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sabato, Maggio 4, 2024
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Imperiale ‘trasformava’ la cocaina in oro, scoperto il sistema del riciclaggio

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Raffaele Imperiale non è solo un narcotrafficante internazionale ma anche un imprenditore di primissimo livello, infatti, la sua organizzazione ha riciclato i soldi sporchi attraverso raffinate strategia finanziarie. In particolare i guadagni illeciti sono stati in parte trasferiti all’estero e in parte reinvestiti in attività speculative come la compravendita di oro. Tra gli arrestati c’è anche Gianmarco Cerrone che riusciva a reinvestire i milioni dello spaccio in oro: otto gli acquisti documentati di lingotti tra il 2 novembre del 2020 e il 7 dicembre. Cifre che si aggirano da un milione fino a 500mila euro per un totale di quasi 10 milioni di euro.

Dunque è stato ricostruito il sistema di movimentazione monetaria alternativa, basata sull’opera di cambisti internazionali, chiamato tecnicamente Hawala. Inoltre gli investigatori hanno quantificato l’enorme attività di compravendita di cocaina messa in piedi dal boss di Castellammare di Stabia: oltre 7 tonnellate di cui 1,3 sequestrate tra l’Italia e l’estero.

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UN CAPO ASSOLUTO: IMPERIALE

Oggi militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza e della Squadra Mobile di Napoli, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 28 persone. Sono gravemente indiziate di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e riciclaggio.

Svelata l’operatività di un sodalizio criminale, con base operativa in provincia di Napoli, e guidato Imperiale, dedito all’introduzione sul territorio nazionale e all’esportazione verso altri paesi, tra cui l’Australia, ingenti partite di cocaina.

BROKER INTERNAZIONALE

Il cosiddetto Lello e Ponte Persica ha fatto sì che la droga dal Sud America, nascosta all’interno di container, raggiungesse via mare i principali porti commerciali europei grazie ad accordi, alleanze e joint ventures intrecciate, a partire da gennaio 2017, con narco sudamericani ed europei di primissimo livello. Sia colombiani delle famigerate formazioni paramilitari conosciute come Clan del Golfo, sia olandesi di origine marocchina che nel frattempo si affermavano sulla scena tra i principali gruppi criminali nel controllo del traffico di cocaina dal Sudamerica nei porti di Rotterdam e Anversa, sia irlandesi.

Quindi giunta sulla terra ferma la cocaina veniva prelevata e trasportata su gomma da camionisti compiacenti, per essere nascosta all’interno di depositi, covi e nascondigli  dell’organizzazione dislocati tra la Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio.

IL LUOGOTENENTE BRUNO CARBONE

Già condannato in un precedente procedimento della Procura della Repubblica di Napoli mentre era in stato di latitanza a Dubai, Imperiale è stato capace nel corso degli anni successivi di conquistare un ruolo assolutamente primario come broker internazionale della droga. Un vero e proprio player mondiale che aveva in Bruno Carbone, altro broker napoletano già condannato in via definitiva, il suo principale luogotenente.

L’associazione per delinquere, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di sodali attivi in varie regioni italiane. Infatti il gruppo aveva stabili rapporti con clan camorristici della provincia di Napoli e le cosche della ‘ndrangheta. Oltre a comprare cocaina dal gruppo Imperiale, i criminali calabresi hanno fornito supporto nel recupero di enormi carichi in arrivo al porto di Gioia Tauro, grazie ad operatori portuali infedeli.

Una parte dei referenti della rete di distribuzione italiana del narcos napoletana è stata compiutamente identificata e arrestata a fine marzo 2021 durante un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Napoli e del GICO: in quell’occasione ci fu sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, di hashish e di denaro.

COMUNICAZIONI CRITTOGRAFATE

I membri dell’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie alle comunicazione crittografate come Encro-Chat e Sky-Ecc. Il sistema è stato ricostruito dalla squadra investigativa comune franco-olandese-belga in collaborazione con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust.

Queste acquisizioni sono state sottoposte ad opportuna ed approfondita verifica, risultando perfettamente congruenti ed intersecabili con le autonome investigazioni condotte nell’ambito del procedimento instaurato presso la Dda di Napoli che si è articolato in  intercettazione telefoniche ed ambientali, videoriprese e riscontri sul campo.

Queste attività hanno portato alla completa ricostruzione della cerchia di Imperiale, non solo in Italia, consentendo di identificare i soggetti che coordinavano la gestione dei soldi. Niente veniva lasciato al caso, infatti, venivano impartite disposizioni ai corrieri e gestivano i camion utilizzati per il trasporto della droga e del contante: dunque controllavano tutta la filiera logistica dell’organizzazione.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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