Potrebbe non toccare al Parlamento dare il via libera all’utilizzo delle telefonate nelle quali uno degli interlocutori – non intercettato direttamente – è il parlamentare di An ed ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi. Il gip di Napoli, Enrico Campoli, ha infatti ravvisato il fumus dell’incostituzionalità nella norma che impone l’autorizzazione parlamentare anche per le conversazioni di deputati o senatori captate casualmente durante l’ascolto di telefoni di terzi, indagati. Una possibilità, quella ipotizzata da Campoli, già prevista dalla sentenza Flick che però sul punto specifico non si era espressa non essendo quello delle telefonate dei terzi non indagati un punto in contestazione. La conseguenza pratica è stata lo stralcio della posizione processuale di Mario Landolfi, imputato per corruzione elettorale e truffa aggravata dal favoreggiamento della camorra. La Consulta, andando a intregrare la sentenza Flick, potrebbe decidere non prima dei prossimi sei mesi. Solo dopo potrà riprendere l’udienza preliminare a carico di Landolfi. Ne è stata data comunicazione nell’udienza preliminare di ieri mattina, durante la costituzione delle parti (assenti i difensori del parlamentare, Filippo Buccico e Giulia Buongiorno) nel processo per lo scandalo Ecoquattro-Ce4 che vede coinvolti anche l’ex sindaco di Mondragone, Ugo Conte; ex assessori ed ex consiglieri comunali dello stesso comune del litorale; l’allora presidente del consorzio di bacino per la raccolta dei rifiuti Ce4, Giuseppe Valente; imprenditori incaricati di riciclare tangenti; esponenti del clan La Torre di Mondragone; e Sergio Orsi, all’epoca amministratore di Ecoquattro assieme al fratello Michele, ucciso dal clan dei Casalesi il primo giugno di quest’anno da Giuseppe Setola e dai suoi killer. Omicidio, hanno rivelato i pentiti, strettamente collegato alla sua decisione di collaborare con la Dda di Napoli proprio in merito alla gestione dell’emergenza rifiuti. Ipotesi, quest’ultima, che ha trovato una conferma ieri con la convalida del fermo di Mario Di Puorto, il giovanissimo complice di Setola, accusato di aver partecipato all’omicidio svolgendo il ruolo di vedetta. Era stato lui, ha raccontato il collaboratore di giustizia Oreste Spagnuolo, a seguire Michele Orsi e la moglie per giorni e giorni, con la sua Smart grigio-nero. Era stato sempre lui, poco prima delle 10 del mattino, ad avvertire Setola, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e lo stesso Spagnuolo che Michele Orsi era uscito da casa, a Casal di Principe, e che era in giro per il paese. E ancora lui, intorno alle 13,20, ad avvertire i complici della sua presenza nel Roxy bar, a pochi metri dalla sua casa: era andato a comprare la Coca Cola per i suoi bambini più piccoli. Il gip di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Chiaromonte, ha ritenuto ampiamente motivati i gravi indizi di colpevolezza a carico di Di Puorto e, dopo la convalida del fermo, ha emesso la misura cautelare ipotizzando l’accusa di concorso in omicidio aggravato.
ROSARIA CAPACCHIONE
Il Mattino il 21/11/08