24.6 C
Napoli
domenica, Giugno 30, 2024
PUBBLICITÀ

LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI E GLI INTERESSI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

PUBBLICITÀ

di Ten.Col. Dott. Nicola RAGGETTI

Comandante Nucleo Operativo Ecologico deiCarabinieri






Secondo stime del Ministero dell’Ambiente, ogni anno in Italia si producono oltre 100 milioni
di tonnellate di rifiuti di cui circa 27 milioni di rifiuti solidi urbani e 73 milioni di rifiuti speciali. Di
questi ultimi una parte consistente, circa 3,5 milioni di tonnellate, sono classificati come tossici e
nocivi.
Secondo le stesse stime, la percentuale di rifiuti smaltiti in impianti tecnologicamente adeguati
è pari a circa il 65-70 % mentre il rimanente 30-35 % finisce in discariche abusive o è trattato in
modo non regolamentare (circa 30-35 milioni di tonnellate).
Dei rifiuti smaltiti regolarmente, circa il 90% finisce in discariche (459 nel 1990, oggi sono 785
di cui 217 attivate a seguito di ordinanze sindacali, non sempre in regola con la normativa tecnica
vigente), il 6 % viene distrutto in inceneritori solo il 4% viene riciclato per ottenere altri prodotti.
Per smaltire i 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti tossico-nocivi esistono attualmente in Italia una
quindicina di discariche speciali di 2a categoria tipo “C” che possono assorbire, al massimo, circa
270.000 tonnellate annue.
Un’altra parte, circa 700.000 tonnellate, viene esportata soprattutto verso Francia ed Inghilterra
ed il resto viene smaltito in discariche di 2a categoria tipo “B”, idonee per rifiuti speciali e
tossico-nocivi non contaminati dalle sostanze indicate nella tabella annessa alla Delibera del
comitato Interministeriale 27 Luglio 1984, tra cui Piombo, Arsenico, Benzene o inertizzato con
procedimenti particolari (vetrificazione, cementificazione) oppure utilizzato come combustibile nei
forni dei cementifici.
È tuttavia verosimile che una parte consistente di tali rifiuti venga smaltita irregolarmente,
disperdendola sul territorio.
I dati appena citati, che danno un quadro abbastanza drammatico della situazione del nostro
paese, sono peraltro molto orientativi perché in realtà mancano dei dati precisi sulla quantità di
rifiuti prodotti annualmente in Italia (gli ultimi dati ufficiali risalgono al marzo 1992).
Il catasto nazionale dei rifiuti speciali, di origine industriale assimilabili agli urbani e
tossico-nocivi, previsto dalla legge 475/88 per la raccolta in un sistema unitario, articolato su scala
regionale, di tutti i dati relativi ai soggetti produttivi e smaltitori dei rifiuti, non funziona ancora in
modo soddisfacente.
Negli altri paesi europei circa il 50% dei rifiuti solidi urbani viene avviato all’incenerimento .
In Svizzera questa quota sale all’80%, in Giappone è al 68% (nel 90% dei casi viene effettuato
anche il recupero energetico) ed in Svezia circa al 70%. In quest’ultimo paese l’energia termica
ottenuta dall’incenerimento dei rifiuti, utilizzata attraverso il teleriscaldamento, copre il 15% dei
consumi totali del paese. In Italia questo procedimento di smaltimento dei rifiuti non gode di buona
reputazione più per demerito di chi lo ha messo in pratica sino ad oggi che per una colpa intrinseca.
Gli impianti esistenti sono solo 52 di cui 40 funzionanti e circa il 50% di essi attua il recupero
energetico.
La localizzazione di tali impianti per regione e per area geografica mette in evidenza la grande
disomogeneità esistente tra regione e regione e tra Italia settentrionale e meridionale-insulare (31
contro 9 impianti).


