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domenica, Giugno 16, 2024
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CDR DI CAIVANO BLOCCATO, EMERGENZA IN 14 COMUNI

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di ANTONIO TRILLICOSO



È sempre più emergenza dopo il blocco dell’impianto di combustione derivati dei rifiuti (Cdr) di Caivano e per i cumuli di immondizia ammassati agli angoli delle strade di quasi tutti i centri dell’hinterland. Al punto che a Cardito il Comune ha dovuto organizzare, con un’auto «armata» di megafono che ha percorso le vie cittadine, una campagna d’informazione invitanto i residenti a tenersi la spazzatura in casa per non aggravare la già difficile situazione. Un’emergenza per ora senza via d’uscita: da una parte alcuni centri come Casandrino e Casoria, da giorni non vedono passare i camion per la raccolta dei rifiuti; dall’altra, all’impianto Cdr di Caivano, fin da mercoledì tutti quei mezzi delle ditte di nettezza urbana che sperano di sversare il loro carico di rifiuti vengono rimandati indietro dai manifestanti.
Alla protesta davanti ai cancelli del Cdr partecipano anche molti cittadini di Marcianise, che non ce la fanno più a sopportare gli odori nauseabondi emanati da un milione e 200mila tonnellate di rifiuti stoccati in circa 300mila metri di terreno. Il picchettaggio 24 ore su 24 è stato promosso dall’associazione «Caivano Pulita» a cui si sono uniti numerosissimi residenti della cittadina. Fanno la «guardia» all’ingresso dell’impianto bloccando qualunque mezzo cerchi di entrare per scaricare l’immondizia e non intendono muoversi fino a quando non arriverà un provvedimento concreto che aiuti a risolvere l’emergenza. Con loro anche alcuni esponenti dei NoGlobal locali che la settimana scorsa sono stati protagonisti di scontri con la polizia.
La decisione di bloccare i cancelli del Cdr è la risposta, spiega Andrea Mennillo, presidente dell’associazione «Caivano Pulita», «all’atteggiamento molto poco chiaro assunto dall’amministrazione comunale rispetto a questo grave problema». Ma la raccolta in tilt dei rifiuti è soltanto la punta di un icesberg, dietro il quale c’è anche la delicatissima questione del nuovo inceneritore che dovrebbe sorgere ad Acerra. Proprio mercoledì il gruppo dei manifestanti di Caivano si è incontrato con i rappresentanti del comitato acerrano per portare avanti insieme la lotta. Nei prossimi giorni verrà siglato un accordo tra le due parti «per unirsi nella battaglia anti-inceneritore e contro la salute di decine di migliaia di cittadini – spiegano i manifestanti – che continuano a pagare sulla propria pelle l’alto prezzo di un territorio devastato dai veleni».
Intanto continua la raccolta di firme da parte del circolo culturale Pierino Pepe, per chiedere a Comune, Regione e presidente della Repubblica maggiori controlli sul territorio. In due giorni sono state raccolte oltre duemila firme. Sul fronte amministrativo è stata preparata un bozza di intesa tra Comune di Caivano e commissariato straordinario di governo in cui si stabilisce lo smaltimento delle balle non regolarmente chiuse, la rimozione in 12 mesi delle balle giacenti, ed entro ottobre la realizzazione di una nuova rampa d’ingresso all’impianto di Cdr per evitare ingorghi nell’area industriale di Pascarola.
Nel frattempo sull’emergenza si è pronunciato anche Paolo Russo, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il quale ha ribadito che «se il commissariato ha fallito politicamente su tutta la linea, adesso tocca alla magistratura far luce su quanto sta accadendo in questi giorni». Russo ha anche sottolineato che il commissariato deve imporre alla Fibe, la società che gestisce tutti gli impianti dei rifiuti sul territorio regionale «il rispetto dei termini contrattuali perché i cittadini non possono pagare colpe che non hanno commesso».




Coinvolta tutta la provincia


Sono 14 i comuni che scaricano nel Cdr di Caivano, questo almeno quanto stabilito in un incontro tra Comune e commissariato per l’emergenza rifiuti. Si tratta di Caivano, Cardito, Crispano, Casandrino, Afragola, Casoria, Arzano, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Sant’Antimo, Grumo Nevano, Acerra, Casalnuovo. Nei mesi scorsi scaricavano nell’impianto anche alcuni comuni dell’Agro Aversano e quelli della penisola sorrentina e dell’area est di Napoli. In seguito alle proteste e all’aumento vertiginoso delle balle, fu siglato un nuovo accordo e dalle duemila tonnellate giornaliere si è passati a 1500. Un’intesa che però non ha risolto il problema e che ha provocato il collasso della raccolta anche in altre aree.

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IL MATTINO 3 MAGGIO 2003

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