Si parla spesso di ammodernamento delle carceri e delle condizioni di vita dei detenuti. In diversi penitenziari del mondo sono state costruite le stanze dell’affettività o “camere dell’amore” dove il detenuto può soggiornare con la sua famiglia o con la sua compagna per ore senza il controllo visivo del personale di custodia.
La situazione nel mondo
Ben 31 Stati su 47 componenti del Consiglio d’Europa hanno autorizzato con varie procedure le visite affettive dei detenuti. Tra questi ci sono Russia, Francia, Olanda, Svizzera, Finlandia, Norvegia, ed Austria. In Germania e Svezia ci sono miniappartamenti dove il detenuto è autorizzato a vivere per alcuni giorni con la famiglia. Avviene anche nella cattolicissima Spagna (in Catalogna dal 1991) che è il Paese d’Europa con il maggior numero di detenuti, circa 70.000, stipati in 77 carceri. È considerato partner colui o colei che si presenta regolarmente ai colloqui ordinari, che hanno luogo ogni fine settimana. Ne usufruiscono quasi tutti i detenuti e gli incontri sono permessi anche fra persone dello stesso sesso. In Olanda le visite avvengono in locali appositi o anche in cella. La Danimarca autorizza visite settimanali di un’ora e mezza. A riportare questi dati è un articolo dello studio Cataldi.
In Canada le visite fino a 72 ore avvengono dal 1980 in apposite roulotte esterne al carcere. In Finlandia e Norvegia c’ è un sistema di congedi coniugali. In Croazia e Albania, invece, gli istituti di pena concedono incontri non controllati della durata di quattro ore. In America, fin dagli anni ’90, in un campo di lavoro nel Mississippi ogni domenica i prigionieri hanno la possibilità di ricevere in visita una sex worker (lavoratrice del sesso). Le visite intime sono ammesse anche in India, Israele e Messico, ma la carrellata potrebbe continuare.
Love rooms: le proposte in Italia
In Italia la proposta è stata rinverdita di recente dagli Stati Generali sull’Esecuzione Penale, una supercommissione di esperti del mondo del carcere voluta dal Ministro Orlando, che ha terminato i lavori nel 2016. Per l’affettività in carcere, ha proposto l’istituto della “visita”, diversa dal “colloquio” da svolgersi senza il controllo visivo e/o auditivo del personale di sorveglianza. La “visita” dovrebbe svolgersi in “unità abitative” collocate all’interno dell’istituto, separate dalla zona detentiva, con pulizia affidata ai detenuti, e da svolgersi in un “opportuno lasso temporale”.
Il disegno di legge saltato
La pratica in Italia è stata in passato in discussione in commissione Giustizia del Senato, ma non si è mai arrivati a conclusione della procedura. espressa nel merito. Ma dal sindacato della polizia penitenziaria già parte la battaglia per frenare il provvedimento: “Non vogliamo fare i guardoni di Stato”
C’è chi si oppone
Tra i più convinti oppositori dell’introduzione degli spazi dell’amore c’era il Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria. «Ci opporremo in tutti i modi perché questo provvedimento diventi realtà, non vogliamo passare per guardoni di Stato!». «Quando per la prima volta si parlò di sex room gli stessi detenuti si dissero contrari». Per garantire un rapporto intimo, dice, «esistono i permessi premi, durante i quali è possibile vivere la propria affettività, e poi c’è anche l’aspetto della sicurezza, il detenuto si chiude lì dentro da un minimo di 12 a un massimo di 24 ore e non c’è nessuno che possa verificare cosa accada realmente tra quelle mura». Un ultimo rischio, continua Capece, «chi commette un reato si ritrova con un lavoro retribuito, con la cassa integrazione e ora anche con i sesso in carcere. Si rischia di far passare l’idea che convenga delinquere».


