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venerdì, Maggio 3, 2024
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«Qua si scatena una guerra», così Dylan Di Biasi voleva ricostituire il gruppo dei ‘Faiano’

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La sua strategia criminale era semplice ma ben delineata. Ricostituire il gruppo dei Di Biasi, storica famiglia di camorra falcidiata dagli arresti nei primi anni duemila, avvalendosi proprio della ‘forza’ del nome, un nome che ancora conta nei vicoli a ridosso di via Toledo. E’ questo un altro particolare importante emerso dall’ultima ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Dylan Di Biasi, figlio del ras Renato, Vittorio Sorriente e Antonio Mucci. Tutti giovanissimi, con parentele ‘eccellenti’ nel mondo della mala e un sogno comune: quello di scrivere il propri ‘romanzo criminale’. Armati e con il volto coperto dal passamontagna mettevano in atto dei veri e propri posti di blocco ai Quartieri Spagnoli. Chiunque passava, di notte, lungo Vico Lungo San Matteo, a pochissimi metri da via Toledo, veniva sottoposto a vere e proprie perquisizioni: spalle al muro, anche semplici cittadini, venivano controllati.

Il colloquio intercettato in casa Di Biasi

Dunque un colloquio intercettato dalla squadra mobile il 18enne Dylan Di Biasi e l’amico D.M parlano della possibilità di essere uccisi dai clan rivali. Allora il più giovane chiede al compagno “…Vuoi morire pure di vecchiaia? noi amma murì con una botta in testa… ” e allora Dylan subito ribatte ” …Poi si vede come moriamo o cicc’, io la morte mia non l’ha accetto… ”. Il figlio di Renato Di Biasi tenta poi di spiegare che oggi la situazione criminale è cambiata, sebbene gli altri gruppi criminali abbiano rispetto di loro alla luce del loro cognome, anche la famiglia Faiano ha subito in passato tanti agguati “…Quando stavano tutti fuori figuriamoci adesso…“, però poi sottolinea che solo un gesto estremo potrà fermarli “…Solo in testa ce la devono chiavare...”. Il giovane, insieme agli altri indagati, come ricostruito nell’ordinanza, ha svolto un controllo armato tra Vico Lungo San Matteo e Emanuele De Deo, proprio nella stessa zona è presente anche il gruppo rivale dei Masiello.  Durante le attività degli investigatori è emerso che il nascente gruppo criminale possiede anche un’ampia disponibilità di armi. Infatti gli indagati sono costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi nemici. Inoltre hanno in più occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, passavano nella loro zona di influenza.

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