Arriva l’ordine di sgombero, ma le famiglie resistono. Per la Procura il provvedimento del Gup non può annullare il provvedimento per tutte le abitazioni del parco Guerra, sequestrate in due operazioni diverse, così ieri mattina è ricominciato il calvario per 38 delle 71 famiglie che vivono da tre anni in via Signorelli. La sera prima avevano festeggiato credendo di essere tutti in salvo, ma ieri mattina l’inaspettata doccia fredda. Erano convinti di doversi recare al Comune per firmare l’accettazione della custodia giudiziaria e, invece, i condomini sono stati svegliati dall’arrivo di vigili urbani, poliziotti, autocarri e assistenti sociali, che si sono presentati all’ingresso del parco per eseguire l’ordine di sgombero della Procura. Passato l’attimo di sgomento, è scattata l’allerta tra le famiglie. Tutte solidali tra di loro, hanno vissuto insieme un’altra lunga giornata di tensione. Utilizzando le loro automobili per creare una barriera davanti al cancello di ingresso, poi si sono barricati in casa per impedire l’accesso delle forze dell’ordine. In contemporanea cercavano i legali al cellulare per informarli del nuovo provvedimento. «L’avvocato ci ha spiegato – dice Barbara Amirante – che il provvedimento del 41esimo Gup non poteva essere esteso a tutti gli appartamenti perché c’è un altro giudice davanti al quale si svolge il processo per la seconda tornata di sequestri, avvenuti a dicembre scorso». La situazione si è fatta tesa nel primo pomeriggio e non sono mancati i momenti di tensione alla notizia dell’arrivo di rinforzi. Alla vista di poliziotti in tenuta antisommossa le donne hanno cominciato ad urlare che si sarebbero date fuoco. Un gruppo di uomini ha tentato di sequestrare una betoniera di passaggio in via Signorelli per rinforzare la barricata, ma solo l’intervento degli agenti di polizia, diretti dal commissario Maria Rosaria Romano, ha sedato gli animi. Poi, la manifestazione di protesta, è andata avanti a suon di urla e imprecazioni in attesa di qualche sviluppo in Tribunale. Nel frattempo cresce il disagio. «Mio figlio aveva già trovato un’altra casa in affitto per non far soffrire i bimbi – dice Concetta Montefusco – ma quando ha saputo che poteva rientrare nella propria casa non ci ha pensato sopra: ha disdetto il contratto perdendo anche la caparra e riportato i mobili qua. Ora non sappiamo che fare». Nell’ambito della stessa inchiesta nel 2006 sono stati sgomberati 10 appartamenti in un altro condominio, 4 in via Signorelli ad ottobre scorso. Mentre tre mesi fa sono stati sequestrati altri 50 appartamenti e altrettanti box in via San Vito. L’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio per i costruttori ed ex amministratori comunali si svolgerà l’11 aprile.
TONIA LIMATOLA
Il Mattino il 21/02/08