Il cantiere era ben protetto dagli sguardi esterni. Ma, con il passare del tempo, quelle che erano vecchie abitazioni da riattare sono diventate palazzine ben rifinite, molto più grandi dell’originaria struttura. Al punto che in via Case Criscio s’era creato un nuovo insediamento da lottizzazione. Insomma una speculazione edilizia in piena regola, con un particolare non trascurabile: tutto era stato edificato in totale difformità rispetto alle concessioni comunali ottenute. Questo grazie alle complicità di due funzionari comunali (uno è l’ex capo dell’ufficio tecnico ora in servizio in un’altra amministrazione comunale) di cui avrebbero beneficiato i costruttori, i fratelli Simeoli, figli di quell’Antonio al quale è stato confiscato un patrimonio immobiliare secondo la normativa antimafia insieme con beni del boss Polverino, erede dei Nuvoletta. I Simeoli sono i titolari della «Sime costruzioni spa», mentre Felice Di Iorio è titolare della «Laura sas»; Laura, è anche il nome di una figlia del capostipite Antonio Simeoli. I costruttori hanno goduto di complicità all’ufficio tecnico del Comune di Marano che ha rilasciato le autorizzazioni ritenute illecite dagli investigatori: non concedibili sulla base degli strumenti urbanistici vigenti e sulla scorta delle documentazioni esibite, grafici, relazioni e perizie tecniche giurate. Motivo questo che ha fatto scattare per i cinque, in concorso, l’avviso di garanzia in quanto indagati di falso materiale e falso ideologico del pubblico ufficiale in atti pubblici e amministrativi, oltre a violazioni in materia urbanistica. Pratiche soltanto timbrate e firmate, formalmente, ma non sostanzialmente, controllate. Inoltre nessuna verifica è stata disposta in corso d’opera. In totale sono spuntati 60 appartamenti non previsti in alcuna norma urbanistica di Marano, in un punto dove invece sorgevano vecchie dimore di tipo rurale. La scoperta è stata dei carabinieri della quinta sezione (misure di prevenzione e sicurezza) del nucleo operativo del reparto provinciale, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, responsabile della sezione reati urbanistici e ambientali della procura della Repubblica di Napoli. Un affare da parecchi milioni di euro, secondo le stime degli inquirenti, almeno 18, calcolando, per difetto, in tremila euro il prezzo unitario a metro quadrato. Consolidata la tecnica usata dai cementificatori: una proposta di riattazione degli immobili era fatta ai proprietari delle vecchie abitazioni, in cambio della proprietà di un nuovo appartamento. A patto, però, che tutti i documenti fossero stati presentati a loro nome. Ed ecco che le varie Dia, dichiarazione di inizio attività, permessi e quant’altro era intestato agli originali proprietari. Tra costoro e i costruttori soltanto una «scrittura privata» con la dichiarazione di intenti. Le perquisizioni effettuate dai carabinieri hanno fatto ritrovare queste documentazioni. Stando alle indagini i nuovi appartamenti erano già stati tutti venduti, riscuotendo, a cantiere chiuso, almeno un 50% del valore. Tutto questo attestato da compromessi di compravendita, questi sì contratti tra le imprese e i nuovi acquirenti. «L’abusivismo edilizio è in mano alla camorra – afferma deputato Tommaso Pellegrino (Verdi), segretario della commissione antimafia – Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, il sequestro di Marano li ha spazzati via: la vicinanza dei costruttori al clan Nuvoletta ne è ulteriore dimostrazione» Luigi Bobbio, presidente provinciale di An ha dichiarato: «Questo sequestro impone una valutazione politica e la richiesta di un immediato intervento della prefettura di Napoli, con l’invio della commissione di accesso al comune di Marano».