Più della metà degli impianti di incenerimento sono stati costruiti nel periodo 1972-80 ed una
buona parte di essi (oltre il 50%) sono stati sottoposti a ristrutturazione negli ultimi dieci anni a
seguito della emanazione del D.P.R. 203/88 in attuazione delle direttive C.E.E. in materia di qualità
dell’aria e del D.M. 12 luglio 1990 che ha stabilito le linee guida per il contenimento delle
emissioni inquinanti industriali e la fissazione dei valori minimi delle emissioni.
Oggi l’inceneritore non è più un mostro perché se l’impianto è dotato di idonei sistemi di
abbattimento fumi produce un inquinamento inferiore a quello di una strada di scorrimento.
Al forno inceneritore, che da solo non può risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti ma
che sicuramente ha il grosso vantaggio di ridurre il rifiuto del 70% in peso e del 90% in volume,
dovrebbe arrivare soltanto quello che non è riciclabile perché con la raccolta differenziata operata a
monte, tutto quello che è riutilizzabile dovrebbe rientrare nel ciclo produttivo ed in discarica
dovrebbero finire soltanto le ceneri e le scorie.
Allo stesso tempo, attuando il recupero energetico, dalla combustione dei rifiuti si produrrebbe
energia elettrica che potrebbe essere inserita nella rete nazionale di distribuzione.
Visto in questa ottica il rifiuto diventa una fonte di ricchezza.
In ogni caso non si tratta di optare per l’una o l’altra forma di trattamento del rifiuto, ma di
trovare un giusto equilibrio tra le varie possibilità. Fermo restando che il primo obiettivo da
perseguire è quello della riduzione della produzione di rifiuti attraverso la raccolta differenziata ed
il recupero dei materiali di imballaggio, l’incenerimento dovrebbe essere un sistema complementare
alla discarica.
La possibilità di trarre un elevato profitto dallo smaltimento dei rifiuti è stata prontamente
recepita dalla criminalità organizzata ed in particolare dalla camorra campana che sul finire degli
anni ’80 ha incominciato ad investire in questo settore ingenti quantità di denaro provenienti da
altre attività illecite e, molto rapidamente, si è inserita con metodologie imprenditoriali nei business
di carattere ambientale.
Il permanente stato di crisi delle strutture pubbliche e la sopravvenuta impossibilità di occultare
in paesi del terzo mondo ingenti quantità di rifiuti tossico-nocivi e talvolta radioattivi (nel 1988 la
scoperta a Port Koko, in Nigeria, di un cimitero di scorie tossiche provenienti da industrie italiane
ha portato i due paesi sull’orlo di una crisi diplomatica) finiscono per spingere nelle braccia della
camorra alcuni imprenditori e non pochi amministratori pubblici che, pur di liberarsi della
ingombrante presenza di migliaia di tonnellate di rifiuti, fingono di ignorare la loro destinazione
finale e si accontentano di verifiche solo formali su fatture e ricevute di avvenuto smaltimento che il
più delle volte risultano false.
Nel 1989 compare sul mercato la “Ecologia 89”, prima società del settore diretta emanazione
della camorra e dietro di lei decine e decine di altre società, gestite da prestanome più o meno
consapevoli o da amministratori che cambiano nel volgere di pochi giorni.
Assicurando il controllo di un certo numero di discariche private nel mezzogiorno d’Italia,
queste società riescono ad accaparrarsi lucrosi contratti di raccolta e smaltimento dei rifiuti prima in
Campania e successivamente nel Lazio in Toscana, Emilia Romagna, Marche, Piemonte e così via.
È in questo modo che per anni un vero e proprio fiume di veleni corre dal Nord al Sud del
nostro Paese verso centinaia di discariche abusive ed è in questo modo che nelle tasche della
criminalità organizzata finisce un fiume di denaro stimato attorno ai 3500/4000 miliardi annui.
Per comprendere tale cifra, basti considerare che il prezzo praticato sul mercato legale per lo
smaltimento di un Kg di rifiuti solidi urbani è oggi di circa 130 lire, 4000 per un Kg di rifiuti
ospedalieri (circa 56000 ton/anno) e secondo le ultime quotazioni sino a qualche milione per un Kg
di rifiuti radioattivi.
In sintesi, secondo un’opinione ormai diffusa tra molti studiosi ed osservatori del fenomeno, il
1989 segna il passaggio ufficiale della camorra da una attività di pura guardiania e manovalanza ad
