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Sei arresti, bufera in Regione. Affitti d’oro: coinvolti Conte (Pd), imprenditori ed ex dirigenti

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Creare un bisogno fittizio per assicurare un guadagno reale. Creare una necessità più o meno posticcia per veicolare soldi pubblici, con tanto di timbro di un dirigente regionale. È il «sistema» scoperto nel corso dell’inchiesta del pool mani pulite di Napoli, ultimo atto d’accusa contro Palazzo Santa Lucia. Sei arresti nel corso dell’inchiesta sui cosiddetti fitti d’oro assicurati a presunti imprenditori corrotti, legati al livello politico e amministrativo della Regione. Finiscono ai domiciliari (per tutti era stata chiesto l’arresto in cella, poi rigettato dal gip Laviano) il consigliere regionale eletto in quota Margherita, Roberto Conte (poi confluito nel Pd), già coinvolto nelle ultime settimane in altre due inchieste giudiziarie e da ieri sospeso dal partito; l’ex dirigente del consiglio regionale Lucio Multari (licenziato su iniziativa del presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo); gli imprenditori Carmine Buglione e Antonio Buglione, entrambi con interessi in società di vigilanza e di servizi impiegate presso gli enti pubblici, e due presunti soci occulti dei Buglione, il commercialista Giuseppe Ranieri e il medico Emanuele Cameli. La storia scoperta dalla Procura di Giovandomenico Lepore – indaga il pm Filippo Beatrice del pool mani pulite di Giuseppe Maddalena – riguarda l’affitto di due strutture che avrebbero dovuto ospitare i gruppi consiliari e le relative commissioni: due immobili – uno all’isola G5 del Centro direzionale, l’altro in via Santa Maria del Pianto – che dal 2005 costavano più di quattrocentomila euro l’anno solo di affitto e che procuravano sostanziosi vantaggi economici alle ditte che si occupavano della manutenzione, della pulizia e della security. Il danno erariale arrecato alla Regione è di seicentomila euro l’anno. «Immobili per lungo tempo non utilizzati (almeno fino alle denunce apparse anche sul «Mattino») che garantivano incassi da capogiro alla Europa immobiliare, riconducibile ai fratelli Antonio e Carmine Buglione, anche grazie a una casalinga che svolgeva il ruolo di prestanome. La Europa immobiliare nasce pochi giorni prima della richiesta di Conte (all’epoca Questore del consiglio regionale) di garantire a gruppi consiliari spazi più adeguati. Una società che straccia la concorrenza – siamo tra gennaio e febbraio del 2005 – grazie a una gara d’appalto scritta da Conte e dall’ex dirigente regionale Multari. Nel contratto di locazione firmato dalla Europa immobiliare, spunta una clausola capace di assicurare guadagni illeciti «ingentissimi»: una clausola che impone a carico del Consiglio le spese accessorie (vigilanza, portierato, pulizia, disinfestazione, facchinaggio), affidate – senza gara – al consorzio Cesa, che fa capo agli stessi imprenditori finiti sotto inchiesta. Un contributo, quello del dirigente regionale Multari, che sarebbe stato ricompensato anche con il regalo di una Mercedes del valore di 40mila euro. Vicende ovviamente da accertare, che soprendono anche per l’analogia dell’impianto investigativo con l’inchiesta a carico della ditta «Fire controll», che avrebbe venduto alla Europa Immobiliare l’immobile di via Santa Maria del Pianto poi finito sotto inchiesta.


LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 21/02/08



Ascesa e caduta di Robertino, tre volte indagato

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Era il 4 aprile del 2005 quando Roberto Conte «Robertino» per gli amici, sbaragliò tutti dentro e fuori il centrosinistra: 32.913 voti in quota Margherita. Circa tre anni fa quel clamoroso en plein elettorale, Conte si ritrova ad essere il politico più «attenzionato» a Napoli, almeno stando alle indagini conosciute. Indagato per un caso di turbativa d’asta in Regione lo scorso dicembre, per aver favorito un’Ati di imprese di servizi; indagato per concorso esterno in associazione camorristica, lo scorso gennaio, dopo le prime accuse di Giuseppe Misso, boss storico del rione Sanità, che per lui avrebbe organizzato un cartello elettorale formato dai principali clan del centro cittadino. All’epoca – spiega il boss pentito Misso – era il 2000, Conte militava nei Verdi e per lui scesero in campo diverse cosche del centro e della periferia. Poi c’è stata la campagna elettorale del Pd, che neanche a farlo apposta, finisce in un’altra inchiesta, la terza, che lo porta agli arresti domiciliari: è l’indagine sulla presunta corruzione nei contratti di locazione della Regione. I fitti d’oro per favorire i Buglione, che gli danno una mano quando si tratta di organizzare la campagna elettorale vesuviana. È lui – dice la Procura – il 41enne Conte a fiutare l’affare della nuova tangentopoli, più «burocratica», più «amministrativa». Ecco cosa gli suggerisce al telefono Antonio Senatore (non indagato), definito dal gip «suo più esperto interlocutore», a proposito della gestione dei flussi di denaro che contano: «Se puoi puntare, punta sulla direzione regionale, che è quella che comanda, quella che decide tutto… la parte amministrativa. I soprintendenti, ad esempio, hanno solo il compito della tutela e dei pareri scientifici. Oggi, con la riforma, il direttore generale gestisce tutto: le gare, le impostazioni, il servizio, tutto quanto fanno là».

Il Mattino 21/02/08


IL RETROSCENA

Nola. 677 voti a Saviano e 488 a Nola, il 22 per cento nell’intero collegio, pari a 1996 consensi riscossi attraverso le urne dei 9 comuni: Riformisti coraggiosi, la lista capeggiata da Roberto Conte, ha ricevuto la medaglia d’argento sul podio delle primarie nolane del Pd. Un risultato di non poco conto, raggiunto tra l’altro nel feudo elettorale di un altro big del partito democratico: il consigliere regionale Pasquale Sommese. Roberto Conte, che nella corsa alla segreteria regionale sostiene Alessandro De Franciscis, si candida come delegato all’assemblea nazionale del movimento di Veltroni e riesce a spuntarla in un contesto che di certo non gli è familiare: originario di Melito ha sempre svolto l’attività politica in aree distanti da quella nolana. La carriera politica di Conte comincia con la Dc per poi proseguire sotto l’insegna del Sole che ride. Prima di approdare nella Margherita e quindi nel Pd, il consigliere regionale ci prova anche con Democrazia Europea. A legarlo alla terra di Giordano Bruno l’amicizia con i fratelli Buglione di Saviano. Sentimento ben riposto visti i risultati raggiunti nonostante una partita giocata fuori casa. Alle primarie del 14 ottobre, Pasquale Sommese è riuscito a mantenere la leadership incassando un corposo 35% ma non è andata così per tutti. Riformisti coraggiosi ha distanziato anche liste come quella capeggiata da Lucia Sibilla. L’avvocato schierato con il cartello di Nicolais ha infatti riscosso soltanto il 15 per cento. E che dire dell’organizzazione dei seggi. A Saviano tutto è filato liscio come l’olio mentre a Nola durante le operazioni di voto sono arrivati perfino i carabinieri. Il motivo? A metà pomeriggio le schede elettorali erano praticamente esaurite.

Il Mattino il 21/02/08

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