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GIUGLIANO. L’AGENTE AVEVA SPARATO PER DIFENDERSI DAI RAPINATORI

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L’hanno preso alle 13.30 mentre entrava tranquillo all’ospedale Cardarelli per visitare il suo amico rimasto ferito durante la rapina. L’hanno preso, i carabinieri della compagnia di Giugliano guidati dal tenente Rossi e coordinati dal sostituto procuratore Parascandalo. L’hanno preso. Dopo averlo riconosciuto nelle immagini filmate dalla telecamera interna alla sede del Banco di Napoli di via Vittorio Veneto a Giugliano e dopo aver confrontato tali immagini con quelle conservate negli archivi dei carabinieri fino a individuarlo come l’uomo che un anno fa era stato fermato per accertamenti insieme al rapinatore trentenne morto l’altro giorno durante la rapina. Nel filmato si vede lui, Ernesto Poli, 46 anni, residente a Ponticelli, pluripregiudicato per rapine, uscito dal carcere nell’agosto 2006 grazie a indulto, che se ne sta un po’ in disparte tra i clienti, fermo a guardare con la coda dell’occhio le persone che stanno prelevando denaro allo sportello. Capelli radi, fisico robusto: non fa nulla, ha un maglione girocollo celeste e una camicia su un paio di jeans. Lui guarda. E poi riguarda. Inespressivo. Qualche attimo dopo che Vincenzo Panico, l’agente penitenziario di 33 anni che di lì a poco finirà vittima dell’aggressione a mano armata, preleva i suoi tremila euro, «l’uomo del filo» esce lentamente dalla banca. Attraversa la strada e si allontana nel nulla. È sicuro di sé, non ha paura, in fondo che cosa ha mai fatto di male? Ma ha sbagliato i suoi conti. Dalle verifiche effettuate dai carabinieri sui telefonini dei due rapinatori – Francesco Primicerio, 30 anni, morto per i colpi sparati dall’agente rapinato, e Ciro Merolla, 44 anni, ferito a una spalla – risulta infatti una chiamata che proprio a quell’ora Ernesto Poli inoltra col suo cellulare al numero di uno dei suoi amici che aspettano sulla moto Honda: «Tra un attimo uscirà dalla banca un uomo giovane, alto e magro coi capelli rossi – fa sapere al telefono – ha molto denaro in tasca, prendetelo». È il segnale. Primicerio e Merolla mettono in moto la Honda e seguono Vincenzo Panico che, a bordo della sua Vespa, si avvia ignaro verso casa. Quei tremila euro servono per pagare le spese del dentista di sua moglie. E i lavori da finire in campagna. Oggi, poi, è il compleanno della consorte, c’è la torta e anche un regalino. Nel pomeriggio sarà festa a casa, con le candeline e gli amici. A pochi passi dal portone d’ingresso, l’aggressione. I pugni, le minacce, di nuovo i pugni. L’agente penitenziario molla i tremila euro, i due si girano per risalire sulla moto e fuggire. Addio conto del dentista. Panico sanguina al volto. Però estrae la sua arma di ordinanza. E spara due colpi in aria: «Fermatevi, in nome della legge», intima ai due fuggiaschi. Quelli di rimando si rigirano e puntano le loro pistole giocattolo, che non hanno più il tappo rosso e sembrano vere. Lui riprende l’arma. E spara tre colpi. Uno alla testa e a una spalla di Primicerio, che muore sul colpo. Un altro, che colpisce Merolla a una spalla. Per l’agente penitenziario, tornato a casa da indagato a piede libero, si profila l’ipotesi di «eccesso di legittima difesa». Si indaga. Un dato è certo: finora, pur essendoci folla a mezzogiorno in corso Campania, non sono spuntati testimoni. Ernesto Poli, l’uomo del filo, deve rispondere di concorso in rapina aggravata. E spunta un dettaglio inquietante: Ciro Merolla, 44 anni, abitante al rione Sanità, si chiama uno dei due rapinatori, quello rimasto ferito. E Ciro Merolla, 39 anni, abitante al rione Sanità, si chiama l’uomo che il 13 ottobre 2005 tentò di evadere dall’ospedale Cardarelli impugnando una pistola ma venne disarmato dall’agente penitenziario Vincenzo Panico che lo stava piantonando.

ENZO CIACCIO
Il Mattino il 21/02/08

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