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Bidognetti cercò di frenare il figlio: «Attento a Setola, è un drogato»

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«Francesca, fai scendere zia Maria, che la Dia la vuole parlare». Con queste parole, la sera di sabato 31 maggio, Gianluca Bidognetti, figlio di Francesco e della collaboratrice di giustizia Anna Carrino, attirò in una trappola la zia e la cugina.
Giuseppe Setola, il sanguinario latitante scarcerato perché non ci vede bene, gli aveva chiesto di dargli una mano ad ammazzare Maria Carrino per punire Anna. E il ragazzo (ha solo vent’anni) accettò «senza battere ciglio e senza chiedere alcuna spiegazione», come racconta il pentito Oreste Spagnuolo. Gianluca è stato fermato ieri dai carabinieri, che gli hanno notificato un provvedimento firmato dal pool di magistrati che indaga sui casalesi. Un provvedimento che colpisce anche Giuseppe Setola e si aggiunge agli altri già emessi nei suoi confronti negli ultimi mesi. Fu Setola, infatti, a sparare contro Francesca Carrino, che era caduta nella trappola di Gianluca, era scesa nel cortile del parco dove abitava e si salvò per miracolo, perché riuscì a richiudere il portoncino di ingresso. Otto persone in tutto quella sera raggiunsero il parco di Villaricca in cui vivevano le sorelle di Anna Carrino. Si finsero agenti della Dia perché la Dia «gestisce» la collaboratrice di giustizia: Gianluca fece credere alla zia e alla cugina che in una delle auto col lampeggiante blu ci fosse la propria madre, che voleva incontrarle. In un primo momento, Maria Carrino tentò di scagionarlo: «Dopo 5 minuti dal fatto ho telefonato a mia nipote Katia Bidognetti dicendole che avevano sparato a Francesca, ho detto a Katia che per farmi scendere dalla mia abitazione mi avevano detto che sotto casa c’era Gianluca con quelli della Dia. A questo punto Gianluca ha preso il cellulare di Katia, Gianluca era insieme alla sorella. Mia figlia Francesca dopo che ha risposto al citofono non mi ha detto con chi aveva parlato, mi ha soltanto detto che sotto casa c’era Gianluca con quelli della Dia». Di lì a qualche giorno, invece, la donna avrebbe ritrattato, spiegando che c’era proprio Gianluca, quella sera, sotto casa sua.
Il figlio minore è una preoccupazione per Francesco Bidognetti: si evince dalle intercettazioni ambientali in carcere. Troppo legato a Giuseppe Setola, che è cocainomane e dunque inaffidabile, indifferente alle esigenze economiche delle due sorelle Katia e Teresa, il boss cerca di farlo ragionare: «Non si dice mai ad uno quello che tu tieni nel cuore, che tu pensi, non si dice mai… Le intenzioni che tu tieni te le devi tenere nella tua testa. non fidarti mai». A questo punto, le telecamere riprendono Bidognetti mentre si tocca ripetutamente il naso con gli indici, come a voler indicare un soggetto che faccia uso di stupefacenti: «Mai… non fidarti mai, è la gente più indegna e pericolosa che esista». Gianluca, infastidito, replica: «Ti ho capito. Fin qua ci siamo, ma io… A me uno solo ci sta che mi fa paura e sei solo tu e nessun altro più. Io solo a te sento, solo a te».
Setola ormai ha saldamente in mano il potere e tiene per sè soldi che spetterebbero alla famiglia Bidognetti. Della famiglia vuole avere contatti solo con Gianluca. La sorella Teresa lo rimprovera, ma lui spiega che assecondare Setola è ormai una necessità economica. Racconta Teresa al padre: «Papà, io glielo dico sempre, ma quello lo sai che cosa ti risponde? Che dopo non puoi neanche mangiare! Papà, uno glielo dice a tavola quando sta mangiando, perché solo allora si vede lui. Uno glielo dice: apri gli occhi, ma quello non se ne fotte proprio. Tu vuoi andare per la via tua? E vai per la via tua, ma poi dopo non piangere. Io glielo dico sempre: quando vai a finire là dentro fai morire tuo padre, non noi, perché noi non ci veniamo, te lo puoi pure scordare».


Titti Beneduce da il Corriere del Mezzogiorno, 22-11-2008

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