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martedì, Maggio 21, 2024
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Strage delle Fontanelle, arriva la decisione della Cassazione: rivedere i termini di scadenza

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Strage delle Fontanelle, annullamento della Cassazione per tutti gli imputati coinvolti nella mattanza del circoletto al Rione Sanità. In appello lo scorso gennaio erano stati confermati gli ergastoli per Antonio Genidoni, ritenuto il capo dell’omonimo gruppo camorristico, figlio del boss defunto Pierino Esposito, alla moglie di Genidoni, Vincenza Esposito, alla madre Addolorata Spina e a Emanuele Salvatore Esposito e Alessandro Daniello.

Questa mattina la Cassazione (I sezione penale) ha proceduto all’ annullamento con rinvio per tutti gli imputati su ricorso della difesa (nel collegio difensivo gli avvocati Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Gennaro Pecoraro e Antonio Delvecchio) avverso il provvedimento del tribunale del Riesame che aveva rigettato un’istanza relativa all’inefficacia della misura per scadenza dei termini. Il Riesame in sostanza riteneva non scaduti i termini ma aggiungendo al calcolo della scadenza dei periodi relativi ad alcuni rinvii del processo.
La difesa ha contestato tale decisione ritenendo che quei periodi non potevano essere computati alla luce di consolidati principi del Supremo Collegio. Gli ermellini hanno poi accolto pienamente i ricorsi, annullando l’ordinanza e rinviando al tribunale del Riesame affinché, alla luce dei principi invocati dalla difesa, riveda i conteggi.

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La condanna era stata inflitta a coloro che gli inquirenti ritengono i mandanti e gli esecutori materiali della cosiddetta «Strage delle Fontanelle», scattata nel 2016, nel rione Sanità di Napoli, ai danni dei veritici del gruppo camorristico rivale dei Vastarella: il 22 aprile di quell’anno i killer dei «Barbudos» (così veniva soprannominato il gruppo Genidoni) fecero fuoco nel circolo Maria Santissima dell’Arco, al civico 193 di via Fontanelle.
A rimanere uccisi furono Giuseppe Vastarello e il cognato Salvatore Vigna.Rimasero feriti invece Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alfredo Ciotola, anche loro, come le due vittime, imparentati con il capoclan Patrizio Vastarella.
L’agguato scattò nell’ambito di una sanguinosa faida avviata per il controllo dell’antico quartiere partenopeo della Sanità che aveva già fatto diverse vittime, come lo stesso boss Pierino Esposito (ucciso nel novembre 2015) e suo figlio Ciro, che aveva 21 anni.

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