un ruolo attivo, di organizzazione dei traffici e di procacciamento di sempre maggiori quantità di
rifiuti. A partire da quella data, nomi di paesi quali Casal di Principe, Giugliano, Maddaloni,Villaricca, Qualiano, Santa Anastasia, Marcianise, Santa Maria Capua Vetere e tanti altri diventano
sinonimo di discarica e noti trafficanti di rifiuti, più volte inquisiti e condannati per reati ambientali,
assurgono quasi al ruolo di benemeriti e di salvatori della patria.
L’amara considerazione che viene spontanea a questo punto è che per ogni lira che le
“Ecomafie” hanno guadagnato da questi traffici, lo Stato ne dovrà spendere almeno 10 per
bonificare i luoghi contaminati dalle discariche pirata.
Ma la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è soltanto un aspetto del problema, anzi dell’affare.
Altre attività illecite che in quello stesso periodo hanno consentito alla Criminalità organizzata
di compiere un vero e proprio salto di qualità e di trarre enormi profitti in danno dell’ambiente sono
gli appalti e subappalti di grandi opere pubbliche, l’abusivismo edilizio e tutte le attività ad esso
collegate quali le attività estrattive e di movimento terra, la fornitura di materiali inerti e la
produzione di cemento. Basti pensare allo scempio della natura causato da migliaia di costruzioni
abusive (400.000 abitazioni negli ultimi dieci anni nel sud d’Italia) alle centinaia di grandi
infrastrutture (ospedali, strade, depuratori etc.) iniziate e mai completate o mai entrate in funzione o
più semplicemente, alle centinaia di cave (419 in Campania di cui un quarto nella sola provincia di
Napoli) ed alle enormi voragini prodotte nelle zone litoranee dalle attività di escavazione che per
anni sono state il sito ideale ove smaltire ed occultare i rifiuti solidi urbani e soprattutto quelli
tossico-nocivi.
Per fronteggiare questa grave situazione di degrado nel 1986 lo Stato Italiano, primo in Europa,
ha voluto dotarsi di una forza scelta orientata esclusivamente all’applicazione concreta della
legislazione a tutela dell’ambiente.
Con legge 8 luglio 1986 nr. 349, istitutiva del Ministero dell’Ambiente, è stata così sancita,
all’art. 8, l’istituzione del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, posto alle dipendenze
funzionali del Ministro dell’Ambiente, con compiti di vigilanza, prevenzione e repressione delle
violazioni compiute in danno dell’ambiente.
Composto da Ufficiali, Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Carabinieri specializzati in tema
di legislazione e cultura dell’ambiente, il Reparto espleta funzioni di Polizia Giudiziaria in materia
ambientale con esclusione degli accertamenti di natura tecnica per i quali si avvale del Servizio
Sanitario Nazionale (S.S.N.) e, per quelli più complessi, dell’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) e
del Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche (C.C.I.S.) nel cui ambito è stata recentemente
istituita una sezione ambiente.
Esso è attualmente strutturato in:
– Un Comando ed una Sezione Operativa Centrale con sede in Roma;
– Sei sezioni distaccate in Bari, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia.
A partire dal 1° giugno 1996, nell’ambito della sezione operativa centrale sarà attivata una
squadra “materiali radioattivi”. Questo nuovo reparto, voluto dal Ministero Ambiente e dal
Comando Generale dell’Arma Carabinieri per fronteggiare le crescenti forme di illegalità in questo
particolare delicato settore, avrà competenza su tutto il territorio Nazionale e si interesserà oltreché
del regolare trattamento delle varie tipologie di rifiuti radioattivi anche dell’eventuale illecito
traffico di queste sostanze provenienti o dirette verso altri Paesi.
Tale iniziativa rientra in un quadro più ampio di potenziamento della struttura del N.O.E.
sull’intero territorio nazionale che, negli ultimi mesi, ha visto accresciute le sue potenzialità di
intervento con la recente istituzione delle sezioni distaccate di Torino, Venezia, Bari e Palermo.
Proseguendo su tale strada, entro la fine del 1996 verranno istituite altre nuove quattro sezioni in
Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Calabria e potenziate alcune di quelle già esistenti,
maggiormente impegnate sul piano operativo, quali Milano, Napoli e Palermo.
