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sabato, Aprile 27, 2024
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Long-COVID, i postumi della malattia cambiano in base alla variante contratta: lo studio dell’OMS

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Sin dall’inizio della pandemia nel 2020 è stato chiaro che i tempi di recupero dopo aver contratto il Coronavirus erano fortemente variabili. Già quando la prima ondata iniziò a ritirarsi, infatti, non era insolito sentire di persone che, dopo essere guarite, continuavano ad accusare sintomi tipici, come anosmia e difficoltà respiratorie anche per molte settimane. E ciò in maniera del tutto indipendente dalla gravità dei sintomi accusati durante la positività al virus.

L’avvento delle varianti

Con l’avvento delle varianti, poi, la popolazione ha cominciato a sperimentare sempre più sintomi, successivamente all’esito negativo del tampone. Al punto che questa vasta e imprevedibile sintomatologia è diventata essa stessa una sindrome: la cosiddetta sindrome long-COVID. Tale sindrome, in certi casi, può considerarsi addirittura più fastidiosa della malattia stessa. Come spesso sta accadendo in queste settimane con la variante Omicron. Tale variante, infatti, si manifesta nella gran parte dei casi con sintomi lievi o del tutto assenti. Tuttavia, i ricercatori hanno osservato che molti soggetti affetti da Omicron, nelle settimane successive all’esito negativo del tampone (quindi quando il virus non era più presente nel corpo) hanno accusato sintomi riconducibili al Covid.

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I sintomi del Long-COVID

In particolare, i sintomi da long-covid, ovvero segnalati come presenti e persistenti pur a seguito della guarigione dalla fase acuta dell’infezione sono davvero numerosi e variegati, comprendendo:

  • stanchezza
  • fiato corto, dolore o senso di costrizione toracica
  • problemi di memoria o concentrazione (cd “nebbia cerebrale“)
  • insonnia, palpitazioni e vertigini
  • formicolio, dolori articolari
  • disturbi dell’umore (ansia o depressione)
  • disturbi all’apparato gastrointestinale
  • tosse, mal di gola, mal di testa, febbre, alterazioni di gusto e/o olfatto
  • alterazioni del ciclo mestruale

I sintomi possono non solo combinarsi tra loro, ma anche cambiare nel tempo e riguardare qualsiasi organo, apparato o sistema dell’organismo. Non ci sono dati certi riguardo la durata di tali sintomi, ma secondo l’OMS è raro che raggiungano i 9 mesi di persistenza. Nella maggior parte dei casi si prolungano per poche settimane.

Sintomi Long-COVID diversi in base alla variante contratta

Inoltre, alcuni studi hanno confermato la correlazione tra determinate varianti e determinati sintomi Long-COVID. Confrontando i sintomi segnalati dai pazienti infetti tra marzo e dicembre 2020 (quando era dominante il virus originale) con quelli segnalati dai pazienti infetti tra gennaio e aprile 2021 (quando l’Alfa era la variante dominante), si è scoperto un cambiamento sostanziale nel modello dei problemi neurologici e cognitivi/emotivi sperimentati nel post Covid. Quando a dominare era Alfa, la prevalenza di dolori muscolari, insonnia, nebbia cerebrale e ansia/depressione aumentava significativamente. Mentre l’anosmia (perdita dell’olfatto) e disgeusia (difficoltà a deglutire), così come i problemi di udito (comuni con il virus originale) hanno cominciato a diminuire.

 

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