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mercoledì, Giugno 19, 2024
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Ristoratore nella morsa del clan, arrivano le condanne per gli XX

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Avrebbero preteso il pagamento di una tangente da 10mila euro ad un ristoratore di Volla e, successivamente, avrebbero minacciato i suoi parenti per farlo ritrattare. Questa mattina per il gruppo dei De Martino ‘XX’ e per i loro alleati di Barra e San Giovanni sono arrivate le condanne da parte del gup di Napoli per un’inchiesta sfociata in una notte di manette nel gennaio dello scorso anno. Inchiesta nata proprio dopo la coraggiosa denuncia di una delle vittima, il ristoratore Giovanni Festa del locale ‘Amore carnale’ di Volla a cui i fratelli Salvatore e Giuseppe De Martino avevano chiesto una tangente da 10mila euro. Nella denuncia il ristoratore chiarì come nel suo locale si fosse recato uno degli imputati Bartolo Zuccoia per chiedergli 10mila euro per conto degli amici di Ponticelli. L’uomo, dicendo di non possedere quella cifra si sentiva rispondere:«Ha detto fratm Brodino li devi portare e basta». Nei giorni successivi altre due persone si presentano al ristorante, Mario Noto e Giovanni Prisco chiarendo al padre di Festa che avrebbero dovuto portare i soldi a Ponticelli altrimenti sarebbero stati guai. E così Cristian Alberto e Giovanni Prisco sono stati condannati a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Condanne anche per Salvatore De Martino (indicato come il reggente degli XX), Giuseppe De Martino, Umberto Dello Iacolo, Germano Iavarone, Mario Noto, Bartolo Zuccoia: tutti hanno rimediato cinque anni di reclusione. Gli unici assolti sono stati Gianluca Di Paola e Gesualdo Sartori, entrambi difesi dall’avvocato Leopoldo Perone: per Sartori si tratta della seconda assoluzione in pochi mesi dopo quella relativa all’omicidio di Patrizio Reale (leggi qui l’articolo precedente). Sartori, indicato come un personaggio di assoluto livello del clan Mazzarella, secondo le ultime informative sarebbe stato il ‘regista’ dell’accordo nato tra i clan di Napoli est. Il ras, in seguito alla nuova assoluzione, è stato così scarcerato.

Il tentativo del ristoratore

Dopo la prima bussata del clan il ristoratore decise di rivolgersi a persone del sistema di sua conoscenza, la situazione però ben presto degenerò:«Decidevo di rivolgermi a Sartori Aldo di San Giovanni a Teduccio che conosco sin da ragazzo e so essere cugino di “Brodino”. Mi recavo a casa di Aldo e spiegavo quello che stava accadendo e la richiesta di 10 mila euro di Brodino. Alduccio mi sembrava che non sapesse nulla dell’estorsione ai miei danni, infatti mi disse che se la sarebbe vista lui e mi avrebbe fatto sapere più tardi. Alduccio mi disse che quelli di Ponticelli avevano preso una “piripicca” su di me e che tutto era partito da Prisco Giovanni, quello che poteva fare era intercedere e vedere di ridurre la pretesa a 5000 euro. Tornavo a casa di Aldo la stessa sera e questi mi disse: ‘Ho parlato con Brodino accetta 5mila euro’. Chiedevo di avere 10/15 giorni di tempo e Aldo Mi disse che avrebbero atteso. Il giorno 9 Maggio, alle ore 17:30, si presentava nel mio ristorante a Volla nuovamente Bartolo a bordo di una Fiat 500 X colore nera, con seduto al lato anteriore destro il cognato di Brodino, ragazzo che conosco ma di cui non conosco il nome, seduto dietro vi era una terza persona che ho solo intravisto e non saprei riconoscere. Bartolo mi ribadiva la pretesa di 10 mila euro e ripeteva che dovevo portare i soldi a Ponticelli immediatamente. Bartolo era determinato nella pretesa e soprattutto forte della sua appartenenza al clan De Micco ribadiva che se non avessi portato il denaro mi avrebbero fatto fare un brutta fine. A Bartolo chiedevo il motivo di tale richiesta e spiegavo che avevo concordato di pagare 5000 euro anziché I0 mila, questi prendeva tempo per tornare la sera. Lo stesso giorno era sempre Bartolo a presentarsi al mio ristorante sempre a bordo della Fiat 500 X nera (condotta da un ragazzo che conosco e se mi fosse mostrata la foto saprei riconoscere, questi rimaneva in auto) il quale in maniera arrogante e minacciosa si limitava a dirmi: «L’IMBASCIATA NON E’ ARRIVATA A PONTICELLI, QUESTO E’ L’ULTIMO GIORNO, SE DOMANI NON PORTI I SOLDI A PONTICELLI TI UCCIDIAMO». 

