Sono disperati: tra poche ore dovranno lasciare le case acquistate regolarmente e per le quali hanno ipotecato i risparmi di tutta una vita. Case che per notai e banche erano regolari ma che la magistratura ha posto sotto sequestro perché ritenute abusive. Per adesso sono settantuno le famiglie che finiranno in strada. «Non siamo occupanti abusivi, noi le case le abbiamo acquistate in buona fede. Ce le affidino fino a quando non finisce il processo, altrimenti le difenderemo con tutte le nostre forze», dicono i condomini del parco Guerra che ieri si sono incatenati davanti al Palazzo di Giustizia di Napoli per ottenere un incontro con il procuratore Giovandomenico Lepore, prima che venga eseguito lo sgombero delle 71 case, previsto per domani. Dopo otto ore al freddo, sono tornati a casa con un risultato: il capo della Procura dovrebbe ricevere stamattina i legali dei condomini. «Vogliamo che ascolti le nostre ragioni e ci conceda una proroga significativa – dice uno dei condomini Salvatore Orfeo – Abbiamo comprato le nostre case regolarmente e non possiamo andarcene via come se fossimo dei delinquenti, col rischio poi di vederle occupate dagli abusivi». Ieri mattina in sessanta sono arrivati a bordo di un pullman al Centro direzionale, poco prima delle 8, armati di fischietti, trombe e striscioni per dare vita all’ennesima manifestazione per rivendicare il loro diritto ad abitare nel condominio di via Signorelli a Melito, sequestrato in via cautelare per «lottizzazione abusiva e truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico» nell’ambito dell’inchiesta «Dirty house». «Che beffa: stiamo già pagando il mutuo per le nostre case e dovremo prendere un’altra casa in affitto», dice Barbara Amirante. L’arrivo della polizia ha messo fine al blocco. Non sono mancati i momenti di tensione. A metà mattina è stato necessario anche l’intervento di un’ambulanza del 118 per soccorrere una donna che è svenuta. «Siamo sotto stress per quest’incubo, siamo esasperati», urlano le famiglie. Non c’è pace, insomma, per chi a settembre 2005 credeva di essersi trasferito nella casa della propria vecchiaia e ora rischia di perderla. L’ordine di sgombero è stato notificato anche a chi è in possesso del rogito notarile. Lo sgombero di via Signorelli non è l’unico previsto questa settimana. Nel mirino di un’altra inchiesta giudiziaria nel 2002 finì anche il parco con 130 case in via Giulio Cesare, sequestrato subito a cantiere chiuso. Occupato quasi subito dai senzatetto, venerdì dovrà essere sgomberato per fare posto ai legittimi proprietari. Per gli sfratti, fissati per il 20 e il 22 febbraio, è stata preventivata una spesa di un milione di euro di investimenti per uomini e mezzi necessari a contrastare la resistenza delle famiglie. Negli anni scorsi, invece, massicci interventi delle forze dell’ordine sono stati necessari per liberare le case occupate abusivamente all’interno del popolare parco Monaco.
TONIA LIMATOLA
Il Mattino 19/02/08
La protesta delle donne per il Parco Guerra, gli sfrattati: si incatenano.
Parco Guerra: le donne si incatenano ai cancelli del Comune per non perdere la casa. Contano di strappare un’altra proroga per rimanere coi loro figli negli appartamenti che hanno acquistato con i sacrifici di una vita e che, invece, sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta «Dirty house». Un incubo cominciato a giugno scorso con le prime notifiche di sgombero e che, tra ricorsi e proteste, continua a non lasciare molte speranze alle 71 famiglie che il 20 febbraio dovranno lasciare le case sequestrate per «lottizzazione abusiva e truffa aggravata ai danni dell’ente pubblico». Ma i condomini non si arrendono e continuano a lottare per far valere il loro diritto. Così l’ennesima manifestazione di protesta di ieri ha avuto come protagoniste le donne, che si sono incatenate per due ore ai cancelli del Comune di Melito. «Dateci la possibilità e il tempo di dimostrare la nostra buona fede nell’acquisto. Se non vogliono pensare alle nostre sorti – dice Barbara Amirante – pensino almeno ai nostri bambini: da mercoledì gli verrà impedito di avere una vita e una casa normale». Se dovesse fallire il tentativo di resistenza allo sgombero, infatti, molte famiglie troverebbero rifugio a casa di amici e parenti, anche lontano da Melito, rendendo difficile anche il via vai per accompagnarli a scuola. Un’ipotesi che fa salire ulteriormente la tensione. «Noi non ci muoveremo da quelle che sono le nostre case. Punto e basta – dice Gelsomina Amura – Non capiamo perché si continui a negare un nostro evidente diritto di continuare ad abitarci». L’avviso di sgombero era stato notificato il mese scorso, ma contavano sul riesame per far slittare ancora la data, in attesa della fine del giudizio a carico dell’imprenditore che le ha realizzate. «Non è stato ancora dimostrato che le concessioni sono illegittime – afferma Salvatore Orfeo – Il processo è ancora in corso, ma a noi ci tolgono preventivamente le case. È pazzesco». C’è grande preoccupazione a Melito. Nel giro di poche ore le forze dell’ordine si ritroveranno a gestire una grossa emergenza: il 20 mattina dovranno eseguire le ordinanze di sgombero del parco Guerra; mentre due giorni dopo dovranno liberare da 150 famiglie di occupanti abusivi un megacondominio di via Melitiello. Per queste operazioni, dal Comune è stato preventivato un investimento di quasi un milione di euro e la carenza di risorse finanziarie aveva aperto uno spiraglio alle famiglie. Ma durante l’incontro in Prefettura, i condomini hanno appreso che le autorità giudiziarie faranno in modo che uomini e mezzi arriveranno comunque per sgomberare le case, in entrambi i siti. Intanto sui cancelli del municipio di via Di Giacomo sono tanti anche gli striscioni sui cancelli. «Rivendichiamo il nostro diritto ad abitare nelle case frutto dei sacrifici di una vita. Siamo delle vittime, non ci potete mandare via», scrivono. Molti di loro sono anche in possesso del rogito e continuano a pagare le rate del mutuo. I precedenti non confortano. Nell’ambito della stessa inchiesta nel 2006 sono stati sgomberati dieci appartamenti in un altro condominio, dove c’erano anche delle attività commerciali. Mentre tre mesi fa sono stati sequestrati preventivamente altri 50 appartamenti e altrettanti box in via San Vito.
TONIA LIMATOLA
Il Mattino 17/02/08