Oggi i 98 sindaci dei comuni delle province di Napoli e Caserta daranno l’addio agli otto consorzi di bacino (i vecchi «carrozzoni» che avrebbero dovuto assicurare la raccolta differenziata) che la commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti definì oltre che «enti di intermediazione burocratico- clientelare», come «luoghi di incontro fra malavita camorristica e mala amministrazione ». Se non oggi, in prima convocazione, il presidente del Consorzio unico di Napoli e Caserta sarà eletto nei prossimi giorni. Nell’eventualità non dovesse essere trovata l’intesa su un nome, sarà designato il sindaco del Comune più grande, in questo caso toccherà al sindaco di Aversa, coadiuvato dai sindaci dei due comuni più piccoli. Il lavoro avviato dallo scorso 24 luglio dal gestore unico, Alberto Stancanelli, ha incrociato molteplici difficoltà. A partire dalle dimissioni a catena degli alti ufficiali nominati responsabili del Ce4; del Ce2; del Na2 e del Na4. Ma andiamo per ordine: con lo scioglimento degli otto consorzi di bacino sono stati, anzitutto, cassati 60 incarichi ben remunerati. Si tratta di 4 presidenze; 16 posti da consigliere; 4 commissari; 4 subcommissari; 24 componenti del collegio dei revisori; 8 direttori generali. Certo, ben poca cosa rispetto a ciò che, in termini di spesa, hanno rappresentato questi «mostri mangia soldi». Un calcolo complessivo di circa 167 milioni 220 mila euro di debiti, a fronte di un credito vantato nei confronti del Commissariato straordinario di 84 milioni e di altri soggetti non meglio specificati di 150 milioni 858 mila euro.
Risultano essere 2392 i dipendenti degli ex consorzi, di cui 1487 operanti in provincia di Caserta e 905 in quella di Napoli. Gli esuberi sono oltre 500, la maggior parte nel Napoletano. Per la ricollocazione del personale, tuttavia, la struttura del sottosegretario Guido Bertolaso ha proceduto ad una ricognizione nei comuni e negli enti locali per accertare i posti disponibili in pianta organica. Sono emersi 716 posti disponibili nei comuni napoletani e 211 in altri enti dello stesso territorio; nei comuni casertani, invece, sono risultati 453 le disponibilità riscontrate e 8 quelle rinvenute in altri enti. Allo studio dei tecnici vi sono tre ipotesi di lavoro: il prepensionamento dei lavoratori che hanno raggiunto i 57 anni di età (circa un centinaio); la possibilità di attuare la mobilità nell’ambito della Pubblica amministrazione (ma il ministero dell’Economia dovrebbe autorizzare i comuni a sforare il patto di stabilità); e la cassa integrazione lunga, sul modello di quella applicata per i dipendenti di Alitalia. Il vero rischio è la conflittualità sociale, giacché le aspettative di stabilizzazione dei dipendenti degli ex consorzi di bacino si scontrerebbero con quelle analoghe rincorse dagli Lsu. Tra le criticità maggiori rilevate dall’attività ricognitiva dello staff di Stancanelli, quella relativa ai dipendenti dell’ex consorzio Napoli 1: 214 addetti assunti a tempo determinato, il cui impiego è stato contrattualmente prorogato con la prosecuzione dello stato di emergenza, pur rimanendo pressoché inattivi in quanto i Comuni del bacino avevano deciso di uscire dal consorzio, azzerando, di conseguenza, le commesse. Adesso, mentre al Consiglio di Stato è stato richiesto un parere consultivo per la stabilizzazione dei 214 lavoratori in applicazione della norma prevista dalla Finanziaria 2007, con una nuova ordinanza è stata concessa quella che, probabilmente, sarà l’ultima proroga contrattuale, con scadenza il 31 gennaio 2009. Nel frattempo, gli ex dipendenti del Napoli 1 sono attualmente impegnati nella raccolta di rifiuti a Bacoli, Boscoreale, Boscotrecase, Brusciano, Giugliano, Marano, Sant’Antimo, Somma Vesuviana, nelle aree archeologiche di Pompei ed Ercolano e nel parco del Vesuvio. Anche l’articolazione (l’ex consorzio di bacino) Napoli 3 genera preoccupazione. In particolare per vantare — secondo quanto finora accertato — una «situazione creditoria pari a circa 30 milioni di euro (di cui 21 milioni 279 mila euro verso la struttura commissariale per la gestione delle discariche; 1 milione 744 mila 155 euro verso la Fibe Campania; ancora 2 milioni 94 mila 518,13 euro verso la struttura commissariale: somma anticipata con ordinanza del 2003; 4 milioni 889 mila 456,72 euro sempre verso la struttura commissariale quale differenza tra i contributi ricevuti per il pagamento degli oneri stipendiali ed il costo sostenuto dal consorzio). Mentre la situazione debitoria complessiva ammonta a 20 milioni 981 mila euro verso i fornitori; 1 milione 888 mila 249,17 euro nei confronti di Equitalia; 5 milioni 920 mila verso gli enti previdenziali ».
Un altro aspetto clamoroso dello scandalo dei bacini è rappresentato dall’ex consorzio Napoli 4 che ha 250 dipendenti, pur essendo «completamente inattivo», se si esclude il servizio di raccolta differenziata esercitato ad Agerola da 15 addetti. È qui che appare il margine di esubero più consistente che andrà ricollocato. Disperata pure la situazione finanziaria del Caserta 2, generata dal mancato regolare versamento delle quote dei comuni consorziati. Un’inadempienza diffusa che ha prodotto ritardi nei pagamenti ai dipendenti e ai fornitori e l’impossibilità di sostenere le spese di riparazione per i mezzi (su 105 camion, 37 sono stati trovati in avaria e su 102 mezzi di piccole dimensioni, 47 quelli guasti). Il buco ammonta a 8 milioni di euro solo per i contributi previdenziali e gli oneri riflessi non versati; i debiti verso i fornitori, poi, arrivano a 33 milioni di euro; tutto questo pur a fronte di crediti vantati nei confronti dei comuni per 43 milioni. Nel consorzio Caserta 3 è stata rinvenuta un’analoga condizione: la situazione debitoria è cresciuta a causa dei contributi non versati nel corso degli anni per complessivi 10 milioni 806 mila 280,57 euro e nei confronti di Equitalia per 14 milioni di euro. Da una verifica effettuata, lo stato dei crediti vantati dai disciolti consorzi nei confronti del commissariato di Governo ammonta a oltre 84 milioni di euro: crediti relativi soprattutto alla gestione dei siti di stocaggio. Mentre la mole di crediti dovuta a quote consortili non versate ammonta a circa 2 milioni 700 mila euro e a circa 100 milioni di euro quelli per servizi resi (sebbene in molti comuni siano stati contestati); i debiti, poi, verso i fornitori, sarebbero circa 125 milioni 462 mila euro. È per questo che si è proceduto sia con i piani di rientro (per 18 milioni), sia con la nomina di commissari ad acta in 65 comuni delle province di Napoli e Caserta per il recupero di 36 milioni circa.
Angelo Agrippa
Corriere della sera 22/12/08
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