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mercoledì, Aprile 24, 2024
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IL GIUGLIANO MUORE NELL’INDIFFERENZA

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A Giugliano non si muove foglia, non tira vento, non soffia brezza. Il calcio muore nell’indifferenza più totale, con uno stadio rimasto figlio unico in città dopo lo smantellamento dello storico De Cristofaro che fu, e che era posizionato in centro e che è stato abbattuto per far spazio ad un parco attrezzato, e che dunque ha lasciato scettro e corona al solo e desolato nuovo A. De Cristofaro, decentrato in periferia e con una capienza di novemila posti, costruito per la serie B, e che invece nella migliore delle ipotesi sarà teatro al massimo di due campionati regionali, quello di Eccellenza per la Ssc Giugliano, e quello di Prima Categoria per l’Atletico Giugliano, oppure, nella peggiore delle ipotesi, ad uso e consumo solo di quest’ultima, dato che la prima squadra cittadina, la Ssc Giugliano, con una storia lunga più di ottanta anni, orfana di una società degna di tal nome e capace di far fronte ad un debito accumulato di oltre un milione di euro, che funge da zavorra per il futuro prossimo, che rischia di affondare i gloriosi colori gialloblu, e che frena l’interesse anche labile di chiunque si accosta ai libri contabili del club, sta per scomparire. Così muore il Giugliano, squadra che nell’ultimo decennio ha vissuto i più belli anni della propria storia, quella della meglio Gioventù, quando a calcare l’erba c’erano i bulloni dei Migliaccio, dei Corona, dei Gobbi, dei Franzese, dei Cutolo, dei Perna, dei Vives, e via via quelli di tutti gli altri, fino ai giovanissimi ma altrettanto promettenti Albadoro, D’Angelo, Scarpato, Famiano, e compagnia bella. In ordine di tempo gli ultimi ad indossare e a bagnare di sudore la mitica maglia dei tigrotti, quelli che, abbandonati da tutto e da tutti, Dea bendata compresa, hanno visto scomparire la serie D da sotto ai propri piedi, quelli che nonostante i sacrifici, l’anno da diseredati portato avanti senza stipendio, tra lotte ardimentose consumate dentro e fuori il rettangolo di gioco, alla fine hanno pianto lacrime amare per aver visto bruciare ogni proprio sforzo, per non essere riusciti ad arrivare almeno terzultimi al pari del Venosa, che nell’ultima di campionato è riuscito a sorpassare i tigrotti guadagnandosi i play out, e che a nulla le sono serviti dato che, notizia di ieri, quel Venosa, unica squadra in svantaggio con il Giugliano nel doppio confronto diretto, è poi retrocesso lo stesso nei play out, unicamente al Quarto, le ultime due compagne di sventura di Giugliano e Lavello. E tutti a chiedersi, chissà se al posto del Venosa il Giugliano avrebbe…, magari sarebbe….,ecc. La realtà però, è che non è tempo da lacrime di coccodrillo, ma è tempo da lupi, la Ssc Giugliano sta probabilmente per scomparire, ad oggi non esiste uno straccio di programmazione, non si parla di futuro, di ritiri, di campagna acquisti. Anche gli ultimi eroi, quei calciatori che nonostante la retrocessione vanno solo ringraziati ed applauditi, andranno via verso altri lidi vicini e lontani, utopistici per i gialloblu, dato che probabilmente nessuno di essi ritornerà al De Cristofaro, neanche con altre maglie di altri colori. Il calcio muore, e i tifosi più passionali, quelli che non badano alla categoria e che hanno sempre risposto presente, quelli che in passato si sono fatti promotori di iniziative come “Operazione palla al centro”, che regalò un altro anno di calcio ai tifosi seppur deludente, quelli che oggi fanno sapere con una lettera aperta, che “I gialloblu non devono morire”, invitando ancora una volta la sorda città e la muta amministrazione comunale, a mobilitarsi per la squadra che li rappresenta, stanno per aggiungere altre lacrime a quelle già versate. Perché il calcio giuglianese è moribondo, e nessuno si presenta al suo capezzale.

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