È il giorno dell’ultimo saluto a Ciro Luongo, l’ispettore capo ucciso a Melito dal figlio della compagna, Roberto Marchese, ora in carcere a Poggioreale, che gli ha inferto alcune fatali coltellate. Le esequie si tengono alla parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Giugliano. Decine i funzionari di polizia della Questura di Napoli e del Commissariato Giugliano- Villaricca, dove Luongo prestava servizio. I colleghi per omaggiarlo hanno fatto un giro con le auto e sirene spiegate fuori al commissariato di Giugliano. Grazia, la figlia di Ciro Luongo: “Verrai ricordato sempre per i tuoi valori. La tua assenza sarà fisica ma non spirituale”.
Don Vincenzo Marfisa: “È il momento del silenzio e della preghiera. Di fronte a una scena del genere, la morte, l’uomo non può fare altro che raccogliersi in un silenzio meditativo. Ciro ha servito con persone fedele lo Stato attraverso la Polizia. Ciro aveva creato una rete di relazioni personale, non solo sul lavoro. Il nostro saluto è un’arrivederci e non un Addio. Ciro ci lascia come una persona che si è impegnata con tutto sé stesso sul lavoro, un lavoro che richiede attenzione e fermezza per il bene degli altri.
Di fronte alla dipartita di Ciro, sento anche la responsabilità di annunciare gratitudine verso lo Stato, mettendo a repentaglio la propria vita per il bene pubblico, per vivere in uno Stato di libertà. Tutto ciò richiede coraggio, Ciro ha messo gli altri davanti a sé con tante azioni”.“Ciro era un servitore dello Stato, ha spesso messo a repentaglio la sua vita per il bene comune. Per questo dobbiamo dirgli grazie”.
L’omicidio, dieci giorni fa, al culmine di un litigio – pare – per un pappagallino volato via. Un giovane in manette, un uomo a cui si è detto addio troppo presto e una comunità scossa dalla brutale vicenda.
