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venerdì, Maggio 3, 2024
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Racket e rapina da 400mila euro, un imprenditore nel mirino del clan Di Lauro

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Due vicende si sarebbero strettamente intrecciate in un groviglio criminale dal difficile districamento. A mettere in correlazione un’estorsione e una rapina contro un imprenditore di Secondigliano, episodi accaduti a 3 anni di distanza, sono stati i magistrati della Dda nell’inchiesta che, il 17 ottobre 2023, hanno messo sott’accusa i vertici, gli affiliati e i fiancheggiatori del clan Di Lauro. 

Secondo gli investigatori un’estorsione da 20mila sarebbe stata la premessa per una rapina da 400mila euro condotta ai danni di un noto commerciante d’abbigliamento, specializzato nell’import e nell’export di capi con la Cina. Pertanto Giovanni Cortese detto ‘o Cavallaro, Diego Leone, Gennaro e Alessandro Nocera sono stati indagati per l’episodio di racket risalente al 2016.

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LA RAPINA DA 400MILA EURO

Tutto sembra partire la sera del 28 ottobre del 2019 quando un imprenditore venne rapinato nella sua casa: 8 persone entrarono in azione coperte con il passamontagna e con le alcune casacche riportanti il logo della Guardia di Finanza fingendo così una perquisizione.

Gli assalitori riuscirono a rubare 405mila euro dalla cassaforte, ma la vittima e suo fratello sarebbero riusciti a bloccare prima della fuga due rapinatori, poi arrestati dalla polizia sul posto, e in quel frangente uno dei malviventi avrebbero promesso di restituire il bottino e rivelato che Giovanni e Diego, entrambi ben conosciuti dal rapinato, avrebbero organizzato la rapina.

IL RETROSCENA DELLA RAPINA

Il giorno seguente alla prima denuncia sporta alla polizia, la vittima accennò di aver già ricevuto una richiesta estorsiva di 20mila euro da parte di Giovanni Cortese e da Diego Leone al fine di risolvere una presunta controversia nata tra il commerciante e uno spedizioniere del porto: “Salii diverse volte a casa di Giovanni Cortese, il quale insisteva affinché lavorassi per loro, credo trattasi del clan Di Lauro. Voleva sfruttare le mie capacità imprenditoriali e i miei rapporti con la Cina per fare le sigarette, ossia il contrabbando di Tle; infine con il pretesto che i miei affari andavano bene, mi chiese i soldi dello spedizioniere P., di cui ho parlato nella denuncia, e poi è passato direttamente, a partire da luglio-agosto 2016, a farmi una richiesta estorsiva. Io mi rifiutai decisamente di fare le sigarette di contrabbando per lui; ma una volta agganciatomi per il discorso dello spedizioniere non ebbi più pace“.

IL RUOLO DEI FRATELLI NOCERA

Inoltre Gennaro e Alessandro Nocera, uomini fidati del boss Vincenzo di Lauro nel campo delle aste giudiziarie, avrebbero sollecitato la richiesta estorsiva con frasi sibilline e minacciose così come raccontato dal commerciante nella denuncia: «Fu Cortese stesso a chiamarmi ed a rinfacciarmi che dovevo la somma di 22 o 23 mila euro al P.; fu un delinquente del centro di Napoli per conto del P. a rivolgersi ad un esponente della malavita di Secondigliano, ossia il Cortese. Si rivolsero anche a mio padre C., e a mio fratello G. lo, avendo ragione, non volli dare questo denaro. A questo punto il Cortese mi mandò un’ambasciata tramite i due fratelli Nocera, i quali vennero da mio fratello G. dicendogli che dovevo cacciare i soldi sennò avrei passato un guaio – e mi fecero scendere giù nell’appartamento di mio fratello; quel punto entrambi i fratelli Nocera mi dissero: “Vedi di toglierti questa situazione da mezzo, caccia questi soldi”. Non ci fu una minaccia vera. E’ ovvio che li mandava il Cavallaro».

LA PRESUNTA FINE DELL’INCUBO

Alla fine l’imprenditore, complice il clima di paura vissuto all’interno della sua famiglia, avrebbe consegnato 20mila euro in contanti a Leone: «Mio padre piangeva e salii su da me e mi disse: ‘Da’ loro questi soldi’ A questo punto mia moglie se ne voleva andare dalla paura; ed a quel punto ho ceduto, pagando forse una settimana o dieci giorni dopo, 20mila euro, in due mazzette da 5mila e cinque mazzette da 2mila euro, a mano di Diego Leone che venne da me con una Panda nera. Specifico che le mie telecamere conservano le registrazioni fino a sei mesi e dunque non sono in grado di darvi le riprese. Non mi ricordo come dissi loro che ero pronto a pagare». 

LA COMPLICITA’ 

Secondo gli inquirenti le dichiarazioni dell’imprenditore troverebbero pieno riscontro, infatti, avrebbe fatto riferimento, in un periodo precedente l’estorsione del 2016, alle strane richieste d’informazioni da parte dei fratelli Nocera sulla sua attività lavorativa in merito al fatturato e alla possibilità di poter favorire un loro ingresso nel business internazionale.

Tutto questo sarebbe stato insolito perché l’interessamento sarebbe avvenuto proprio prima che Cortese avanzasse la richiesta estorsiva. Quindi secondo i magistrati queste richieste avrebbero confermato la complicità tra Gennaro e Alessandro, Nocera, Cortese e Leone. In questo scenario emergerebbe che il clan Di Lauro, dopo gli arresti e le scarcerazioni dei boss, avrebbe avuto costantemente bisogno di liquidità per poter finanziarie gli affari leciti e illeciti.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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