Il boss Michele Zagaria e Raffaele Bidognetti (figlio di Cicciotto ’e mezzanotte) sono due dei quattro imputati rinviati a giudizio ieri dal gup del tribunale di Napoli nell’ambito del processo sulle estorsioni all’imprenditore Emini. L’udienza dibattimentale si aprirà il prossimo anno davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (anche per Pasquale Cristofaro e Giuseppe Pagano) mentre il 6 febbraio del 2009 il giudice dell’udienza preliminare vaglierà le posizioni degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato: tra questi alcuni appartenenti della famiglia Cristofaro di Lusciano (Luigi è stato sindaco del piccolo centro dell’agro aversano negli anni Ottanta), Palmina Ferrara, Gennaro Santagata, Luigi Tamburrino e Nicola Verolla. Al centro dell’inchiesta un giro di estorsioni commesse dal clan dei Casalesi ai danni di un importante gruppo imprenditoriale del Casertano, la «Emini Costruzione S.p.a.» il cui titolare, l’imprenditore Emini, che dalla scorsa primavera vive sotto scorta – secondo una recente inchiesta – sarebbe stato anche l’obiettivo del superlatitante Peppe Setola che avrebbe voluto addirittura usare del tritolo per far saltare in aria i suoi cantieri. Gli arresti degli imputati furono eseguiti all’inizio del 2008 dagli uomini del comando provinciale dei carabinieri di Caserta e quelli della Guardia di Finanza di Napoli. Gli imputati, tutti elementi di vertice e di spicco del clan, sono gravemente indiziati di estorsione aggravata. In sette anni, dal 1999 al 2003, sarebbero riusciti ad estorcere ai titolari della «Emini Costruzioni» circa un milione e mezzo di euro, servendosi non solo di affiliati all’organizzazione ma anche di facoltosi commercianti, di amministratori del comune di Lusciano, piccolo centro alle porte di Aversa. Le indagini sono state coordinate dai sostituti procuratori della Ddirezione distrettuale antimafia Marco del Gaudio, Antonello Ardituro e sono la prosecuzione di un altro filone investigativo, dell’ex pm antimafia Raffaele Cantone. Inchiesta quest’ultima sviluppata a cavallo degli anni 2005 e 2006 e che aveva portato all’arresto, con l’accusa di estorsioni aggravate dal metodo mafioso quattro affiliati allo stesso clan. L’attività d’indagine è stata arricchita dalle dichiarazioni di Luigi Guida, detto «’O drink» (che non è un pentito), per alcuni anni reggente del gruppo Bidognetti. Secondo l’accusa, ma anche sulla base delle sue stesse dichiarazioni, Guida era subentrato nella gestione delle estorsioni alla «Emini Costruzioni» a Francesco Pezzella, ucciso in un agguato.
BIAGIO SALVATI
Il Mattino il 30/12/08