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martedì, Marzo 19, 2024
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Scuola, primi focolai Covid nelle classi: alcuni istituti già sono passati alla Dad

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Settimana di rientro a scuola per ragazzi e docenti. Ed arrivano anche i primi casi di contagio all’interno delle strutture scolastiche.

I primi contagi

Trenta a Milano, sette nel Lodigiano, dieci in provincia di Reggio Emilia, otto in Alto Adige, tre a Cremona, una ad Ussana e così via. In pochi giorni la mappa d’Italia inizia colorarsi di piccoli puntini rossi. Certo sparpagliati ma da tenere lo stesso sotto controllo.

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Il direttore del dipartimento di sanità pubblica dell’Asl di Reggio Emilia, Emanuela Bedeschi, asserisce: “In molti casi queste sono situazioni provenienti da focolai già presenti nelle famiglie o all’esterno dell’istituto e che si manifestano poi in seguito”.

Il Ministero dell’Istruzione allora spiega meglio cosa fare tramite le sue faq ufficiali, ovvero le domande poste più di frequente.

Il protocollo da seguire per i vaccinati

Casa:

Il protocollo processuale da attuare per mandare il proprio figlio a scuola è quello di verificare se esso abbia una temperatura superiore ai 37,5°. In tal caso o con il sentore di altri sintomi influenzali bisogna restare presso i propri domiciliari. In seguito in caso di positività bisogna chiamare il proprio medico di famiglia e le autorità sanitarie.

Istituto:

Se la positività verrà invece riscontrata all’ingresso dell’istituto a livello procedurale, il Comitato Tecnico Scientifico spiega che: “in caso di sintomi indicativi di infezione acuta delle vie respiratorie di personale o studenti, occorre attivare immediatamente la specifica procedura: il soggetto interessato dovrà essere invitato a raggiungere la propria abitazione e si dovrà attivare la procedura di segnalazione e contact tracing da parte della ASL competente”. 

Protocollo per la quarantena

Per la procedura di quarantena, in caso di positività riscontrata nell’istituto, per chi ha finito il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni essa varia. I contatti stretti possono rientrare a scuola dopo un periodo di quarantena di almeno 7 giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo, a patto che il tampone molecolare o antigenico al termine dell’isolamento risulti negativo.

Qualora non fosse possibile eseguire un test molecolare o antigenico tra il settimo e il quattordicesimo giorno, si può valutare di concludere il periodo di quarantena dopo almeno 14 giorni dall’ultima esposizione al caso positivo, anche in assenza di tampone. Se invece si tratta di un contatto asintomatici a basso rischio non bisogna sottoporsi alla quarantena.

Il protocollo di quarantena da seguire per i non vaccinati

Per i non vaccinati invece: in caso di contatti asintomatici ad alto rischio possono rientrare in comunità dopo un periodo di quarantena di almeno 10 giorni dall’ultima esposizione al caso positivo, ma devono fare un test molecolare o antigenico con risultato negativo.

In assenza del test, anche in questo caso, la quarantena si chiude dopo almeno 14 giorni dall’ultima esposizione al caso, senza necessità di esame diagnostico molecolare o antigenico.

Dure parole dal sindacato Anief

Il sindacato Anief, però, afferma che: “Fino a quando non si sdoppiano le classi, il ritorno in presenza sarà insicuro e poco sostenibile in assenza del rispetto delle regole sul distanziamento. Servono test salivari periodici e domestici e una nuova politica di tracciamento dei contagi”

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