Con l’arresto di Francesco Rinaldi ‘Ignazio’ è ufficialmente riscoppiata la guerra tra i Rinaldi del rione Villa e i D’Amico ‘Gennarell’, costola dei Mazzarella (leggi qui l’articolo). Negli anni scorsi diversi sono stati i tentativi di ambo le parti di decapitare i rispettivi vertici criminali con agguati tentati o falliti. Tra i più eclatanti quello che vedeva tra le vittime ‘papabili’ Salvatore D’Amico ‘o pirata, boss dei ‘Gennarella’. L’inquietante retroscena è stato svelato da Tommaso Schisa in uno dei tanti interrogatori rilasciati ai magistrati, verbali in cui Schisa racconta dell’obiettivo di Ciro Rinaldi di annientare i propri nemici partendo appunto dai vertici e da Salvatore D’Amico:«Lo scopo di Ciro Rinaldi era quello di uccidere tutti quelli che facevano parte del clan Mazzarella. Sono andato con Michele Minichini e abbiamo incontrato Ciro Rinaldi che stava con Sergiolino e “’o pop”. Parlammo dell’omicidio De Bernardo e di ….. e Ciro Rinaldi ci disse che si doveva uccidere». Schisa poi parla di come il boss, in un successivo incontro, avesse spostato le sue ‘attenzioni’ su D’Amico: «Successivamente ho incontrato personalmente Ciro Rinaldi e ne abbiamo riparlato. Lui mi disse che aveva anche un altro progetto, cioè l’omicidio di D’Amico “il pirata”. Si doveva commettere fuori casa sua, perché lui si metteva sempre fuori alla panchina». Nel piano criminale vi sarebbe stato spazio anche per Michele Minichini ‘a tigre, esponente di punta della storica famiglia di mala di Ponticelli: «Minichini – ha ricordato Schisa – mi disse che avevano provato molte volte ma non ci erano riusciti, tanto che lui pensava che qualcuno dei Rinaldi lo avvisasse. Minichini sospettava di “Sergiolino”. Michele Minichini ci ha riprovato con Vincenza Maione, mia madre. Vincenza Maione andava a vedere se il pirata si trovava fuori sulla panchina, anche lei voleva che fosse ucciso e ha partecipato alle organizzazioni degli agguati. Sono andati a sparare più volte dal pirata. Minichini personalmente ma non so se da solo o con qualcuno».
«Lo dovevamo uccidere davanti casa», il pentito spiega il progetto di morte del boss dei ‘Gennarella’
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