Avrebbero devastato l’ospedale Pellegrini dopo la morte di Ugo Russo. Non solo. Due di loro avrebbero inoltre esploso colpi di arma da fuoco contro la caserma Pastrengo. Tutto dopo la morte del 15enne, ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina. Davanti al gup Enrico Campoli è entrato nel vivo il processo con rito abbreviato contro i responsabili di quella notte di follia. Giovanni Grassso, cugino di Ugo Russo, e Vincenzo Sammarco rispondono di spari contro la caserma dei carabinieri: per loro chiesti rispettivamente nove e cinque anni. Riguardo invece la devastazione dell’ospedale sono stati chiesti 8 anni a testa per Salvatore Grasso, papa di Ivan, sua moglie Maria Pia Russo, Salvatore Mazzocchi, Gennaro Mancini, Michele Incoronato e Lucia Palumbo. Rispondono a vario titolo di reati di devastazione e saccheggio, interruzione di un servizio di pubblica necessità, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Dopo la morte di Ugo Russo la devastazione del Pellegrini
Per la devastazione del pronto soccorso dell’ospedale “Pellegrini” di Napoli, avvenuto all’alba dell’1 marzo scorso, gli agenti della squadra mobile della questura di Napoli hanno eseguito sei misure cautelari in carcere (il settimo era Mazzocchi) nei confronti di altrettanti maggiorenni e due misure della permanenza in casa per due minori. L’ospedale fu danneggiato da alcune persone che giunsero in ospedale mentre i medici stavano tentando di rianimare Ugo Russo, il 15enne ucciso dal colpo di pistola esploso da un carabiniere. Il 15enne, insieme ad un complice, aveva tentato qualche ora prima nella zona di Santa Lucia, a Napoli, una rapina ai danni del militare (libero dal servizio) che si trovava in compagnia di una ragazza. Le accuse sono (a vario titolo) di devastazione e saccheggio, interruzione di un servizio di pubblica necessità, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso.