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sabato, Aprile 27, 2024
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Noemi, agguato in piazza Nazionale: Antonio e Armando Del Re verso il processo

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Sono trascorsi 7 mesi da quel drammatico 3 maggio scorso. Un pomeriggio che ha tenuto tutta Napoli unita col fiato sospeso. Uno sparo tra la folla fuori ad un bar colpisce per errore la piccola Noemi. Il vero obiettivo dei due fratelli sicari, Armando e Antonio Del Re, era Salvatore Nurcaro che da tempo orbitava in ambienti riconducibili al gruppo dei Reale.. A sparare – secondo la ricostruzione investigativa – fu Armando Del Re (classe 1990).

Ora arrivano gli avvisi di chiusa inchiesta a carico dei due fratelli arrestati pochi giorni dopo i fatti di piazza Nazionale.

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“Non hanno avuto esitazione a premere il grilletto tra la folla, nel traffico pomeridiano di una giornata calda, nel mezzo di una delle piazze più caotiche di Napoli. Hanno sparato per uccidere il loro obiettivo, trasferendo nel centro cittadino la guerra che da anni insanguina Napoli est, senza badare a una mamma con i figli, al cameriere di un bar e alle tante persone incolonnate nel traffico di sempre, quello di piazza Nazionale”

Tutto scritto, nero su bianco, come riportato dal sito de Il Mattino, le conclusioni delle indagini a carico dei Del Re. 

Indagini serrate, firmate dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi e Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che sfruttano intercettazioni attivate nel corso di un’inchiesta parallela per fatti di droga, a proposito di equilibri criminali in quel di San Giovanni a Teduccio.

La vicinanza di Nurcaro al gruppo di via Comunale Ottaviano (indicata come la ‘roccaforte’ dei Reale) viene commentata più volte dal padre dello stesso, intercettazioni confluite già nella prima informativa. Il padre di Nurcaro ribadisce in una chiacchierata in famiglia che più volte ha esortato il figlio a farsi da parte

Difesi dai penalisti Claudio Davino (che assiste Armando Del Re), Antonietta Genovino e Leopoldo Perone (che difendono Antonio Del Re), ora i due presunti «mostri» di piazza Nazionale avranno modo di replicare alle accuse e di offrire la propria versione dei fatti.

Dal precedente articolo

 L’ultima informativa (del 10 giugno) sul caso che ha scosso l’Italia intera (un intero paese in apprensione per la sorte della piccola Noemi, vittima suo malgrado di quella follia) parte proprio da lì, dall’humus criminale della periferia orientale e dagli affari che Nurcaro intrattiene con “quelli di dietro la cappella”, ossia gli eredi del clan Reale del rione Pazzigno.

Legata ai Reale è proprio l’ex compagna di Nurcaro chiamata ‘infame’ dal 31enne quando questi viene portato in ospedale. Nurcaro, come confermato da altre intercettazioni, inizia a inveire contro la donna sospettando il coinvolgimento di questa nell’agguato. Non solo. Alcune ore prima la stessa si era recata ‘dietro la cappella’ per cercare di chiarire con Nurcaro la question del proprio sostentamento economico. In un’intercettazione il fratello di Nurcaro è chiaro:«E’ andata là fuori, è andata con la mamma e con un signore, a cercargli i soli. Azz alle quattro è andata dietro la cappella e alle cinque è successo il fatto».C’è però dell’altro. Oltre alle tensioni con l’ex compagna Nurcaro ha avuto discussioni anche con il figlio di Antonio Marigliano, esponente di primo piano del clan Formicola, gruppo da sempre legato ai Reale. La cimice in casa Nurcaro capta delle frasi pronunciate dal padre della vittima:«Tu ti vai a mettere con i fratelli cugini tuoi e sei andato a fermare uno a uno a San Giovanni», facendo riferimento ad un debito contratto dal figlio:«Si è pigliato questi soldi del figlio di Silano (Antonio Marigliano ndr nonchè cugino della ex compagna di Nurcaro)», al punto che Nurcaro senior comincia a sospettare anche un coinvolgimento di quest’ultimi.

Lo stesso Nurcaro in ospedale stando alle nuove intercettazioni, conferma di aver visto e riconosciuto il killer maldestro, definendolo più volte un «infame», in quanto appartenente al suo contesto familiare quello dei Reale di San Giovanni a Teduccio appunto pur senza mai fare il nome di Armando Del Re (indagato come esecutore materiale). Una convinzione, quella di Nurcaro che lo porta a dire in un passaggio:«Preferivo che a sparare fosse uno dei Mazzarella…», facendo intendere che a ‘tradirlo’ fosse stato uno dei suoi, uno legato alla sua cerchia.

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