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lunedì, Giugno 17, 2024
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Spaccio senza ordine del clan:«Rullo e Capozzoli si offrirono di gambizzare il ras»

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Una delle regole d’oro della malavita è quella di non compiere mai affari nei territori di competenza del clan senza l’autorizzazione di quest’ultimo. Accadde così a Forcella dove un uomo del ‘sistema’ si era messo in proprio vendendo cocaina sottobanco senza l’approvazione dei vertici. A raccontarlo il collaboratore di giustizia Roberto Garofalo i cui verbali sono allegati all’ultima ordinanza di custodia cautelare relativa all’inchiesta sulla pizzeria ‘Il Presidente’ e sui presunti fondi riciclati dal clan Contini nelle stessa. Al centro della vicenda Massimiliano Di Caprio, titolare della pizzeria, e Vincenzo Capozzoli, suo cognato, detto Enzo ‘a miseria e storico esponente del braccio militare del clan Contini e in special modo della paranza di Nicola Rullo. Il coinvolgimento della ‘colonna’ dell’Allenza di Secondigliano emerge in uno dei verbali dove si fa riferimento ad un episodio di ‘favori’ tra i clan di Forcella e quelli di Secondigliano. Al centro della vicenda proprio la vendita sottobanco di cocaina da parte di un esponente della mala di Forcella, Gennaro Bove:

Il racconto del collaboratore di giustizia

«Poiché Di Gennaro riuscì ad acquistare la cocaina da Bove Gennaro, avemmo la conferma che i nostri sospetti erano fondati. Per tale ragione, dopo aver consultato Giuliano Ciro „o barone e DI Napoli Giulio, Giuliano Luigi ‘a zecchetella incaricò me e Vassallo Vincenzo detto ‘o sudore di andare a gambizzare Bove Gennaro. Io e Vassallo, avendo saputo che Bove Gennaro la domenica si spostava, recandosi nella zona di Porta Nolana per fare le pizze, decidemmo di attendere per l’appunto la domenica per operare, il che ci avrebbe consentito di non fare l’agguato all’interno del quartiere ove eravamo conosciuti. In effetti la domenica eravamo pronti per la gambizzazione, ci recammo nella zona ove Bove Gennaro faceva le pizze, aspettando il momento opportuno per operare e cioè che la pizzeria si sfollasse. In questo frangente evidentemente eravamo stati notati, tanto che si avvicinarono, a bordo di due vespe, Capozzoli Vincenzo, Falanga Umberto, Rullo Nicola e Roberto palli palli: Rullo scese dalla vespa e ci chiese i motivi della nostra presenza e noi spiegammo che dovevamo fare la gambizzazione di Bove Gennaro; gliene parlai in quanto io e Rullo Nicola eravamo amici da piccoli. Rullo Nicola, anche perché era il capozona di Porta Nolana, piazza Mercato e rione Case Nuove, si offrì di portare a termine la gambizzazione con il suo gruppo; noi non avemmo difficoltà ad accettare, anche perché si trattava della sua zona ed anche perché, all’epoca, noi eravamo una sola cosa con i clan di Secondigliano. Pertanto, subito dopo, i quattro si avviarono verso la pizzeria, prendendo la pistola che noi avevamo portato».

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La spedizione punitiva dei Contini

A quel punto la paranza era pronta a fare fuoco come raccontato nel prosieguo del racconto dallo stesso Garofalo:«Mentre Rullo e Capozzoli si posizionavano di fronte alla pizzeria, con l’altra vespa, guidata da Falanga, Roberto palli palli si avvicinò al banco della pizzeria posto sulla strada e, avendo il volto coperto da una sciarpa o da un foulard, si mise alle spalle di Bove Gennaro e gli sparò alle gambe; subito dopo la vespa con Falanga e Roberto venne nella nostra direzione (ceravamo collocati a distanza ma potemmo osservare la gambizzazione) e Roberto ci consegnò la pistola appena usata, mentre l’altra vespa si allontanava in altra direzione. Il pomeriggio io e Vassallo spiegammo a Giuliano Luigi ‘a
zecchetella come si erano svolti i fatti, e d’altra parte anche Rullo, che abitava nello stesso palazzo del predetto Giuliano, confermò laccaduto. Giuliano Luigi si mostrò d’accordo con questa soluzione, anche perché non sarebbe emersa una sua responsabilità in una vicenda che si era sviluppata al di fuori di Forcella».

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