Litorale senza vista sul mare, braccio di ferro sulla demolizione dei muri che delimitano i lidi. «Sono degli obbrobri, impediscono la visuale e vanno buttati a terra», dicono i politici. «Sono stati realizzati per garantire la sicurezza di strutture e bagnanti», si difendono i gestori. Una parte delle attuali recinzioni di cemento sono state costruite con licenza, mentre altre sono state condonate in un secondo momento. Dopo anni di dibattito, al tavolo istituto dal Comune – col sindaco Giovanni Pianese e l’assessore Roberto Castelluccio – assieme ai sindacati dei balneari, la questione fa un passo in avanti: gli operatori si dicono disposti a cedere a patto che possano sostituirli con inferriate. I riflettori accesi dallo scandalo dei 39 arresti per l’inchiesta della procura «mattone selvaggio», poi, fa passare un altro principio: verranno abbattute le opere abusive. La bozza del piano spiagge dovrebbe essere discussa martedì prossimo in Consiglio comunale. Il varo del provvedimento, messo all’ordine del giorno più volte ma mai discusso negli ultimi tre anni, consentirebbe a Giugliano di diventare finalmente la Città del mare, come previsto anche dai principi del nuovo statuto comunale, grazie alla riqualificazione dei suoi tre chilometri di costa. Tra i provvedimenti anche quello dell’allineamento del colore e delle fasce di rispetto tra i lidi. E in tema di riqualificazione, al centro del dibattito finiscono quello che gli ambientalisti definiscono il «lungomuro» e, soprattutto, la carenza di spiagge libere. Una colata di cemento divide la strada di Licola dagli arenili inglobando i parcheggi. A sentire gli operatori turistici, i muri sarebbero necessari per tenere alla larga ladri d’auto e rapinatori. Il nodo da sciogliere è la sicurezza. «Ci siamo detti disponibili da abbattere i muri, ma ci deve essere consentito di proteggerci con recinzioni alternative che non ostacolino la vista del mare», dice Adolfo Masullo. Si ipotizzano cancellate in ferro battuto, ma non si transige su un’altra questione. «Ci siamo proposti di gestire gratuitamente in consorzio le spiagge pubbliche tenendole sempre pulite, ma abbiamo chiesto di non toccare la consistenza demaniale delle aziende», dice Salvatore Trinchillo, responsabile provinciale Sib. In pratica, i privati non sono disposti a cedere spazi in favore delle spiagge libere. L’amministrazione comunale ha tentato la carta della mediazione. Lo scopo: ripensare il litorale, con un occhio allo sviluppo economico e uno alla vivibilità dell’area. C’è una buona base da cui partire: arenili bianchi e spaziosi, panorama suggestivo e strutture ricettive super attrezzate. Ma i lidi sono oasi in mezzo al degrado. Così lidi, ristoranti, bar e campeggi diventano la meta di un turismo mordi e fuggi che non consente all’area di entrare nei circuiti regionali. Il piano ritorna con un codazzo di polemiche sulla mancata pubblicità degli atti prodotti in commissione. Così l’opposizione ne ha ottenuto il rinvio da lunedì scorso al 7 aprile. «Basta scempi, le barriere sul litorale vanno abbattute: sottraggono ai cittadini visibilità e spazi per il mare», tuona Luigi Sequino, consigliere dell’Udc.
Litorale senza vista sul mare, la politica giuglianese: bisogna abbatere i muri
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