Una signora con le buste della spesa chiede spiegazioni. Dinanzi al cancello del parco di via San Vito, staziona un’auto della guardia di finanza. Gli agenti consegnano le ultime notifiche. È il terzo capitolo dell’inchiesta denominata «Dirty house». La grande scure dei sequestri sulle presunte lottizzazioni abusive. Concessioni edilizie per attività commerciali utilizzate per appartamenti privati da rivendere, sostiene la Procura di Napoli. Interi parchi spuntati in contrasto con il piano regolatore di Melito, ormai un pezzo di carta vecchio di vent’anni. La signora accenna una timida protesta: «Ho un contratto di acquisto regolare, mi avevano assicurato che era tutto a posto». Ma il provvedimento del gip Marcello Piscopo è chiaro. Su richiesta del pm Cristina Ribera, viene disposto il sequestro preventivo di 63 appartamenti e 72 box auto sparsi in tre edifici di tre piani tra via Signorelli e via San Vito. Valore stimato: 12 milioni di euro. Nelle case abitano già 39 famiglie. Molti sono corsi alla caserma della guardia di finanza di Giugliano, comandata dal maggiore Geremia Guercia, per chiedere spiegazioni. Temono lo sfratto forzato per il 20 febbraio, data fissata per lo sgombero delle case abusive. Melito nel mirino della Procura dall’ottobre 2006. Sotto inchiesta le concessioni della giunta presieduta dall’ex sindaco Antonio Amenta. Che ha sempre sostenuto: «L’ufficio tecnico si è rifatto alle decisioni di un precedente commissario ad acta». Gli indagati sono 17: ex amministratori comunali, imprenditori, progettisti, tecnici. Quattro le società costruttrici, tre dei fratelli Guerra, difese dall’avvocato Antonio Abet pronto a sostenere la regolarità degli immobili realizzati su cui «si attende da tempo risposta alle tempestive domande di condono edilizio presentate». Ma Melito è dimostrazione di anni di scelte politiche territoriali da città-dormitorio, cresciuta senza infrastrutture e con abusivismo selvaggio. Al Comune, sciolto per infiltrazioni camorristiche, il commissario straordinario ha avviato la gara per la nomina di un consulente esterno: dovrà realizzare il nuovo piano regolatore.
g.d.f. il mattino 22 dicembre 2007
Parco Guerra, tutti fuori entro il 20 febbraio
Melito. «Invasi da rifiuti, ignorati dalle istituzioni, adesso ci dicono che siamo anche abusivi». Incredulità e rabbia tra i condomini del parco Guerra di via San Vito, all’indomani della notifica di sgombero da parte delle fiamme gialle. Tre corpi di fabbrica composti da 63 appartamenti, 39 dei quali già abitati, e 72 box, costruiti in un’area mai lottizzata a scopo residenziale. Lo ha stabilito il pm Maria Cristina Ribera, al termine del terzo filone dell’inchiesta Dirty House, avviata nel 2001. Tutti fuori entro il 20 febbraio dunque, è l’unica certezza per gli sfrattati che a pochi giorni dal Natale, cercano un legale che ne voglia assumere la difesa. Mutui già accesi, caparre probabilmente perse, è sempre la stessa storia che si ripete dal 2006, da quando l’indagine avviata dalla Procura, ha cominciato a dare i suoi frutti, prima con il sequestro di 150 immobili in corso Europa, poi di nuovo nel giugno 2007, con i sequestri di 71 immobili in via Signorelli, ed infine giovedì mattina, in via San Vito. 17 indagati in tutto tra amministratori comunali, tecnici e costruttori. «Abbiamo lavorato fianco a fianco con la magistratura per non lasciare nessun abuso impunito. Per rendere semplice il lavoro a chi verrà dopo di noi, abbiamo affidato ad esterni la progettazione di un nuovo prg», spiega Renato De Gioia, uno dei tre commissari che amministrano la città da due anni, e che in primavera consegneranno le chiavi del palazzo alla prossima classe politica. Il nuovo strumento urbanistico servirà a mettere ordine nell’immensa colata di cemento abusivo dietro la quale spunta sempre l’ombra dei Guerra. Ma i fratelli costruttori di Mugnano, continuano a dirsi estranei alle accuse che gli vengono mosse, parlando di «un accanimento della magistratura», che – sempre secondo i Guerra – non starebbe tenendo conto della richiesta di sanatoria presentata da anni e che ignorerebbe i lavori di lottizzazione realizzati assieme agli immobili, dalle quattro ditte finite nel fascicolo di un’indagine che ieri mattina, ha messo alla porta altre 39 famiglie.
m.d’a. il mattino 23 febbraio 2007