maurizio cerino
Nella terra del padrino Nuvoletta «la camorra non è sconfitta»
«Nuvoletta, sempre Nuvoletta. Ogni volta che si parla di Marano rispunta questo cognome. Uffa, per me Nuvoletta riposa in pace al cimitero di Poggio Vallesana, che peraltro stiamo ampliando. È storia antica, ormai. Marano oggi è tutt’altra cosa: è una città di 60mila abitanti proiettata verso la legalità e la confisca sistematica dei beni di camorra. Tra qualche giorno parte il cartellone del nuovo teatro intitolato a Giancarlo Siani». Salvatore Perrotta, commercialista e sindaco da un anno e mezzo, ha ragione e torto come spesso accade quando la faccenda è complicata. Ha ragione quando sostiene che Marano punta da tempo e con buoni risultati a recuperare credibilità e trasparenza istituzionale, ne ha di meno se le sue parole significano che i clan in città debbano ritenersi oplà svaniti. O anche solo indeboliti. «Infatti – ammette il sindaco – da sempre sostengo che la camorra non è sconfitta e che contro i boss non bisogna affatto abbassare la guardia». Marano, ha scritto Roberto Saviano, è una città di catrame e cemento, ricca di palazzi, ristoranti, alberghi per matrimoni. Un polo di incredibile ricchezza, ma solo per pochissimi eletti. Quali eletti? E perché sono eletti? Perché si chiamano Nuvoletta, cioè la famosa famiglia di livello planetario che tremare il mondo fa. E con loro, quelli della loro cerchia di fedelissimi che ancora abitano le ville di Masseria Poggio Vallesana, la mitica «città nella città» eretta in periferia, fortilizio blindato con telecamere e cancelli, feudo mai confiscato di sapore medioevale e costellato di aziende agricole, laghi artificiali, agrumeti, vigneti, mandorli e trenino privato che collega le dimore affogate nel lusso. Raccontano che nel 1998 a un ricercatore giapponese che si accostò per fotografare senza permesso qualcuno spezzò le braccia e una gamba. Alleati con i corleonesi e con la cosiddetta mafia vincente, i Nuvoletta – racconta la storia giudiziaria – negli anni ’80 vinsero Cutolo e la sua banda sotto il marchio di Nuova famiglia e poi si impegnarono a distruggerla a suon di blitz vincenti. Bardellino, che della Nf era temuto asse portante, capì il tragico gioco. E nell’89 riuscì a infilarsi nella masseria super-blindata per ammazzare Ciro Nuvoletta, la mente del clan. Fu l’inizio della parabola discendente: nel ’97, divorato dal cancro, morì Lorenzo, che era stato arrestato sei anni prima. Tre anni fa, mentre da latitante si aggirava a due passi dalla sede del municipio, fu preso anche Angelo Nuvoletta. Una specie di erede era ritenuto un nipote, anche lui di nome Angelo, detto Angiolotto. Ma è morto due anni fa, stroncato pure lui da un cancro. Ora, a Poggio Vallesana vivono le mogli, i figli, i nipoti. In silenzio. In riserbo. Quasi fuori dal mondo. Quasi. E a Marano? Per le forze dell’ordine le famiglie che oggi contano si chiamano Polverino e Orlando. I primi, numerosi e compatti, si occupano di panifici e carne. Prezzi imbattibili, distribuzione capillare, ottima qualità. Risiedono a Torre Caracciolo, sulla collina dei Camaldoli. Perciò li chiamano «quelli della montagna». Angelo Polverino, detto «’o Barone», 50 anni, è di nuovo latitante. Di recente, invece, è stato arrestato Gaetano Orlando, detto «’o tamarro». Gli Orlando, al contrario dei Polverino, risultano imparentati con i Nuvoletta. Uno di loro, Vittorio Emanuele, fu sindaco a Marano negli anni ’50. E negli anni ’50 un altro Gaetano Orlando, il famoso Tanino «’e bastimiento», balzò agli onori delle cronache perchè sparò e uccise nientemeno che Pascalone «’e Nola». Leggende criminali, cronaca (nerissima) del tempo che fu. Gli Orlando di oggi vivono nel centro di Marano. Si occupano di affari. E non di politica. Che senso avrebbe, visto che qui non c’è più dove costruire né piani regolatori da condizionare? L’attività edilizia è in generale decentrata al Nord Italia. O ancor di più all’estero. Ad alcuni serve a riciclare denaro imbarazzante. Magari proveniente dalla d roga, spettro e fantasma da innominabile obbrobrio. Secondigliano è a due passi. Ed è di Marano Guido Abbinante, capo scissionista in origine fedelissimo a Paolo Di Lauro che invece fu all’inizio guaglione dei Nuvoletta. Durante la orrenda guerra, gli scissionisti in pericolo si rifugiavano a Marano. E diventavano intoccabili. Anche per chi li andava a cercare a Città Giardino, il mega-villaggio per diecimila anime costruito negli anni ’70 dal mitico Mimì Di Maro, costruttore e assessore in municipio. All’urbanistica, ovviamente.
enzo ciaccio
IL MATTINO 14 DICEMBRE 2007