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Travolto in moto, ritrovata l’auto killer. I vigili sulle tracce del pirata. Gli amici: «Ciro, ragazzo esemplare»

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«Non potete immaginare quanto Ciro avesse lottato contro quel cognome, Giuliano, e contro quella parentela scomoda. Aveva lottato duramente per emergere con le proprie forze». Così Salvatore Ronghi, vicepresidente del Consiglio regionale, ricorda l’amico Ciro Giuliano, 26 anni, il giovane di Melito che martedì notte è stato ucciso da un’auto pirata, mentre era a bordo del suo scooter Beverly 150. Accantonati i dubbi iniziali sulla natura dell’incidente, gli inquirenti ora sono definitivamente convinti che si sia trattato di una tragica fatalità. «Conoscevo da tempo Ciro – prosegue Ronghi – era un ragazzo umile, impegnato nel sociale e che non aveva contatti di alcuna natura con il clan». Ronghi abita a piazza Ottocalli, dove è avvenuto il tragico impatto. «L’auto che ha travolto Ciro stava sorpassando un autobus della Ctp, che stava effettuando la fermata. Se l’autista ha visto qualcosa, parli» dice. Un appello ai possibili testimoni è stato affisso anche nella sede del Ctp. Appelli che sono stati raccolti, da qualcuno che ha assistito al tragico impatto. Una telefonata anonima ha messo subito la polizia municipale, a cui il magistrato Viviana Criscuolo ha affidato le indagini, sulla traccia giusta. I vigili urbani stanno per identificare il pirata della strada che ha ucciso il giovane, sposato da meno di due anni. L’automobile che avrebbe travolto il Beverly 150 di Ciro, una Opel Corsa di colore nero, è stata rinvenuta in via Santi Giovanni e Paolo, a pochissima distanza dall’impatto. Sono tuttora in corso accertamenti tecnici per capire se i danni riportati dall’auto sono compatibili con la dinamica dell’incidente. Naturalmente si mantiene il riserbo più stretto sull’identità dell’investitore, per non pregiudicare le indagini. La moglie di Ciro, Antonella Scala, insegnante elementare, ricorda così suo marito: «Era un ragazzo e uno studente esemplare, onesto lavoratore come receptionist all’Hotel Plaza con regolare contratto a tempo indeterminato da quattro anni, amato e benvoluto da tutti i suoi colleghi di lavoro e compagni di studio, innamorato della vita, generoso e disponibile con tutti, amante dei cani che raccoglieva malati dalla strada: ne ho due solo in casa mia». «Dopo anni di fidanzamento e sacrifici economici – conclude Antonella – siamo riusciti a sposarci e mettere su casa e quando purtroppo sembrava di aver raggiunto la felicità, un destino tragico ha spazzato via tutto».

Il Mattino il 22/02/08

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