I settori di intervento del Nucleo che interviene a richiesta del Ministro dell’Ambiente,
dell’Autorità Giudiziaria, dei Comandi dell’Arma dei Carabinieri, di cittadini, singoli o associati e
di propria iniziativa nell’ambito di programmazioni finalizzate, sono quanto mai vasti e complessi
dovendo curare la corretta applicazione della normativa in materia di:
• Tutela Paesaggistico Ambientale
• Inquinamento del Suolo
• Inquinamento Idrico
• Inquinamento Atmosferico
• Inquinamento Acustico
• Impiego sostanze pericolose ed attività industriali a rischio
• Sostanze e rifiuti radioattivi
• Tutela Flora e Fauna
Caratteristica peculiare del Nucleo è quella di operare in perfetta osmosi con i reparti
dell’organizzazione Territoriale e Speciale dell’Arma dei Carabinieri (Elicotteri, Natanti,
Subacquei, etc.).
Questo particolare procedimento operativo consente di sfruttare appieno tutte le risorse
dell’Arma, capillarmente disseminata su tutto il territorio nazionale, nonché di esaltare le capacità
operative del N.O.E. che, in tal modo, moltiplica le possibilità d’intervento oltre le proprie
intrinseche risorse.
La validità di questa metodologia operativa è testimoniata dai risultati conseguiti nel corso del
1995 (24142 ispezioni effettuate, 11763 infrazioni accertate, 13246 persone segnalate all’Autorità
Giudiziaria, di cui 30 in stato di arresto, 387 sequestri operati per un valore di circa 218 miliardi).
Contestualmente a questa attività di controllo, su delega delle principali Procure della
Repubblica nazionali, compresa quella Antimafia, sono state portate a termine indagini finalizzate
ad individuare e contrastare possibili coinvolgimenti della criminalità organizzata nelle attività
economiche connesse ai problemi ambientali.
Da ultimo voglio ricordare che accanto alle normali attività di vigilanza, prevenzione e
repressione, il N.O.E. svolge anche una attività di istruzione e di aggiornamento verso i restanti
reparti dell’Arma dei Carabinieri su tematiche concernenti l’evoluzione della normativa ambientale
e la sua corretta applicazione.
Nello scorso mese di marzo si è concluso un corso informativo sulla legislazione ambientale cui
hanno partecipato oltre 100 marescialli addetti ai nuclei Operativi di Comando Provinciale e a
brevissima scadenza ne verrà svolto un altro per i comandanti delle oltre 160 unità navali
dell’Arma.
Scopo di questi corsi, di cui si prevede un consistente incremento nei prossimi mesi, è quello di
favorire la nascita di una coscienza ecologica anche nei reparti di minore livello, fino a comando di
stazione, che per la loro distribuzione capillare sul territorio, meglio di chiunque altro, hanno
conoscenza diretta ed immediata delle varie problematiche ambientali.
Vorrei concludere questo mio intervento con una parola di speranza e con un augurio.
Per troppi anni la tutela dell’ambiente è stata vista, a tutti i livelli, come un problema secondario
e per troppo tempo si è ritenuto che indagare sui crimini ambientali fosse poco gratificante.
Oggi, grazie ad una accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica, ad una maggiore attenzione
degli organi di informazione, all’attività di denuncia delle numerose associazioni ambientaliste, e
soprattutto, grazie al costante impegno della Magistratura e delle Forze di Polizia, mi sembra di
intravedere una significativa inversione di tendenza che mi induce ad essere ottimista sul futuro del
nostro Paese.
Concludo con un augurio che rivolgo a noi tutti.
Come Lor Signori sanno benissimo, l’attuale normativa a tutela dell’ambiente prevede delle
pene del tutto irrisorie e prive di qualunque potere deterrente.
Mi auguro che i parlamentari appena insediatisi, che a breve tempo saranno chiamati a stilare il
nuovo testo di legge sullo smaltimento dei rifiuti, sappiano comprendere la gravità della situazione
e sappiano dotarci di uno strumento valido e soprattutto di semplice applicazione.




http://www.csm.it/quaderni/quad_99a/qua_99_11.pdf

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Il maltempo flagella il nord Italia, cascata salta il ponte del paese

Il maltempo flagella il nord Italia, in particolare Valle d'Aosta e Piemonte, con danni ingenti per smottamenti e frane....

Nella stessa categoria

PUBBLICITÀ