Il macchinista pigia il pulsante, le porte del convoglio si chiudono. Un fischio prolungato. Risponde con un fischio prolungato il treno sull’altro binario. Poi un altro e un altro ancora mentre il convoglio di Metrocampania nordest comincia ad affrontare la galleria da Aversa centro ad Aversa ippodromo e poi per Giugliano e fino a Piscinola-Scampia. In sala comando, al fianco del capotreno, c’è l’amministratore della ferrovia, l’ingegnere Giuseppe Racioppi, che microfono alla mano fa da cicerone illustrando le stazioni della «linea arcobaleno», frequenze dei convogli, comuni attraversati, costi, progetti, cifre come i 7.500 passeggeri l’ora. Dieci chilometri di percorso, trentatré anni di attesa, ma sembra che da quest’angolo di periferia finalmente Napoli e anche l’Europa ora siano più vicine. Sul metrò della corsa inaugurale il presidente della giunta regionale Antonio Bassolino, che si diverte indossando il cappellino rosso delle due capotreno, Antonella Lonardo e Margherita Taurino. L’assessore Ennio Cascetta si gode la festa soddisfatto, così come il presidente della Provincia Dino Di Palma, i vertici di Ansaldo Trasporti e delle ditte che hanno realizzato le opere civili, il senatore Pasquale Giuliano, i sindaci, il presidente della commissione urbanistica del consiglio regionale, Pasquale Sommese, l’amministratore della holding regionale dei trasporti, Alessandro Rizzardi, il direttore generale Ciro Accetta, l’urbanista Benedetto Gravagnuolo. Assente il sottosegretario Gianni Letta, che aveva fino all’ultimo tentato di ritocarre la sua agenda per assistere all’evento. È il giorno della festa, Cascetta incassa complimenti, per Bassolino strette di mano anche dagli avversari politici, a cominciare dai due sindaci di centrodestra Gianni Pianese (Giugliano) e Domenico Ciaramella (Aversa). «Dobbiamo continuare la collaborazione istituzionale – avverte il presidente Bassolino – i treni così come i rifiuti non sono né di destra né di sinistra. Finita l’inaugurazione dovremo ricominciare a lavorare sodo, a confrontarci: è questo Sud che deve fare notizia, non quello della criminalità. Lunedì il patto di riqualificazione con i fondi Ue ad Aversa. Con Giugliano abbiamo molto da lavorare. Trentasette stazioni, 50 chilometri di nuovi binari, è la più grande opera pubblica in Italia dopo la la Tav e soprattutto un acceleratore di sviluppo e riqualificazione». I colori delle stazioni si succedono, giallo, verde, azzurro, ecco, siamo a Giugliano, il grande terminal della linea, si scende. Un giro per dare un’occhiata alle opere installate, dal senza titolo di Maddalena Ambrosio all’Ingabbiato di Lello Esposito, scultore dei pulcinella, dal Tetris game over di Nicola Gobbetto al Face off di Kevin Francis Gray, al «where?» di Jaume Plensa, al disegno su carta di Marco Raparelli, e ancora per restare in tema di trasporti l’Economy Expressway di Eugenio Tibaldi e il «racchiudere la violenza» di Enzo Distinto. Fuori programma l’installazione di una opera di Laura Niola, una tavola imbandita sulla sabbia, sullo sfondo un video con immagini di luoghi simbolo di Giugliano. Opera relegata in un’area fuori mano rispetto alle altre della stazione, ma tanto basta per far storcere il naso a Eduoardo Cicelyn, direttore del museo Madre di Napoli e della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, ente di alta cultura a cui la Alifana aveva assegnato il progetto per le opere da installare nelle stazioni. «Opera fantasma – la bolla Cicelyn -. Ci avevano segnalato diversi artisti locali, avevamo valutato l’opera ma l’avevamo scartata perché ritenuta non idonea rispetto al contesto. Poi ce la siamo ritrovata misteriosamente installata dalla sera alla mattina. Non è accettabile che le scelte dei curatori vengano travisate, aggirate o addirittura ignorate. Chiediamo che venga ripristinato il progetto originario». L’Eav affida a una nota la risposta: «Rinnoviamo l’apprezzamento per il progetto della fondazione Donnaregina e dal Museo Madre e nel contempo è lieta di aver ospitato nella stazione di Giugliano un’opera di un’artista locale, così come concordato, che rappresenta istanze locali e che rientra in quella politica di radicamento del sistema di Metropolitana regionale». «È meritoria l’attività svolta dalla fondazione Donnaregina, che però non ha la privativa – è la risposta del sindaco Pianese -. Importante seguire la strada del radicamento. Mi batterò per realizzare nell’area della stazione una sezione del museo archeologico con reperti della nostra zona».
Francesco Vastarela
Il Mattino il 25/04/09
Non è finita accelleriamo sui nuovi progetti.
«E non finisce qui». Sorride l’assessore regionale ai Trasporti Ennio Cascetta, che si gode il risultato ripetendo le parole del filmato proiettato durante la presentazione della nuova linea, Metrocampania Nordest, la ex Alifana. Perché non finisce qui? «Perché queste tre stazioni strategiche come queste sono una tappa fondamentale, ma ora bisogna ripartire e accelerare. Aprire i cantieri è importante, ma completarli e poi sviluppare quello che c’è intorno è l’essenza stessa di un progetto. Pensate che fino a pochi anni fa molti giovani sindaci neppure sapevano che sotto Aversa e Giugliano c’erano i tunnel di una ferrovia come l’Alifana realizzati e abbandonati. Perfino avevno costruito case abusive che abbiamo poi dovuto abbattere». Ripartire per fare che cosa? «Con la messa in esercizio di una stazione si apre anche una prospettiva, un modo nuovo di fare e costruire una città. Ed è quello che faremo con il programma di interventi previsti a Giugliano e ad Aversa, riqualificazione urbana. Cambia la geografia della zona non solo dal punto di vista topografico, ma sociale ed economico. I napoletani devono venire astudiare all’università di Aversa o fare shopping, così come a Giugliano o a Melito. Un pezzo del futuro, dunque, per non avere più cittadini di serie A e di serie B: è una sfida del bello anche il fatto che sono state instalate 25 opere d’arte contempoiranea». I prossimi investimenti? «Cento milioni stanno per essere spesi, a cominciare dal sistema fognario intorno alla stazione di Giugliano, che rischia altrimenti di allagarsi perché qui si è costruiito troppo e male. A Mugnano continuiamo a investire nonostante la stazione sia stata completata da due anni. Poi, 400 milioni, secondo l’accordo firmato con il governo, per le stazioni a nord della linea, verso Capua, o a sud, da Scampia verso Capodichino». f.v.
Il Mattino il 25/04/09