sorge la struttura ricettiva, destinati ora a diventare parte del patrimonio immobiliare del Comune di Sant’Antonio Abate e dunque gestiti dall’amministrazione municipale.

La sentenza emessa nel 2016 condannava a un anno di reclusione Agostino Polese, fratello di Tobia Antonio Polese, il cosiddetto “Boss delle Cerimonie” (deceduto proprio in quell’anno), e anche a un anno la moglie di quest’ultimo Rita Greco (deceduto causa Covid nel 2020). La Corte Suprema ha anche sancito la prescrizione dei reati contestati agli indagati. La gestione del Castello era dunque, in questi ultimi anni, passata alla figlia Imma Polese e a suo marito Matteo Giordano.

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