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giovedì, Maggio 2, 2024
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MUORE D’ICTUS, DONATI GLI ORGANI

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dal nostro corrispondente






QUALIANO – “Il suo cuore vivrà per sempre”. Ha gli occhi gonfi la signora Francesca. Parla a bassa voce, alterna le parole ai silenzi. Sua figlia, Giuseppina Cammisa di 27 anni, se n’è andata una settimana fa. Una morte improvvisa, assurda quanto sanno esserlo solo le morti dei giovani. Un ictus celebrale. I suoi organi hanno però ridato la vita a quattro persone. Ha donato reni, cuore e fegato. Un gesto nobile, che testimonia la sensibilità di una donna che aveva espresso in maniera inequivocabile, quando era in vita, le sue volontà. “Se dovessi morire – aveva detto – donate i miei organi”. E così è stato. Il suo gesto ha restituito la speranza ad altre famiglie.


Giuseppina lascia un marito e due figli: Rosario di 8 anni e Vincenzo, di due anni più piccolo.

“Mi aveva confessato la sua volontà guardando un documentario sulle donazione – spiega Giuseppe Russo, il marito 29enne col quale era sposata da 9 anni – io non ero d’accordo, lei però insisteva: mi diceva che era una bella azione”. Vincenzo è una maschera di sofferenza. Mentre parla ha gli occhi persi nel vuoto, alza lo sguardo al cielo accompagnando il ricordo di Giuseppina con le espressioni del volto, ora mesto, ora raccolto, ora aperto all’accenno di un sorriso triste quando ripensa a quell’ultima immagine di una normalità familiare che non tornerà mai più.


“Era lei che ci dava coraggio” racconta il signor Vincenzo, il padre della giovane. “Litigavamo sempre – dice – ma dopo eravamo ancora più uniti”.


La 27enne è stata colta da malore mentre era a casa coi parenti, nell’abitazione di via Campana a Qualiano. E’ stata trasportata al vicino ospedale di Giugliano, poi al Cardarelli. Lì è rimasta in coma per tre giorni. Un sonno dal quale non si è più svegliata. Per notti intere gli amici e i parenti della 27enne si sono alternati al capezzale della giovane facendole ascoltare le sue canzoni preferite. “Dai Giuseppina, forza che ce la fai”, “Resisti”, “Stai tranquilla, puoi farcela”. Inutili le carezze nella speranza di un pallido accenno di ritorno alla vita. Quando i medici hanno comunicato il decesso, i genitori e il marito non hanno esitato: “Doniamo gli organi, lei avrebbe voluto”.

E ai funerali, con tutto il paese riunito per l’estremo saluto, hanno proprio voluto dire tutte le ragioni per cui la storia di questa donna è un bene prezioso da conservare: la caparbia voglia di vivere, il dono della sua grande generosità che si è riverberato sui parenti, gli amici, i medici, tutti coloro che le sono stati vicino. “Questi gesti fanno onore alla dignità umana – dice don Salvatore Verde, viceparroco della parrocchia di Santo Stefano -. La chiesa sostiene le donazioni di organi non lucrative: sono atti che ricordano il sacrificio di Gesù”.

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