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venerdì, Aprile 19, 2024
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UN’INARRESTABILE DISCESA AGLI INFERI: FINE DELL’EFFETTO-DONADONI

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Siena, Chievo, Torino, Bologna, Lecce e Reggina. Sono solo queste sei le squadre che seguono il Napoli in classifica, all’indomani della sconfitta di Cagliari. Una sconfitta dolorosa, bruciante ma non certo inaspettata. La prima dell’era-Donadoni ma solo l’ultima di una lunga serie di amarezze. Che contrassegnano una stagione ormai tutta da buttare. Si diceva che il Napoli sapesse solo pareggiare. Sbagliato. Non ha dimenticato invece come si perde. Quanto alla vittoria, quella è una chimera. Manca da quattordici turni. Roberto Donadoni forse non se l’immaginava così dura. Aveva portato una ventata di lievi ma percettibili novità. La sua squadra era ben messa in campo ed aveva riacquistato solidità in fase difensiva. Per la verità, già domenica scorsa c’era stato il primo campanello d’allarme, contro l’Atalanta: partita scialba, zero occasioni da rete. Col Cagliari il Napoli è tornato ad essere quello da incubo degli ultimi due mesi rejani. Il cerchio si è completato, nel peggio ovviamente. Al Sant’Elia è scesa in campo una squadra molle, svagata, senza tecnica e, cosa imperdonabile per un gruppo qualitativamente modesto, senza un briciolo di cuore. La banda Allegri, tutta corsa, verticalizzazioni e gioco arioso, ha fatto subito sua la gara. Dopo quattro minuti era già avanti di una rete, realizzata dall’ottimo Jeda. Ha impresso un ritmo indiavolato al match, travolgendo col suo pressing altissimo i lenti e goffi portatori di palla avversari. Ben quattro i titolari assenti tra i padroni di casa, tre difensori, Lopez, Canini ed Agostini più il regista Daniele Conti; inoltre Biondini ed il bomber Acquafresca, non al meglio, erano tenuti precauzionalmente in panchina. In pratica era quasi la squadra-B del Cagliari ma è bastato per mettere in crisi un pallidissimo Napoli. Allegri, incurante delle assenze, schierava cinque giocatori offensivi: Fini e Lazzari mezzeali, Cossu rifinitore e il duo Matri-Jeda in avanti. Il quintetto terribile ha avuto gioco facile contro un centrocampo avversario inesistente, in cui ognuno vagava per conto suo e le fasce erano mal presidiate dagli evanescenti Mannini e Vitale. Cossu e Matri si scambiavano spesso la posizione sul centrosinistra, facendo ammattire il povero Santacroce; complessivamente il gioco cagliaritano era tutto un tourbillon di scambi in velocità e tocchi di fino di cui l’undici azzurro ci ha capito poco o nulla. Donadoni, che in settimana aveva provato una mediana con Hamsik e Dàtolo interni e rimproverato Lavezzi per il suo disordine tattico, ha perso la partita a scacchi col suo collega. Troppo prudente e fragile, la sua squadra. Anche le rare ripartenze sono state scialacquate con imperdonabile superficialità. Da salvare solamente la prova di Luca Bucci, quarant’anni suonati ed un passato ad Usa ’94; non sarebbe male se desse un ripasso di uscite all’immaturo Navarro. Visti nella ripresa un buon Dàtolo ed un guizzante Russotto: perchè non dar loro più spazio? Tanto più che Hamsik in campo continua a giocare a nascondino e Lavezzi attualmente non dribblerebbe nemmeno sua nonna. A nulla è servito poi lo scriteriato assetto finale deciso da Donadoni: Denis e Zalayeta di punta, Russotto e Lavezzi ali, Hamsik e Dàtolo a centrocampo. Troppa grazia. Il Pocho riesce solamente a sfiorare il gol e dopo venti secondi, sul rovesciamento di fronte, arriva lo splendido siluro di Lazzari che mette la parola fine. Alla partita. Al periodo donadoniano di flebili miglioramenti. E forse, o almeno c’è da augurarselo, all’avventura con la maglia del Napoli di molti dei fantasmi visti ieri.

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