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giovedì, Maggio 2, 2024
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L’inutile violenza di un clown emarginato, storia di un Joker banale

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Le sale cinematografiche mondiali hanno registrato il successo del film Joker di Todd Phillips. La pellicola ha goduto di un’ottima stampa e di recensioni enfatiche degli spettatori, alcuni dei quali lo hanno definito un capolavoro. La vicenda di Arthur Fleck, comico inetto che sopravvive facendo il clown, ha avuto un forte impatto pop. Le sue sinistre risate esplodono in sala nei momenti più disparati destabilizzando gli spettatori.

STORIA DI UN ANTIEROE

Contrariamente ai film degli eroi della Dc Comics, la vicenda mette al centro le gesta criminali del Joker. La perdita del lavoro, il dubbio di essere stato adottato dalla madre malata, la messa alla berlina televisiva in diretta sfociano in efferati omicidi. La discesa agli inferi dell’antieroe è spiegata in modo pedissequo allo spettatore con la regola della causa ed effetto, ammiccando anche allo spettatore medio distratto dal telefonino. Il movente di ogni crimine è svelato in pochi minuti dal contesto o dalle parole del protagonista.

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L’EMARGINAZIONE

Il Joker è immerso in un contesto brutale dal primo all’ultimo minuto del film. La crisi dei rifiuti e il dilagare della criminalità preparano le tensioni sopite di Gotham. Seppure i primi 3 omicidi commessi dal protagonista sono percepiti dalla popolazione come un necessario repulisti tra la classe dominante, Arthur non partecipa alla sommossa politica, anzi, se ne dissocia in diretta televisiva incalzato dal presentatore Murray. Il suo disfacimento psichico ha radici nell’emarginazione sociale ed è irrimediabilmente causato dall’interruzione delle cure mediche, necessarie per lenire i suoi disturbi psichici: l’isterica risata è il sintomo della malattia e la violenza cieca è il suo prodotto.

IL LEGAME TRA JOKER E BATMAN

La madre di Arthur avrebbe avuto una relazione con Thomas Wayne: la fine della storia extraconiugale sarebbe stata decisa dal miliardario per salvare le apparenze. La notizia sconvolge l’uomo che chiede spiegazione al diretto interessato, immediatamente arriva la smentita. Inoltre riferisce ad Arthur di essere stato adottato. La visita all’ospedale psichiatrico confermerebbe la tesi ma le foto della mamma firmate T.W. instillano il dubbio sull’intera veridicità della relazione. Il matricidio è la scontata chiusura del rapporto malato tra madre e figlio.

LE METAFORE

Nella letteratura il protagonista affronta una serie di peripezie utili alla sua formazione e all’ascesa sociale. All’inizio del film Arthur viene spesso inquadrato dal basso mentre sale la scala verso la strada di casa. Quando però la metamorfosi si compie la stessa viene percorsa dall’alto verso il basso in un delirante balletto. La maschera del Joker rappresenta l’altra banale metafora, infatti, diviene il suo vero volto al momento culminante della storia. Mancano i colpi di scena perché tutto ciò che lo spettatore immagina dopo pochi minuti va in scena, talvolta, il regista ricorre al fuori campo lasciando tracce evidenti nello spazio-tempo filmico.

LE CITAZIONI

Joker è chiaramente il prequel del Batman di Tim Burton del 1989 poiché l’omicidio dei genitori del piccolo Bruce Wayne congiunge le due pellicole. La nascita dell’uomo pipistrello viene ricondotta agli omicidi dei uomini violenti di affari, quindi, i delitti della metropolitana vengono introiettati dagli emarginati anelanti di un vigilante vendicatore.

Dall’altra parte la classe dominante è rappresentata iconicamente dal miliardario e aspirante sindaco Thomas Wayne. Il film di Phillips mostra il film Tempi Moderni di Charlie Chaplin, tirando in ballo The Tramp, maschera ispiratrice per i clown di tutto il mondo dall’incidere sbilenco e dalla corsa nelle scarpe enormi. Come ammesso dallo stesso regista Arthur è la riproposizione moderna del personaggio Rupert Pupkin nel film Re per una notte di Martin Scorsese.  Il comico ossessionato dal successo è interpretato da De Niro nel 1983, anche lui che vive a casa della mamma ed è pronto a tutto pur di arrivare in tv.

LA REGIA E LA FOTOGRAFIA

Todd Phillips ha condotto la regia in maniera classica, senza particolari virtuosismi né movimenti della macchina da presa. Spesso l’inquadratura si sofferma sul corpo del protagonista rivelandone i dettagli del volto mostrando una mente, ormai, prossima al disfacimento. La fotografia rivela una Gotham dalla luce naturale cupa, mentre gli ambienti interni sono illuminati empaticamente con il sentire del protagonista.

LA PROVA ATTORIALE

L’interpretazione di ‎Joaquin Phoenix è stata acclamata all’unanimità, peccato che il sinistro protagonista sia l’unico ad avere profondità psicologica. Robert De Niro interpreta Murray Franklin, presentatore ipocrita e benpensante che si oppone al delirio omicida finale. La pellicola è animata da altri personaggi che peccano di ogni sfaccettatura drammatica, funzionali alla sola vicenda filmica.

IL FINALE

Gotham City brucia nella sommossa scoppiata dopo l’omicidio di un manifestante per mano di un poliziotto che voleva arrestare Arthur in metropolitana. La morte di un uomo qualunque mascherato da pagliaccio è un atto di guerra di classe. Mentre la città è in delirio Arthur uccide con un colpo di pistola il presentatore ‘colpevole’ di averlo preso in giro in diretta nazionale.

L’omicidio a favore di telecamera lascia attoniti i presenti e manda in delirio i manifestanti. Il Joker viene liberato durante la rivolta e lì ringrazia con un balletto goffo e lento. Il film si chiude con il suo ultimo omicidio condotto in manicomio sulle note di That’s life di Frank Sinatra a testimoniare l’ineluttabile destino di un emarginato americano.

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