Drammatici momenti durante la sesta tappa del Giro d’Italia, da Potenza a Napoli, segnata da una rovinosa caduta che ha coinvolto circa trenta corridori nei pressi di Baiano (Avellino). A 69,4 chilometri dall’arrivo, la direzione gara ha deciso di neutralizzare temporaneamente la tappa per consentire i soccorsi, salvo poi riprendere la corsa in un secondo momento.
L’episodio scatenante è stata una sbandata dell’australiano Jai Hindley – vincitore della Corsa Rosa nel 2022 – su un tratto rettilineo in leggera discesa che ha dato origine a una drammatica carambola. L’asfalto, reso scivoloso da un accenno di pioggia, ha trasformato un banale errore in una reazione a catena che ha coinvolto oltre venti atleti, tra cui la maglia rosa Mads Pedersen, Adam Yates, Dani Martinez, Lorenzo Fortunato e Richard Carapaz.
Immediata la sospensione della gara: il gruppo è stato fermato per oltre mezz’ora per consentire l’intervento del personale medico e il rientro in corsa delle ambulanze. Il bilancio è stato pesante: ritiro per Hindley, prezioso gregario di Primoz Roglic, per una sospetta commozione cerebrale; fuori gara anche il tedesco Hollmann, con una possibile frattura al bacino, e il neozelandese Dion Smith.
Dopo lunghe discussioni tra i corridori – in particolare Roglic – e l’organizzazione, si è deciso di ripartire da Nola, a -55 km dal traguardo. La gara è stata neutralizzata da quel punto: nessun abbuono, né punti o distacchi in classifica, ma solo l’assegnazione della vittoria di tappa.
“Abbiamo deciso di fermare la corsa per garantire i soccorsi – ha spiegato il direttore di corsa Mauro Vegni – e vista la situazione, tra meteo incerto e numero di incidenti, abbiamo ritenuto opportuno neutralizzare completamente la tappa”. Da chi ha prestato soccorso ai corridori è emerso che, nonostante le buone condizioni del manto stradale, il tratto interessato era scivoloso come una lastra di ghiaccio. Nessuna responsabilità, dunque, da parte dell’organizzazione: le condizioni per attivare il protocollo meteo estremo non c’erano.
Una decisione difficile, ma inevitabile, che ha mostrato ancora una volta quanto delicato possa essere l’equilibrio tra sicurezza e spettacolo nelle grandi corse a tappe.
Groves vince in volata, Pedersen resta maglia rosa
A quel punto, con la corsa ormai neutralizzata e gli equilibri cristallizzati, tutti i detentori delle maglie di classifica hanno tirato i remi in barca, proseguendo in passerella fino al traguardo, che hanno raggiunto con circa dieci minuti di ritardo rispetto al gruppo di testa. Davanti, a giocarsi la tappa, è rimasto un gruppo ristretto di una cinquantina di corridori, tra velocisti e passisti, con l’eccezione della maglia rosa Mads Pedersen, che ha preferito non rischiare nulla, certo di conservare il primato.
La volata finale, caotica e di livello tecnico modesto, è stata caratterizzata da un tentativo d’allungo a 900 metri dal traguardo da parte di Wout Van Aert, ma a spuntarla è stato l’australiano Kaden Groves, che ha preceduto sul traguardo Milan Fretin, Paul Magnier e Max Kanter.
Da segnalare il declassamento di Matteo Moschetti, reo di aver chiuso un avversario contro le transenne: per lui, oltre alla retrocessione in classifica, è attesa anche una sanzione disciplinare, presumibilmente un cartellino giallo, non appena la giuria ufficializzerà il proprio verbale.