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Le pretese dei De Martino

Come emerge dalla lettura delle carte le pretese sarebbero poi aumentate con il diretto coinvolgimento dei De Martino tanto che il padre della vittima tentò una mediazione presso Prisco:«A fine aprile 2023 mi recavo dove abita Lena Aprea e trovavo Giovanni Prisco che di fatto è il capo del gruppo. Prisco alla presenza degli altri mi diceva testualmente “’O zio… non ti vogliamo più noi, ma quelli di Ponticelli”. Io chiedevo cosa centrasse Ponticelli con Barra e Prisco aggiungeva “noi e Ponticelli siamo una cosa sola, quelli di Ponticelli vogliono parlare con tuo figlio Giovanni”». La situazione precipita quando al locale si presentano insieme Noto, Zuccoia e Prisco come emerge dal racconto del padre di Festa che ha confermato quanto già dichiarato dal figlio:«Nei giorni successivi, il clan di Ponticelli non attendeva che mio figlio andasse da loro ma bensì erano loro ad andare al ristorante di mio figlio a Volla. La prima volta che emissari del clan di Ponticelli si presentavano da mio figlio era il 14 aprile 2023; mio figlio mi ha raccontato che si era presentato tale Bartolo che a nome del clan De Micco ed in particolare di Brodino gli imponeva di corrispondere 10 mila curo. Era di sera e Bartolo si presentava con altre due persona che rimanevano in macchina, mi ha parlato di una Fiat Bravo di colore bianco. Se non erro tra Giovedì e Venerdì successivo si presentavano a casa mia due persone, di cui una di Ponticelli. I due erano Noto Mario di Caravita (se non erro la madre è originaria di Barra ed affiliato ai GODO) unitamente a Prisco Giovanni. Io dicevo che con l’amicizia datata nel tempo era scortese chiedere l’estorsione a mio figlio ma era Prisco a rispondermi: O’ ZIO, NOI A BARRA ABBIAMO FATTO UNA SOLA COSA CON PONTICELLI, PERCHE’ GIOVANNI ABITA A BARRA SIAMO VENUTI NOI,. I SOLDI LI DEVE PORTARE A PONTICELLI, SE NON LI PORTA SONO GUIA PER GIOVANNI. Prisco quando parlava di Ponticelli faceva riferimento a Antonio Nocerino “Brodino”».

L’appuntamento con gli XX

Festa senior con coraggio ha raccontato agli investigatori di essersi recato ad un appuntamento a cui era presente anche Salvatore De Martino reggente degli XX:«Sopraggiungevano in casa Bartolo, Salvatore De Martino XX e altre due persone di San Giovanni di cui una si chiamava Gianluca. Bartolo e De Martino minacciavano di morte mio figlio Giovanni se non avesse corrisposto loro 10mila euro. Io spiegavo che mio figlio si era rivolto ad Alduccio per cercare in via bonaria una riduzione dei 10mila ma a questo punto era De Martino a dire “Alduccio in questa storia non c’entra nulla, ci ha fatto la cortesia di mettere a disposizione la casa. Giovanni deve portare 10mila euro sennò lo uccidiamo”».

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