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«Non sparare stanno i bambini», tregua finita a San Giovanni a Teduccio: così è riscoppiata la faida

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Ci risiamo. I venti di guerra hanno ripreso a soffiare a Napoli est con la ripresa della faida tra i Reale-Rinaldi e i D’Amico ‘Gennarella’ costola dei Mazzarella da oltre trent’anni in guerra con il gruppo del rione Villa. Una faida riesplosa con l’attentato, fallito, contro Francesco Rinaldi ‘Ignazio’ che partecipava con la famiglia alla processione della via Crucis del venerdì santo dinnanzi alla chiesa della Madonna di Lourdes e alla successiva vendetta degli stessi Rinaldi. Rinaldi, figlio del ras Antonio e nipote del boss Ciro ‘Mauè’ urlò contro i sicari di fermarsi:«Non sparate, stanno donne e bambini», richiesta caduta nel vuoto. Poi la successiva vendetta che ha rotto definitivamente la tregua con Ignazio che, secondo la Procura, andò a sparare con Salvatore Attanasio nel feudo dei ‘Gennarella’. I due nei giorni scorsi sono stati sottoposti a fermo convalidato poi dal gip con emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: rispondono di detenzione e porto abusivo di armi e pubblica intimidazione con armi.

La guerra riesplosa per un litigio tra giovani

L’episodio della Pasqua scorsa arrivò dopo un litigio tra giovani rampolli, motivo scatenante della ripresa delle ostilità dopo la tregua siglata negli anni scorsi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri il litigio sarebbe avvenuto tra Giuseppe Improta figlio del ras dei D’Amico Gennaro e Pasquale Rinaldi dell’omonima famiglia. Nella ricostruzione dei carabinieri e della Procura il litigio avvenne lo scorso aprile con Improta junior che avrebbe rotto il vetro della Fiat Panda di Rinaldi provocando la reazione della zia di quest’ultimo che si sarebbe recata in via Nuova Villa, dove abitano i D’Amico, chiedendo il risarcimento per il danno subito. La donna, accompagnata dalla figlia, fu aggredita dalle donne del gruppo dei ‘Gennarella’, episodio denunciato poi presso gli uffici della squadra mobile. Dopo quell’episodio vi fu la sparatoria della via Crucis e, secondo la Procura, la vendetta successiva dei Rinaldi incastrati dalle telecamere di videosorveglianza della zona.

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