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lunedì, Maggio 20, 2024
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Oreo e Trudi scaricano Chiara Ferragni: “Mai accordi di beneficenza con lei”

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Oreo dice che non c’era alcun accordo di beneficenza nella collaborazione con Chiara Ferragni. Lo fa in una lettera al Codacons la società Mondelez Italia, titolare del marchio riguardo la collaborazione del 2020. L’influencer, spiega l’AdnKronos che ha visionato la lettera, aveva pubblicizzato su Instagram una capsule collection chiamata “Capsule collection limited edition Chiara Ferragni by Oreo. “Ferragni ‘prometteva che il 100% del ricavato delle vendite di tali abiti sarebbe andato in beneficenza per iniziative contro il Coronavirus», spiega il Codacons.

La replica

Ma la società replica così: «In risposta alla vs lettera del 15/01/2024 si rende necessario evidenziare preliminarmente che l’accordo di collaborazione tra Oreo e Chiara Ferragni comportava che la Sig.ra Chiara Ferragni disegnasse un packaging in limited edition di Oreo Double, in vendita da Marzo 2020 per un breve periodo e da noi venduto alla grande distribuzione allo stesso prezzo di cessione del prodotto standard. Contemporaneamente veniva creata una capsule collection (linea di abbigliamento in edizione limitata ritraente il biscotto Oreo) a marchio Oreo by Chiara Ferragni. La capsule collection Oreo by Chiara Ferragni comprendeva una parte utilizzata come premio del concorso ‘Libera il tuo stile Oreo’ nel 2020, e come tale non oggetto di vendita, e un’altra parte dedicata, venduta direttamente dalla Sig.ra Chiara Ferragni attraverso i propri canali. La collaborazione sopra descritta non prevedeva alcun accordo di beneficenza’».

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La denuncia

Dopo il Covid, si sottolinea nel documento, Chiara Ferragni «ha deciso autonomamente, al di fuori dell’accordo commerciale in essere, di donare in beneficenza l’ammontare derivante dai proventi della vendita della parte della capsule collection nella sua disponibilità. Venuti a conoscenza della sua decisione di procedere in tal senso, anche Oreo ha deciso di effettuare una donazione allo stesso ente (Cesvi a favore dell’emergenza coronavirus)». Il Codacons ha ora chiesto alle società della Ferragni e al Ministero del lavoro – competente per le raccolte fondi – tutti i dettagli circa la donazione effettuata, per capire l’entità delle vendite della capsule collection, le somme destinate in beneficenza, la data e le modalità della donazione.

Chiara Ferragni, l’azienda della bambola Trudi scarica l’influencer: “Noi estranei a qualsiasi attività di beneficenza”

– Nel mirino degli inquirenti milanesi, che procedono per truffa aggravata, ci sono tre casi: il pandoro Balocco, le uova di Pasqua Dolci Preziosi e la bambola Trudi, tutti “firmati” dall’influencer. Com’è noto, tutto verte sulla comunicazione pubblicitaria in merito alla beneficenza. L’azienda di giocattoli che realizza la bambola, in merito, dice di essere «estranea a qualsiasi attività di beneficenza o altra iniziativa sviluppata autonomamente da Tbs Crew – Chiara Ferragni». E specifica che «il packaging e la bambola stessa non hanno mai riportato alcuna comunicazione riferente ad azioni di beneficenza o altro».

GLI ACCORDI – In una nota, la Trudi fa sapere di aver semplicemente realizzato la bambola. Accordi presi dalla precedente gestione aziendale, contattata nel 2018 dalla società Tbs Crew che fa capo all’influencer. Ma la nuova proprietà, ovvero Giochi Preziosi, titolare del marchio da luglio 2019, dichiara in proposito la propria estraneità anche «verso ogni operazione intrapresa dalla precedente gestione». A maggio 2019 fu presentata la bambola da 34 centimetri che raffigurava Chiara Ferragni. Fu presentata da quest’ultima così: «Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio, abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore». Ma, al settimanale Dipiù e poi a Zona Bianca, Ross Ellis, che di Stomp Out Bullying è ceo e fondatrice, ha detto di non aver mai ricevuto alcun contributo nè dall’influcencer, nè da Tbs Crew. Smentendo, in questo, proprio Chiara, che aveva dichiarato che «i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019».

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