Otto rapine solo negli ultimi due anni e mezzo, con una refurtiva complessiva che si aggira intorno ai 70mila euro. Enorme il rischio per il personale e i clienti, che si sono ritrovati spesso con un’arma puntata contro.
Per questo, Maurizio Invigorito e la sorella si sono sentiti costretti a chiudere di notte il bar-tabaccheria di cui sono titolari da nove anni e mezzo ad Afragola.
Come riportato da “il Giornale.it”, prima il locale era aperto 24 ore su 24. Dopo l’ultima rapina però, risalente al 30 giugno scorso, i proprietari hanno deciso di chiudere dall’una di notte fino alle 4, 4:40, ossia il lasso di tempo in cui fino ad oggi si è consumato il maggior numero di rapine.
“Stavamo diventando il bancomat del territorio”, afferma Invigorito. “Non riusciamo più a sostenere, sia economicamente che moralmente, i continui soprusi e danneggiamenti. Siamo stanchi di subire rapine e della microcriminalità che si è sviluppata negli ultimi periodi nel Comune di Afragola”.
Le rapine
I colpi si sono intensificati nel 2016, quando si sono addirittura registrate quattro rapine. In due casi i titolari erano stati assaltati dopo l’uscita dal bar, con l’incasso di migliaia di euro addosso. Poi nel 2017 un’altra rapina. Nel 2018 invece, una si è verificata a gennaio, l’altra poco più di un mese fa, il 30 giugno, quando, diversamente dal solito, si presentò un rapinatore solitario che con un coltellaccio dalla lama molto grossa costrinse il cassiere a dargli l’incasso di 2.500 euro. Tutti i casi sono stati denunciati dai titolari.
Nel 2015 la rapina più violenta
Nella notte del 22 dicembre del 2015, una banda di uomini fece irruzione a mano armata nel bar. I rapinatori erano in cinque, completamente travisati. Uno impugnava addirittura una lupara. Teneva l’arma puntata contro gli ostaggi, avventori e personale del bar. I banditi, sotto la minaccia delle armi, sequestrarono i clienti che si trovavano nello spazio adiacente al bar. Una volta portati con la forza all’interno, li immobilizzarono insieme ai clienti che si trovavano già all’interno e svaligiarono il locale. Scapparono con denaro contante, sigarette e 11.500 euro di Gratta&Vinci. Si portarono via anche una slot machine. Nessuno, per fortuna, rimase ferito. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi.
“A tutte le denuncia che abbiamo sporto nessuno riscontro positivo”
I fratelli Invigorito recentemente hanno inviato anche una lettera alla questura di Napoli: “Il nostro è un grido di aiuto affinché vengano rafforzati i controlli nella zona e vengano scongiurate tragedie che ogni giorno affliggono i proprietari di attività commerciali”, hanno scritto.
Quattro sono i dipendenti che si sono licenziati negli ultimi anni, proprio per la paura di fare il turno di notte. Maurizio Invigorito ha poi continuato: “A tutte le denunce che abbiamo sporto non c’è stato nessun riscontro positivo, quindi, per non dover sopportare altri danni, ma soprattutto per tutelare lavoratori e clienti abbiamo dovuto adottare la soluzione della chiusura notturna“.
Questa scelta non ha determinato una riduzione dei posti di lavoro: “Non abbiamo licenziato i nostri operatori, gli abbiamo affidato altre mansioni da svolgere durante la chiusura”.
Ulteriori investimenti per garantire la sicurezza
Le continue rapine, poi, hanno spinto i proprietari dello Straw bar a fare ulteriori investimenti per garantirsi più sicurezza. Oltre a affidarsi a un istituto di vigilanza privata, hanno dovuto dotarsi di due sistemi di videosorveglianza, di cui l’ultimo installato è ad alta risoluzione. “Ci è costato un sacrificio economico abbastanza alto – dice Maurizio Invigorito – Ma l’abbiamo fatto anche per cercare di aiutare in fase preliminare le forze dell’ordine, affinché possano trovare una soluzione, scovare questi balordi che creano danni“.
Ma, nonostante le immagini, i rapinatori continuano ad agire indisturbati. “Abbiamo problemi con il centralino delle forze dell’ordine – inoltre rivela Invogorito – Chiamiamo ma ci viene risposto che la macchina è fuori, è una sola macchina, devono coprire più comuni. Qualche volta il centralino del 113 ha trasferito la chiamata al commissariato ma non hanno risposto. E abbiamo sempre dovuto far intervenire la nostra vigilanza privata”.