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sabato, Maggio 4, 2024
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Marco Di Lauro. Per il pentito fu il mandante, assolto per la giustizia: la storia dell’omicidio del Magic World

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Fu uno dei delitti più cruenti della seconda faida. Quello di Nunzio Cangiano passato alla storia come ‘il delitto del Magic World’. Un omicidio per il quale Marco Di Lauro è stato assolto dall’accusa di esserne stato il mandante. ‘L’omicidio dei ragazzini’, ‘il delitto di Varcaturo’ sono solo alcuni dei nomi dati a quell’episodio che, a dispetto della vicenda processuale, evidenzia il ruolo apicale ricoperto da Di Lauro junior nel clan specialmente dopo la cattura di suo fratello Cosimo. A svelare i retroscena di quei momenti terribili Carlo Capasso, ex baby killer al soldo del gruppo del Terzo Mondo nonchè uno degli amici di infanzia di ‘F4’ prima di divenire collaboratore di giustizia.

«Il primo giugno del 2007 Nunzio Cangiano e un’altra persona ammazzarono Antonio Silvestri prima di passare con gli Amato-Pagano. Per questa cosa Marco Di Lauro ci convocò
sulla casa di Gennaro Vizzaccaro dicendo che Cangiano doveva essere
ammazzato. Egli diceva che questa cosa non gli andava giù perché Cangiano era
ancora un nostro affiliato quando fece l’omicidio di Silvestri, che era pure uno
dei nostri, e per questa cosa non ci dormiva la notte». Sta nelle parole di Carlo
Capasso la ricostruzione puntuale del movente dell’omicidio di Nunzio Cangiano, ammazzato il 10 agosto del 2007 mentre era al Magic World di Licola assieme alla moglie e ai figli piccoli. Capasso ha parlato più volte di quell’agguato: in
una deposizione fiume Capasso ha spiegato che i sicari, lui e Mario Buono, si mossero a bordo di una macchina, alla guida ci sarebbe stato Raffaele Musolino. “Parcheggiamo alle spalle dei Sette Palazzi, al Lotto G. Sapevamo che Cangiano doveva passare di lì, non sapevamo se con la macchina o sullo scooter perché lui si muoveva con entrambi i mezzi.
Una persona che abitava dove stava lui ci doveva avvisare del veicolo che usava: avrebbe dovuto fare due squilli se Cangiano avesse preso la macchina e uno se era in scooter.
Dopo un poco ci arrivarono due squilli e capimmo che Cangiano era sulla Fiat Multipla, si fermò al Lotto G e noi decidemmo di non ucciderlo lì, poi fece una sosta ad una pompa di benzina ma decidemmo di non ucciderlo lì perché pensavamo che il posto fosse video-sorvegliato. Poi arrivammo al Magic World, dove Cangiano e la famiglia si fermarono.
Raffaele Musolino parcheggiò l’auto nel parcheggio. Io e Buono scendemmo, e io
camminai tra la gente». Passarono accanto a donne e bambini, come nulla
fosse. “Io raggiunsi Cangiano alle spalle e gli diedi alcuni colpi dietro la testa –
concluse Capasso -. Poi arrivò Buono che sparò altri colpi con una 357. A quel
punto andammo via, salimmo sulla macchina e facemmo rientro al Rione dei
Fiori dove c’era un nostro affiliato che prese in consegna la macchina e le
armi”.

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