Il Tribunale di sorveglianza di Torino ha concesso di far scontare la restante pena ad un suo detenuto ai suoi domiciliari anziché in carcere. Sulla scelta ha influito in modo importante il sovraffollamento dell’istituto penitenziario che ha raggiunto livelli record.
La sentenza del Tribunale
La sentenza varata dal Tribunale risale al 5 agosto del 2025. Questa nuova disposizione ha permesso ad un detenuto di passare i suoi ultimi quattro anni di pena nella propria abitazione. Questa decisione abbastanza contestata è stata spiegata però dal Tribunale di sorveglianza. Il detenuto aveva richiesto questa nuova disposizione perchè era affetto da una serie di patologie, obesità, cardiopatia e ischemica, che lo avrebbero reso inadatto per vivere in un carcere. In un primo momento la richiesta era stata rifiutata perché le patologie che erano state indicate non sembravano così gravi e quindi il soggetto avrebbe potuto tranquillamente continuare la sua vita tra le mura della prigione. Poi il carcere ha riscontrato un problema molto importante: il sovraffollamento.
Una nuova strategia
Secondo la corte di sorveglianza questo stato di surplus di persone, avrebbe potuto peggiorare di molto le condizione del detenuto. Tutto ciò avrebbe poi violato l’articolo 27 della costituzione, il quale mira a tutelare l’umanità della pena. In effetti, il sovraffollamento del distretto “Lorusso e Cutugno” è arrivato ad un livello record varcando la soglia del 130%. Questa serie di fattori ha fatto sì che la proposta venisse accettata e che il detenuto scontasse la pena non più tra le mura grigie della prigione, ma tra quelle domestiche insieme ai suoi familiari.
Il sovraffollamento delle carceri, una realtà amara
Questa nuova sentenza potrebbe diventare “un prima e dopo” nella legislazione italiana. La situazione delle carceri italiane è tra le peggiori in Europa. Il tasso medio di affollamento tocca il 135%, ed arriva a picchi anche del 262%. Tra le più colpite anche Poggioreale e il carcere di Regina Coeli a Roma, con rispettivamente il 160% e il 196%. Con questi dati surreali, concedere molte più pene domiciliari potrebbe garantire un maggior ordine e soprattutto non valicare i diritti umani dei detenuti.