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martedì, Aprile 23, 2024
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Oyervides

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Un criminale di primo piano, già inserito nelle liste dei principali ricercati, custode di segreti e pedina strategica nella lettura degli assetti mondiali del narcotraffico. Peccato che ce lo siamo dimenticato. Per tre lunghi anni. E ormai è troppo tardi.

Dal 15 maggio 2015 (quando avvenne l’arresto ordinato dalla Procura di Napoli) allo scorso 15 maggio (quando il Tribunale di Napoli ha disposto la scarcerazione per la scadenza dei termini di custodia provvisoria che nel frattempo erano pure raddoppiati), la giustizia italiana non ha ottemperato alle routinarie procedure per ottenere l’estradizione di Jaime Reynaldo Oyervides. Messicano 48enne, appartiene al sanguinario car-tello della droga dei Los Zetas ed è un referente in Sudamerica di mafia e camorra. Fino a quel 2015, i clan avevano fatto arrivare in Italia quintali di cocaina, nascosti in forni industriali trasportati a bordo delle navi.

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In base al dispositivo del Tribunale di Napoli, Oyervides ha chiuso l’esperienza in cella. Probabilmente non la rivedrà più: è sparito dalla circolazione alla faccia della Dea, l’Agenzia federale antidroga che aveva sputato l’anima per stanarlo, e della polizia italiana che nell’ambito di quell’operazione, chiamata «Monterrey» dal nome della località messicana, aveva arrestato altri 33 criminali, sequestrato stupefacente per due milioni e mezzo di euro e trovato un canale di rifornimento che dai porti di Palermo e Napoli inondava Milano, la Brianza e Bergamo.

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