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mercoledì, Maggio 22, 2024
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Un anno fa il Napoli diventava campione d’Italia, il pari di Udine regalò alla città il terzo scudetto

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“Sono le 22:37 del 4 maggio 2023, il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia leggendaria! Tutti i tifosi in campo, a festeggiare con i giocatori di Luciano Spalletti”.

Parlava così Francesco Repice, in radiocronaca per Radio Rai dalla Dacia Arena di Udine, al triplice fischio di Udinese-Napoli. La partita finirà 1-1, ma tanto bastò ai ragazzi di Spalletti per accendere la festa in tutta Napoli, per le strade della città e della sua periferia così come sugli spalti del Maradona, stracolmo di tifosi che attendevano con ansia e trepidazione di poter festeggiare, di far esplodere un bomba che da 33 anni attendeva di essere innescata.

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Un anno fa il Napoli diventava campione d’Italia, il pari di Udine scatenò la festa in città 

Esattamente un anno fa, il Napoli diventava campione d’Italia per la terza volta nella storia, coronando una stagione dominata in lungo e in largo su tutti i fronti, dall’inizio alla fine. A Napoli, tra i napoletani sparsi in Italia e nel mondo intero fu una gioia incredibile, incondizionata.

Fu la festa di una generazione cresciuta nel mito del più grande di tutti i tempi, di quel Diego Armando Maradona che ha fatto innamorare chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e vederlo, ma anche di chi non ha potuto assistere alle sue gesta perché troppo piccolo o addirittura mai nato. Fu la gioia dei più anziani, che hanno avuto la fortuna di rivivere la stessa gioia 36 e 33 anni dopo.

La città, la sua periferia, si addobbarono a festa, dai balconi pendevano le bandiere, per le strade gli striscioni bianchi e azzurri. Di qua e di là lungo, sui muri della città, iniziarono a spuntare i murales dedicati alla squadra e al suo condottiero, quel Luciano Spalletti artefice di un autentico capolavoro, capolavoro che di lì a qualche mese gli verrà riconosciuto con la chiamata della Nazionale per ricoprirne il ruolo di CT.

I dolori del passato spazzati via in un attimo dal triplice fischio dell’arbitro Abisso

Dopo il fischio finale di Udine, tutti i fallimenti, i dolori, le sconfitte arrivate a un passo dal traguardo furono cancellate, spazzate via dal tripudio festante dei tifosi che aspettavano solo questo momento per esplodere di gioia. Riversandosi per le strade come la lava incandescente di un vulcano carica di estasi e spirito di rivalsa.

Il terzo scudetto è stato un trionfo meraviglioso di una squadra meravigliosa, condotta da uno Spalletti che, via via col tempo, ha finito per innamorarsi di Napoli e della sua gente, e “rassegnandosi” all’idea di essere diventato parte di una storia indelebile, destinata ad essere raccontata negli anni a venire alle future generazioni.

Dalla cima dell’Olimpo al baratro a distanza di un anno: uno Scudetto spazzato via dalla presunzione

Ma poi succede che una persona, che di questa squadra meravigliosa ne è al capo, pecchi di hybris e finisce per mettere sé stesso davanti a tutto e tutti, facendo passare il trionfo come un suo successo personale anziché del collettivo. Spalletti andrà via accasandosi a Coverciano, il Ds Giuntoli ne seguirà le orme per raggiungere, invece, gli uffici della Continassa: diventerà il direttore sportivo della Juventus.

E così quella persona si convince che quella squadra sia diventata invincibile, imbattibile e che chiunque possa allenarla, chunque possa giocarci. Arriveranno quindi, in ordine di tempo, Rudi Garcia, Walter Mazzarri (2.0) e Francesco Calzona. Col primo la preparazione atletica non sarà all’altezza della squadra campione in carica, coadiuvata da un mercato non all’altezza della squadra campione in carica (il Ds Meluso arriverà agli sgoccioli della finestra di mercato estiva, gli si possono imputare ben poche colpe). Verrà esonerato, ma i suoi successori non riusciranno ad invertire la rotta, anzi ne incentiveranno il naufragio.

Ora è tempo di ricostruire e ripartire

E quando succede che al capo c’è una sola persona, il presidente, dal quale devono passare tutte le decisioni e che deve necessariamente mettere occhi, naso e bocca in tutto, va a finire che si fallisce. Perché l’aver sperato di campare di rendita su quanto fatto pochi mesi prima, autoconvincendosi di aver creato una macchina indistruttibile, è stato un errore imperdonabile. E tutti i tasselli sono crollati uno dopo l’altro, a effetto domino.

E ora ci sarà da ricostruire e pensare al futuro. Il prescelto per ripartire la prossima stagione sembra essere Stefano Pioli, nel mentre ADL avrà un confronto con mister Calzona a Castel Volturno. Nella speranza di poter rivedere, a stretto giro, una squadra nuovamente competitiva e che possa quantomeno provare a rimarcare le gesta di quanto fatto nel bienno spallettiano, culminato con la conquista del terzo scudetto, della vetta dell’Olimpo.

 

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