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giovedì, Marzo 28, 2024
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Scacco al clan Moccia, gli ordini dati dal carcere dal boss e dal cognato

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La piovra era capace di veicolare messaggi anche dall’interno del carcere. Emerge anche questo dalla maxi ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina dai carabinieri nei confronti di 57 indagati ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco il tutto per agevolare il clan Moccia.

Il ruolo dei Moccia e del cognato Filippo Iazzetta

L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi circa l’esistenza e l’operatività dell’organizzazione mafiosa, strutturata verticisticatnente e organizzata su diversi livelli di comando e di competenza territoriale, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta, i quali, anche in stato detentivo e sebbene i citati Angelo e Luigi si fossero da tempo trasferiti nella città di Roma, avrebbero veicolato ordini agli affiliati, a vario livello a loro subordinati, anche promuovendo all’occorrenza specifici reati fine, consumati sia dai vari sottogruppi territoriali costituenti l’ala militare dell’organizzazione, sia da imprenditori attivi nel settore del recupero degli olii esausti di origine animale/vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali.

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