Denunciano l’assenza dello Stato, chiedono leggi severe, qualcuno arriva a invocare la pena di morte. La gente di Calvizzano reagisce con rabbia e rassegnazione all’uccisione di Vincenzo Norcaro, il giovane tabaccaio freddato ieri sera durante un tentativo di rapina.
Davanti al negozio con le saracinesche abbassate si svolge una mesta processione e con il passare delle ore il marciapiede si riempie di fasci di fiori. “Vedete quel locale di fronte? Era un negozio di telefonini: hanno subito tante di quelle rapine che hanno deciso di chiudere…”, spiega Antonio, un ragazzo che abita di fronte alla tabaccheria dove ieri hanno fatto irruzione i banditi. In viale della Repubblica, l’ex Corso Italia – la strada provinciale che collega i paesi della cintura settentrionale di Napoli – non c’e’ commerciante che non racconti di aver subito rapine, aggressioni, furti. Come Annalisa e Titta, due sorelle titolari di un negozio di biancheria intima: “Oggi abbiamo chiuso per lutto, crediamo comunque che non apriremo piu: dopo quello che e’ successo a Enzo abbiamo capito che il coraggio da solo non basta”.
Anche i Norcaro avevano fatto l’abitudine agli assalti della criminalita’. Una volta uno dei fratelli fu colpito alla fronte con il calcio di una pistola. In un’altra circostanza, i fratelli erano riusciti a bloccare due balordi: “Li catturarono – racconta un abitante della zona – poi Vincenzo li fece andar via senza chiamare la polizia, senza neppure farsi restituire l’incasso: era fatto cosi’, un ragazzo buono e generoso”. Andrea, cognato della vittima, nega che Vincenzo abbia reagito ieri sera alla rapina. “Stava uscendo dal negozio, forse uno dei banditi si e’ spaventato temendo una reazione, e ha sparato”. Il padre stava aspettando a bordo della sua auto che i due giovani abbassassero la saracinesca per riaccompagnarli a casa”. L’uomo per un breve tratto ha inseguito i banditi, riuscendo a tamponare la loro Fiat Punto, poi e’ tornato indietro per soccorrere il figlio, ormai agonizzante. Il delitto e’ avvenuto mentre in paese era in corso la festa patronale. Centinaia di persone si affollavano in piazza Umberto I, nel centro antico, a diverse centinaia di metri dal luogo del delitto. A quell’ora viale della Repubblica era praticamente deserto, unico locale ancora aperto una pizzeria sul lato opposto della strada. La gente di Calvizzano e’ esasperata, denuncia soprattutto l’assenza delle istituzioni. Da anni aspettano la realizzazione di una stazione di carabinieri: per ora – spiega il sindaco, Mario Morra, nefrologo, eletto alla guida di una lista civica – sono stati individuati i locali.
“Qui la tutela dell’ordine pubblico – spiega Luigi, un amico della vittima – e’ affidata a sei vigili urbani, pochi per un paese di 13mila abitanti. Ma forse il problema non e’ tanto nel numero di esponenti delle forze dell’ordine messi a presidio della sicurezza , quanto nell’applicazione delle leggi: non e’ possibile che un rapinatore sia di nuovo fuori pochi giorni dopo l’arresto”.
Eppure Calvizzano viene descritta come una realta’ meno difficile rispetto agli altri paesi confinanti, come Marano e Mugnano, segnati dalla presenza di agguerriti clan della camorra. “Da noi e’ rimasta molto radicata una cultura contadina – spiega il sindaco – Vivo qui da 55 anni e mai era accaduto un fatto del genere: credo che i delinquenti provengano da altre città”. Il sindaco ha proclamato per domani il lutto cittadino. Ancora da fissare la data dei funerali. La festa patronale in onore di San Giacomo, che doveva protrarsi per cinque giorni, e’ stata sospesa.