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I rom preparano l’assedio al Comune

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Hanno deciso di presidiare il Comune per chiedere il sostegno dell’amministrazione affinché faccia pressione per scongiurare lo sgombero. Il termine è scaduto ieri, ma le forze dell’ordine non sono ancora arrivate al campo rom della zona Asi e per le famiglie si apre lo spiraglio di un’eventuale proroga in attesa di trovare delle soluzioni abitative alternative. Domani alle 10 la comunità rom, con Opera nomadi, Cgil, Prc Napoli, associazione Pixel, Less-onlus, il Tavolo Rom, l’Assopace, Attak, Archintorno e i comboniani di padre Alex Zanotelli, si troverà davanti al palazzo comunale di corso Campano per chiedere un incontro col sindaco Giovanni Pianese. «Al Comune dicono che dell’emergenza deve occuparsi la prefettura – attacca Carmine D’Angelo, di Opera nomadi – ma il presidio in piazza del Plebiscito a Napoli non ha prodotto risultati. Ora chiediamo al primo cittadino di ascoltare le nostre ragioni e sostenerle con noi al tavolo in prefettura. Bisogna trovare una sistemazione alternativa per le famiglie che vivono a Giugliano da trent’anni, non possono essere lasciate in mezzo ad una strada». Non si conosce ancora la data in cui verrà eseguito l’ordine del giudice che ha dichiarato l’area inquinata e, quindi, da liberare. Ma un’operazione di sgombero per 450 persone non si improvvisa. Lo sanno bene le associazioni, per questo sale la protesta. «Bisogna organizzare una fuoriuscita progressiva dai campi», dicono a Giugliano. Così ieri mattina i rom si sono dati appuntamento all’interno del campo 11 per una nuova assemblea, durante la quale è stato deciso il presidio al Comune. L’attesa è snervante, le famiglie sono provate dall’incubo dello sgombero forzato. Immaginano l’arrivo di centinaia di poliziotti assieme alle ruspe che dovranno abbattere le loro casette di legno e lamiera, realizzate su un’area dichiarata inquinata dai rifiuti tossici sulla base del provvedimento dei magistrati di Napoli. Basta l’arrivo di una volante della polizia a metterli in allarme. «Siamo di Giugliano – dicono mostrando certificati di iscrizione a scuola dei bambini- e non ce ne vogliamo andare. Anche noi vogliamo lasciare questi campi senza acqua né luce, ma chiediamo solo delle alternative». Iriyan ha 15 anni, soffre di epilessia e suo padre Angelo è preoccupato per la sua sorte. «Mio figlio ha dei grossi problemi di salute, deve subire un intervento chirurgico – dichiara -. Senza casa, dovremo tenerlo in macchina al freddo«. Non mancano momenti di disperazione. «Vivo a Giugliano da trent’anni coi miei figli e i miei nipoti – racconta Zorka, 59 anni -. Se mi costringeranno ad andare via non potrò far altro che darmi fuoco nella baracca». I rom stanno anche valutando l’ipotesi di ricorrere contro il provvedimento del magistrato con cui si ordina lo sgombero sostenendo che così verrebbe leso il diritto allo studio di ottanta bimbi. «Non è che non ce ne vogliamo andare – insiste Silvio -. Ma adesso con questo freDdo come posso far sopravvivere i miei otto figli? Pensano di noi che siamo nomadi, mentre invece siamo qui fermi da trent’anni». I rom sono stanziali dalla prima metà degli anni ’80, tant’è vero che, ricordano, tutti i loro cari sono stati seppelliti nei cimiteri di Qualiano e Giugliano. Intanto si aspetta con ansia la consegna dei lavori per il villaggio attrezzato per 130 persone, ma resta da effettuare anche la selezione delle persone che dovranno risiedervi sul totale di 450. In più il vivaio che ha occupato l’area del Comune, non l’ha ancora liberata dalle piante.

TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 4 DICEMBRE 2008

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