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domenica, Maggio 5, 2024
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Truffe, racket e intimidazioni. L’agricoltura in mano alla camorra

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L’allarme lo ha lanciato la CIA (Confederazione italiana agricoltori) con una ricerca effettuata nelle campagne della Campania e affidata alla Fondazione Cesar.




NAPOLI – La criminalità organizzata ha messo le mani anche sull’Agricoltura. L’allarme lo ha lanciato la CIA (Confederazione italiana agricoltori) con una ricerca effettuata nelle campagne della Campania e affidata alla Fondazione Cesar. E l’allarme non è caduto nel vuoto perché il Procuratore Nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, dopo aver ascoltato in un convegno ad Ercolano i risultati della ricerca, ha sentito la necessità di istituire una sezione ad ‘hoc’ della Dna, il servizio «criminalità organizzata nel settore agricolo». Memore, forse, anche della ricerca della Fondazione Bnc in collaborazione con il Censis, e resa pubblica a febbraio di quest’anno, che aveva dimostrato che la mafia attanaglia il Sud d’Italia e fa perdere al Mezzogiorno 7,5 miliardi di euro l’anno. Senza, il Sud sarebbe uguale al Nord. E il procuratore Vigna aveva avuto parole di grande preoccupazione, a tal proposito: “Sembra che ci sia quasi una accettazione della criminalità, ragione per cui non fa più paura ma anzi, cosa singolare, dà sicurezza. Quella sicurezza che non si ritiene di poter avere dallo Stato, la si ripone nelle organizzazioni criminali e qui viene fuori la mafia come industria della protezione”.

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Il risultato della ricerca, intitolata “Campania, campagne sicure”, è la conferma delle preoccupazioni di Vigna. «Quello che mi ha colpito – spiega il procuratore Antimafia – è constatare come questo mondo silenzioso si sia visto trascurato sotto il profilo della sicurezza. Si è sempre pensato alla sicurezza urbana, alla criminalità diffusa, trascurando le campagne. E il fatto che ci sia più che mai bisogno di un intervento lo dimostra l’assoluto silenzio e la difficoltà ad entrare in contatto con quel mondo». Vigna afferma che dalla ricerca vengono fuori «fenomeni molteplici e preoccupanti: prezzi imposti agli agricoltori; frodi sul peso dei prodotti; pagamenti imposti dalle organizzazioni criminali su ogni chilogrammo di prodotto; invio della merce a strutture contigue alle organizzazioni criminali e il furto di mezzi agricoli, animali pregiati (come le bufale) e tabacco da restituire sotto pagamento, dunque estorsione». «La ricerca sulla Campania – spiega Nisio Palmieri, coordinatore operativo della Fondazione Cesar – è durata oltre un anno, perché inizialmente è stato molto difficile riuscire a parlare con i contadini. Per dare protezione a chi denunciava gli abusi, gli incontri si sono svolti clandestinamente dentro le chiese, oppure in regioni lontane da quelle di provenienza. A bloccarli è la paura, perché quello che deve emergere con chiarezza da questa ricerca è che non siamo più di fronte a una criminalità rurale, ma alla criminalità organizzata che ha visto nell’agricoltura uno dei suoi affari».

Valga un esempio eclatante per tutti e che ha come riferimento il mercato ortofrutticolo di Eboli. «Quel mercato – dice Palmieri – realizzato con una spesa di 30 miliardi di lire non è mai entrato in funzione. Appena costruito, sono immediatamente iniziate le rappresaglie, i furti dei macchinari e così è rimasto fermo; ora è soltanto un dormitorio per extracomunitari». Tutta l’agricoltura al Sud (in particolare nella provincia di Caserta) è nella morsa della criminalità organizzata: estorsioni, ricatti, furti, sono alcuni dei soprusi a cui sono costretti a sottostare i coltivatori. Il dossier della Cia e dalla Fondazione Cesar, in poco più di 80 pagine, denuncia atti gravissimi: espropri ai danni dei piccoli produttori costretti a fare da prestanome ai boss, imposizione dei prezzi per i prodotti agricoli, estorsioni mediante il furto di mezzi destinati alla coltivazione, controllo del mercato fondiario, furti di animali (in particolare, in Campania, di bufale) e di grano, devastazioni dei campi coltivati, commercio illegale di tabacco.

In Puglia – secondo il dossier della Cia – il 16 per cento dei reati legati alla criminalità organizzata sono per furti di mezzi agricoli e l’11 per cento per i furti di prodotti agricoli. I furti di mezzi agricoli (16%), l’abigeato (12%), i furti di prodotti agricoli (11%), il racket (9%), sono «i principali reati – afferma la Cia – che colpiscono l’attività agricola in Puglia, dove gli agricoltori sono spesso vittime di vere e proprie aggressioni, come in Calabria ed in Sicilia dove la «ndrangheta» e la mafia controllano in larghissima misura il commercio agricolo e il mercato fondiario».E’ la città di Caserta, chiamata la «Piazza affari» del crimine organizzato, a vivere la situazione più difficile, «qui gli agricoltori – è scritto nel dossier – sono vittime di incendi, furti, vandalismi e minacce, costretti a pagare riscatti per riavere i propri beni.

Nel casertano viene, inoltre, segnalata la presenza di criminalità straniera (nigeriani, marocchini e albanesi) che controlla la manodopera in nero, specie per la raccolta del pomodoro». Stessa storia nel napoletano e nel salernitano, mentre i coltivatori di Avellino e Benevento resistono meglio alle intimidazioni criminali, «probabilmente perchè non sono colpiti dalle grandi organizzazioni malavitose, ma da singoli boss locali». «Il nostro obiettivo – spiega ancora il procuratore – è di dare una serie di messaggi: primo fra tutti, dimostrare che c’è una consapevolezza del problema, essere poi vicini alle persone e rinnovare senza sosta l’invito a segnalare, anche in via confidenziale, qualunque abuso, ma anche analizzare i dati per elaborare strategie investigative da trasmettere Di qui la decisione di istituire la sezione ”criminalità organizzata nel settore agricolo”. «Il nostro obiettivo – spiega infine Vigna- è di dare una serie di messaggi: primo fra tutti, dimostrare che c’è una consapevolezza del problema, essere poi vicini alle persone e rinnovare senza sosta l’invito a segnalare, anche in via confidenziale, qualunque abuso, ma anche analizzare i dati per elaborare strategie investigative da trasmettere agli organi di polizia e dare impulso alle indagini delle Dda





LO SPETTRO – li 31/07/2003


http://www.lospettro.it/pagina731.htm

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