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REATI AMBIENTALI: NUOVO AVVISO PER BASSOLINO

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È un reato ambientale l’ultimo capo d’imputazione a carico del governatore della Campania Antonio Bassolino. Un reato che risale al 2006, allo stesso periodo nel quale la Procura di Napoli portava a conclusione il filone principale delle indagini sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania e dava inizio a una seconda inchiesta sulla gestione del commissariato antirifiuti, poi passata agli atti con l’espressione in codice di «rompiballe». Sono stati i militari del nucleo di polizia tributaria, guidati dal colonnello Sandro Baldasari, a notificare la nuova informazione di garanzia, recapitata all’avvocato Giuseppe Fusco, storico difensore del presidente della Campania Bassolino. La nuova tegola giudiziaria è dunque uno stralcio dell’inchiesta madre sulla gestione dei rifiuti, che vede imputato il numero uno di Palazzo Santa Lucia dinanzi alla quinta sezione penale del Tribunale di Napoli. Bassolino – assieme agli ex vertici della Impregilo e agli ex subcommissari come Vanoli, Facchi e Acampora – risponde di truffa, falso, frode in pubbliche forniture, per gli anni in cui ha rivestito il ruolo di commissario all’emergenza rifiuti. Ora, accanto alle accuse principali, arriva una nuova contestazione per violazione delle norme ambientali nella gestione di un ciclo industriale che sarebbe dovuto passare – come da contratto con la Impregilo – attraverso i sette impianti di Cdr e la realizzazione di due termovalorizzatori. L’avviso di garanzia porta la data del primo ottobre ed è firmato dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Sono gli stessi inquirenti titolari delle indagini sulla gestione commissariale per l’emergenza rifiuti, gli stessi titolari di accertamenti patrimoniali e contabili negli uffici delle società collegate al gruppo della Impregilo. Ora, alla luce del nuovo atto garantito, non si escludono nuove mosse da parte dell’ufficio inquirente. Potrebbero scattare altri accertamenti patrimoniali, indagini su beni riconducibili al governatore Bassolino, richieste di acquisizioni documentali, perquisizioni mirate. Potrebbero essere queste la nuova strategia della Procura di Napoli. L’inchiesta sul ciclo raccolta rifiuti è finora sfociata in due inchieste parallele: quella già a dibattimento che coinvolge Bassolino; e la cosiddetta inchiesta «rompiballe», che vede coinvolto l’ex staff dirigente del Commissariato e della Protezione civile, all’epoca sotto la direzione dell’attuale sottosegretario Guido Bertolaso. In questo secondo caso, accanto alle accuse di truffa, risultano centrali altre ipotesi di reato: traffico e sversamento illecito di rifiuti e discarica abusiva. Una seconda inchiesta, quest’ultima, che è attualmente al vaglio del giudice per le udienze preliminari Raffaele Piccirillo e che prende le mosse nel 2006, nello stesso periodo in cui risale la nuova contestazione notificata ieri mattina dalla guardia di finanza, in un fascicolo giudiziario che resta ancora formalmente aperto. La Procura è a caccia di elementi a sostegno dell’ultimo capo d’imputazione. La violazione di norme ambientali potrebbe essere il primo passo di una vicenda giudiziaria ancora tutta da definire, nella quale va sempre e comunque sottolineata l’innocenza degli indagati, almeno fino a prova contraria.


LEANDRO DEL GAUDIO

Il Mattino il 03/10/08

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Il processo riprenderà il 12 novembre davanti alla quinta sezione penale



La «caccia» al patrimonio di Bassolino è un leit motiv del processo alla cabina di regia del commissariato antirifiuti in Campania. È il marzo del 2008 quando in aula, dinanzi al gup Marcello Piscopo – il giudice che ha firmato il rinvio a giudizio del governatore, per truffa, falso, frode e abuso d’ufficio – i curatori speciali della Regione Campania chiedono accertamenti e sequestri a titolo conservativo. Un’istanza che viene respinta – è bene chiarirlo subito – ma che basta da sola a sollevare un caso. Una richiesta respinta che mise comunque in moto interrogativi, anche da parte di 19 comuni costituiti parte civile nel corso del procedimento. Quali sono i beni di Bassolino? In cosa consiste il patrimonio della carica amministrativa più rappresentativa della Campania? Domande a cui è impossibile rispondere, viste le più elementari norme che tutelano la privacy di una persona, che restarono per giorni in attesa di una risposta del gup. Scrivevano i due legali rappresentanti della Regione Roberto Fiore e Pino Vitiello: «Si richiede il sequestro conservativo dei beni immobili e di tutte le somme depositate presso qualsiasi banca o istituto di credito, sotto forma di conto corrente, libretti di risparmio, libretti al portatore, a nome degli imputati, nonché somme o cose a loro dovute a qualsiasi titolo». Un’istanza corredata da un elenco di beni riconducibili ad alcuni dei 28 imputati (che spaziava da case al mare o barche) rigettata dal gup per il quale non bastavano i gravi indizi di colpevolezza per motivare un atto invasivo come il sequestro conservativo: «Non c’è periculum in mora che faccia apparire fondato un futuro depauperamento del debitore», aveva spiegato il giudice. Anche di fronte ad accuse per reati gravi come quelli sottoscritti dalla Procura, mancano gli estremi per un sequestro conservativo, un provvedimento che non ha comunque precedenti nei processi in materia di pubblica amministrazione. Eppure, stando all’indagine svolta dai due legali in veste di curatori speciali della Regione, il governatore Bassolino non risultava intestatario di beni, non risultava formalmente proprietario di beni o conti correnti personali, di immobili. Erano le stesse parti civili che chiedevano accertamenti alla guardia di finanza, in uno scenario investigativo che a distanza di mesi fa registrare nuovi colpi di scena. Come il lavoro svolto sotto traccia dai detective della polizia tributaria, che hanno notificato un avviso di garanzia e che sono specializzati proprio nella caccia ai patrimoni. l.d.g.

Il Mattino il 03/10/08

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