giovedì, Agosto 14, 2025
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Una Ferrari da 167mila euro coi soldi sui migranti, le spese pazze dell’avvocato

Vincenzo Sangiovanni probabilmente aveva deciso di farsi un costosissimo regalo in vista di Natale, ma la Procura di Napoli è stata di tutt’altro avviso. Il 20 dicembre del 2016 è stato un giorno di spese pazze per l’avvocato napoletano che ha comprato una Ferrari California pagandola 167mila euro. Nell’ultima indagine della Dda di Napoli, gli inquirenti hanno scoperto una disparità di reddito poiché il 42enne ha dichiarato 97mila euro in quell’anno.

Sangiovanni è stato ritenuto il capo di gruppo che si è arricchito sulla pelle degli stranieri.  Dal suo studio di San Giuseppe Vesuviano ha dato le direttive agli associati, ha mantenuto i contatti con gli intermediari e i procacciatori di clienti dando i soldi ai collaboratori.

L’avvocato ha gestito anche i rapporti con le aziende compiacenti che hanno formalizzato i fittizi rapporti di lavoro necessari per la fraudolenta regolarizzazione degli immigrati clandestini sfruttando la normativa del decreto Flussi. Infine il 42enne di Napoli ha messo a disposizione dei suoi collaboratori numerose identità digitali e dispositivi elettronici.

Le parole di Gratteri sull’indagine contro l’immigrazione clandestina e la Ferrari

Il dettaglio è stato reso noto ieri dal capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa. “L’organizzazione aveva a capo tre avvocati che gestivano Caf. Chiedevano 10mila euro per ogni immigrato, soprattutto dal provenienti Bangladesh attraverso assunzioni fittizie. L’attività ha reso milioni di euro e uno degli avvocati ha comprato una Ferrari“.

Il sequestro milionario

Nel blitz di ieri è stato eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. L’attività svolta avrebbe evidenziato l’esistenza, in Campania, soprattutto nei Comuni di San Giuseppe Vesuviano ed Ottaviano – area caratterizzata dalla presenza di una fiorente comunità di cittadini del Bangladesh – di tre distinte associazioni per delinquere, messe in piedi da altrettanti avvocati e da gestori di alcuni Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale.

Questi gruppi hanno guadagnato sulla pelle dei cittadini extracomunitari interessati ad entrare in Italia o a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale, sfruttando le criticità della normativa relativa alle procedure di programmazione dei flussi d’ingresso in Italia di stranieri il cosiddetto Decreti Flussi.

I mediatori

Dalle indagini sarebbe emerso che i promotori delle associazioni, in accordo con datori di lavoro compiacenti e mediatori bengalesi avvalendosi, per le attività istruttorie, di numerosi collaboratori, sistematicamente avrebbero istruito ed inoltrato fittizie richieste di assunzione di aspiranti lavoratori extracomunitari.

A questo scopo, e dietro lauto compenso, i legali e gestori di C.A.F. avrebbero procurato agli interessati la documentazione, ideologicamente falsa, richiesta dalla normativa sui flussi migratori per un regolare ingresso in Italia, soprattutto attinente ad una disponibilità all’assunzione di imprenditori in realtà inesistente e all’idoneità degli alloggi in cui i lavoratori avrebbero dovuto essere ospitati, asseverando, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze corredate da documentazione truffaldina.

Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.