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venerdì, Marzo 29, 2024
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“Mi sono scocciato delle rapine, dobbiamo schiattare la testa alla gente”. Intercettazioni sulle nuove leve del clan Moccia

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Si erano scocciati di fare i ‘guaglioni’ con i reati minori, volevano fare il salto di qualità per avere il “paese in mano”. E per farlo dovevano sparare ed uccidere. Emerge anche questo dall’ordinanza che ha portato all’arresto del nuovo gruppo del clan Moccia. Tra gli arrestati ci sono anche giovanissimi. La carriera criminale iniziata con rapine e furti, poi la decisione di alzare il tiro. L’agguato a Giuseppe Fonzo, braccio destro di Pietro Iodice, è stato l’episodio che ha consentito alle nuove leve di dimostrare la forza criminale. Nelle intercettazioni Rosario Garzia, uno dei fermati per il tentato omicidio, “rivendica la bontà della scelta fatta nel passare dalla delinquenza comune a quella organizzata perché questa consente di avere “il paese in mano”, anche se questo significa uccidere. “Mi sono scocciato delle rapine… dobbiamo schiattare (scoppiare, ndr) la testa alla gente? Io schiatto la testa alle gente, ok?”.

Il retroscena

Prima dell’agguato a Giuseppe Fonzo andarono a sparare sotto casa del papà di Pietro Iodice, alias Pierino a Siberia. Un gesto di intimidazione per far capire al vecchio gruppo che adesso comandavano loro a Casoria e Afragola. Questo uno dei retroscena emersi dall’ordinanza che ha portato all’arresto di 19 persone del clan Moccia. Nel provvedimento si legge come lo scorso 3 dicembre 2018 a Casoria in via San Pietro venivano esplosi diversi colpi di arma da fuoco all’indirizzo di una palazzina condominiale dove viveva il padre di Pietro Iodice. La Polizia Scientifica di Napoli, intervenuto per i rilievi tecnici, repertò 5 bossoli calibro 7.65 e n°2 bossoli calibro 9×21.

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Il giorno dopo, il 4 dicembre, l’agguato a Giuseppe Fonzo, uomo legato a Iodice, nei pressi di un autolavaggio a San Pietro a Patierno. Il bersaglio dei killer si salvò per miracolo, fui attinto da vari colpi di arma da fuoco, di cui tre al femore ed uno alla nuca. Dopo l’agguato l’auto utilizzata dai sicari, una Fiat Panda (asportata in data 17.11.2018 in Afragola), di provenienza furtiva, fu data alle fiamme.

 

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